I partigiani non sono stati dei santi. Meglio ricordare l’evangelista San Marco!

di Gian Piero Bonfanti

PASSAMMO DA UNA CONDIZIONE DI REGIME ALL’ESSERE UNA COLONIA DI UN PAESE CHE VENNE A “LIBERARCI”…

Fra poche ore anche questo 25 Aprile sarà passato, scivolato attraverso le nostre vite.

Ognuno, come al solito, l’avrà voluto tinteggiare di un colore diverso, ognuno avrà voluto rivendicare un diritto su questa ricorrenza. Chi celebrerà i partigiani come fossero stati dei Santi e chi per contro ricorderà anche le loro atrocità ed angherie, chi si dimenticherà del regime totalitario nel quale ci trovavamo e chi riporterà la Liberazione alla resistenza.

Chi realmente ci liberò, questa è la verità purtroppo, mise un’ipoteca sul nostro Paese, creando un presupposto che inficiò tutta la nostra storia dal dopoguerra sino ai giorni nostri. Passammo, infatti, da una condizione di regime ad essere una colonia di un Paese che venne a “liberarci”.

Molti anni sono passati, molti meccanismi si sono allentati, ma resta il fatto che una festa della “Liberazione” suona con tono eufemistico ed anacronistico. A maggior ragione se in questa nostra nuova prigionia festeggiamo qualcosa di molto lontano dalle nostre vite, diciamo un miraggio.

Un po’ come chi, negli anni passati, si era messo a cantare dal balcone o chi esponeva ridicoli cartelli arcobalenati con scritte del tipo “andrà tutto bene”, e non si avvede ancora oggi del fatto che le cose non sono andate affatto bene (si vedano le tante persone morte o con problemi dovuti alle reazioni avverse provocate dai cosiddetti vaccini).

Nel giorno della ricorrenza di San Marco evangelista apostolo, patrono dei veneti, dei notai, degli ottici, dei vetrai, degli allevatori, dei farmacisti, dei pittori, dei calzolai, dei conciatori di pelle, dei segretari e degli interpreti, festeggiare la “Liberazione” è riduttivo. Festeggiare una ricorrenza che ci rammenta le atrocità perpetrate su molta gente innocente in nome di una ideologia… è disarmante. Volerlo fare colorandolo di una tinta oramai sbiadita è avvilente.

Prepariamoci anche al prossimo primo maggio 2023, in cui ripartirà il teatrino e le discussioni inconcludenti!

 

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