Il settimo segno della gloria di Cristo

di Giuliva di Berardino

LA PIENEZZA DELLA RIVELAZIONE DI GESÙ COME VINCITORE SU SATANA E SULLA MORTE

Il vangelo di oggi riporta la parte finale del lungo episodio della risurrezione di Lazzaro a Betania, che abbiamo visto domenica. Nel Vangelo secondo Giovanni, la risurrezione di Lazzaro è considerato il settimo segno della gloria di Cristo, quindi il compimento, la pienezza della rivelazione di Gesù come vincitore sul male e sulla morte, dato che la stessa resurrezione di Lazzaro sembra essere segno e profezia della sua stessa risurrezione.

Il Vangelo di oggi invece comincia ad illustrarci la ripercussione di questo evento tra la gente, e lo stato di confusione che la risurrezione di Lazzaro ha provocato: molti credettero in Lui, ma alcuni  andarono a denunciare  Gesù perché nei segni che Egli compiva c’erano degli elementi di criticità che permettevano di poterlo denunciare alle autorità religiose. La domanda che ci nasce nel cuore è: perché queste persone denunciano Gesù? Una risposta potrebbe essere che sicuramente queste persone erano sicuramente parte di quei pochi ricchi che abitavano Betania, e che, vista la vicinanza con Gerusalemme, le loro ricchezze dipendessero dal Tempio di Gerusalemme.

Già la denuncia di queste persone, comunque, deve essere stata un’azione strategica di interesse economico-politico riguardo alla gestione del potere. I leaders religiosi quindi convocarono un consiglio, il sinedrio, la massima autorità al tempo di Gesù, per discernere su come comportarsi per il caso Gesù. Avevano paura dei romani, perché i romani reprimevano con molta violenza le ribellioni popolari, e in questo caso temevano che la reazione romana avesse compromesso la gestione del Tempio, la posizione privilegiata dei sacerdoti e di molti nobili che vivevano grazie ai commerci del tempio.

A questo punto comprendiamo che sia anche logico il fatto che i capi religiosi avessero deciso di uccidere Gesù, sperando di catturarlo proprio in quella Pasqua, dato che in occasione di questa festa, la popolazione a Gerusalemme triplicava e molti pellegrini venivano da fuori a celebrare questa grande festa. Ecco allora che tutta questa dinamica che porterà Gesù a vivere la Sua Passione nel dolore, parte da una risurrezione, come segno profetico della potente missione del Figlio di Dio venuto nel mondo.

La risurrezione, la fede nella vita eterna, quindi, illumina un conflitto tra il potere degli uomini, dominato dalla paura di perderlo, e il potere di Gesù, che domina perfino gli eventi della storia, aprendo la via nuova della vita eterna. Allora apriamo il cuore alla  fiducia e offriamo questo tempo, questo giorno, perché anche oggi, in questa Pasqua che noi celebriamo in modo così unico nella nostra storia, possiamo vivere anche noi, in unione a Gesù, questo dono di vita nuova che Lui ci promette, anche per tante persone che si avvicinano alla fede in questa Pasqua o che ancora aspettano, con noi, la pace.

Buona giornata con il Vangelo di oggi (Gv 11, 45-56)

In quel tempo, molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che Gesù aveva compiuto, [ossia la risurrezione di Làzzaro,] credettero in lui. Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto. Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinèdrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione». Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo. Gesù dunque non andava più in pubblico tra i Giudei, ma da lì si ritirò nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Èfraim, dove rimase con i discepoli. Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?».

 

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