Davanti a Dio non ci scegliamo noi i posti

di Giuliva di Berardino

STIAMO ATTENTI A ONORARE DIO CON UNA PREGHIERA VERA, CHE VIENE DAL CUORE E CI FA PERCEPIRE NEL PROFONDO QUANTO IL SIGNORE CI AMA

Nel Vangelo di oggi, Gesù racconta la parabola del fariseo e del pubblicano. Potrebbe sembrare che il messaggio di questa parabola sia una specie di esortazione a mettersi all’ultimo posto, perché conclude con la frase: chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato, invece non è così! Non è così perché davanti a Dio non ci scegliamo noi i posti: c’è chi vuole stare all’ultimo posto e deve fare il capo, e c’è chi fa di tutto per stare al primo posto ma non ci riuscirà mai.

La verità è che i posti li dà il Signore e noi possiamo solo accoglierli e credere che il nostro posto è fatto proprio per noi e perciò stare lì dove Lui ci mette è la nostra felicità. Il messaggio di questa parabola che Gesù ci racconta in questo vangelo riguarda l’atteggiamento da avere nella preghiera, uno dei pilastri della spiritualità di questo tempo di Quaresima. Da un lato c’è l’atteggiamento del fariseo, che, mentre prega, si mette a disprezzare gli altri senza saperlo, senza volerlo e senza rendersene conto!

Questo avviene quando nella preghiera mettiamo al centro noi stessi, invece di invocare lo Spirito Santo che venga a pregare in noi e ci insegni a fare luce dentro di noi, ad avere una vista nuova! La preghiera ci dona una vista che viene da dentro e che ci rende capaci di vedere noi stessi, le situazioni, le realtà che viviamo, alla luce di Dio, come le vede Dio! Osserviamo la fine della preghiera in questa parabola: sia esternamente che socialmente non cambia nulla dopo la preghiera. Il fariseo resta sempre un uomo religioso che crede di essere nel giusto e il pubblicano è sempre un grande peccatore per la gente comune, quello che cambia è il cuore, perché, noi lo sappiamo: lo sguardo di Dio non è quello che abbiamo noi su noi stessi, magari, come in questa parabola, è tutto il contrario, perché la preghiera ricostruire la giustizia e la pace tra gli uomini, a partire dal cuore, dal profondo, dal luogo in cui percepiamo lo sguardo di Dio e per pregare nella verità, con una coscienza pura, bisogna partire da come ci vede Dio, non da come noi vediamo stessi.

Allora oggi, e in tutto il tempo che ci resta di questa santa Quaresima, stiamo attenti a onorare Dio con una preghiera vera, che viene dal cuore e ci fa percepire nel profondo quanto il Signore ci ama, quanto Egli ami tutte le Sue creature. Questo ci basterà ad essere felici, perché il regno di Dio non è una questione di posti da occupare, ma di amore da donare!

Buona giornata con il Vangelo di oggi (Lc 18, 9-14)

In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

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