Un gesto che richiama il sacerdozio di Cristo, che appartiene a tutti noi grazie al battesimo

di Giuliva di Berardino

LA LITURGIA COMINCIA A FARCI VIVERE LE ULTIME GIORNATE DI GESÙ

Oggi è lunedì santo e la liturgia comincia a farci vivere le ultime giornate di Gesù e a farci percepire i sentimenti del Maestro e dei suoi amici. L’evangelista Giovanni ci racconta oggi l’episodio accaduto al Maestro e ai suoi discepoli proprio sei giorni prima di Pasqua. Un incontro straordinario, di profonda intimità che arriva a cogliere tutta la preziosità del dono della vita di Gesù offerta per noi sulla croce.

Ci troviamo a Betania, di poco distante da Gerusalemme, a casa dei suoi amici: Lazzaro, Marta e Maria. In un clima di dolce amicizia, Maria compie un gesto profetico che passerà nella storia. Un gesto che segnerà Gesù e i suoi discepoli nell’intimità, un atto, quello dell’unzione dei piedi del Cristo, che per l’evangelista Giovanni, esprime con maggior visibilità la profonda comunione con il Signore, Maestro di amore e di carità.

Emerge, infatti, secondo lo stile proprio di Giovanni, il contrasto che delinea i tratti di questo gesto tanto importante e solenne: da un lato la gratuità dell’amore mostra a tutti i presenti, dato che Maria, di fatto, non compie semplicemente un gesto di riconoscenza personale in un ambiente familiare, ma professa una verità universale, che Gesù è Re e Messia d’Israele, specificando che questa sua regalità appartiene anche a noi, quando nel servizio umile e nella tenerezza, espressa dall’elemento dell’olio profumato, amiamo quelli che in qualche modo vengono a contatto con noi.

Questa unzione regale che Maria largamente e senza misura espande sul corpo di Cristo, ha un potere di attrazione eccezionale. E’ scritto, infatti, che l’aroma di quell’olio “riempie tutta la casa“. Non si tratta perciò, solo di un segno profetico della sepoltura del Cristo, ma di un gesto che richiama, e meravigliosamente esprime, il sacerdozio di Cristo, che appartiene a tutti noi per il battesimo. Per sottolineare la portata enorme di questo gesto, il vangelo annuncia che il profumo, simbolo della vita, del desiderio della vita e quindi dell’amore, è versato in quantità eccessiva producendo uno “spreco”, infatti una libbra di profumo corrisponde a 330 grammi e il prezzo indicato, i trecento denari, corrisponde allo stipendio di trecento giornate lavorative!

È praticamente uno spreco per un gesto di semplice accoglienza che si faceva normalmente e che poteva essere fatto anche con un olio più economico. Ce lo fa capire Giuda, che, solo tra gli apostoli, riesce abilmente a mascherare il suo disagio con la perversione, ma forse noi oggi potremmo riuscirci sicuramente anche meglio di lui… Al centro di questo Vangelo c’è quindi un gesto scomodo, che ha messo a disagio gli apostoli, e forse anche Gesù, ma questo gesto ci fa cogliere una verità profonda: un atto di puro amore può diventare uno spreco inutile, perfino contrario alla carità.

È proprio quello che succederà a Gesù: il suo amore non verrà capito, come non verrà mai capito nessun atto di puro amore, perché l’amore supera sempre le nostre aspettative, i nostri calcoli. L’amore è sempre eccedenza, è sempre follia! E la folle tenerezza che oggi Maria di Betania compie nei confronti del corpo di Gesù, che non vedrà mai la corruzione, è onore per tutti quegli atti d’amore non capiti. Ed è per questo che Gesù non accoglie semplicemente questo gesto di tenerezza, ma esige che venga impresso nella memoria degli apostoli perché l’unzione diventi simbolo dell’immortalità di cui tutto l’amore che i cristiani donano nel mondo, immagine di tutti quei credenti che donano unzione e profumo al mondo, ungendo il corpo di Gesù nella carne, tra gli scartati, tra gli emarginati.

Allora oggi, in questo lunedì santo, cerchiamo di vivere ogni atto, ogni parola, ogni incontro che viviamo, coscienti di questa unzione che siamo chiamati ad essere gli uni per gli altri, onorando Dio nelle persone che incontriamo mentre siamo sul lavoro, per strada, o in casa. Viviamo santamente questa settimana “santa”, perché, come Maria di Betania, possiamo anche noi rendere onore al dono della vita del nostro Maestro Gesù.

Buon lunedì santo con il Vangelo di oggi (Gv 12, 1-11)

Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Làzzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Làzzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo. Allora Giuda Iscariòta, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me». Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Làzzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Làzzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.

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