La gioia della lode, la profezia dell’attesa, l’esultanza dei piccoli

La gioia della lode, la profezia dell’attesa, l’esultanza dei piccoli

di Giuliva di Berardino

IL COMMENTO DEL VANGELO DEL GIORNO, A CURA DELLA TEOLOLA LITURGISTA GIULIVA DI BERARDINO RITORNA AD OTTOBRE

Lc 1, 39-56

In quei giorni, Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Allora Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre». Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

Oggi è la festa della Visitazione, cioè della la visita di Maria a sua cugina Elisabetta che mette in evidenza soprattutto l’atteggiamento accogliente delle due donne entrambe gravide e dei loro bambini. E in questo quadro descritto da san Luca, emerge sopratutto la semplicità e l’umiltà di Maria che sa portare Gesù nella gioia del servizio, ma emerge anche la benevolenza, la docilità e la riconoscenza di Elisabetta che sa descrivere con amicizia e meraviglia la bellezza di Maria, piena di grazia, gravida dell’amore eterno, unica donna prescelta nell’umanità di tutti i tempi. Ma ciò che colpisce maggiormente nella scena è che tutto si muove! Si inizia  con la fretta di Maria, per arrivare ai saltelli del profeta Giovanni nel corpo di Elisabetta. Tutto segue un ritmo, quasi in crescendo: gioioso, festoso, saltellato. Sembra allora che il vero protagonista nascosto, ma agente, sia, più che altri, lo Spirito Santo, la potenza di vita che viene dall’alto e che fa danzare la vita dal di dentro, dal grembo. E il semplice saluto di Maria, il suo Shalom, infatti è così che ci si saluta tra ebrei, ad effondere lo Spirito Santo su Elisabetta che subito profetizza, cioè dice ciò che Dio sta compiendo in quel momento: tutto si riempie di benedizione “Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo!” , tutto è di meraviglia “A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?“, tutto è novità “Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. ”   fino a riconoscere la verità “E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore”. E Maria è lì, senza false umiltà, che accoglie con gioia tutta questa valanga di emozioni e di riconoscenze che le vengono attribuite. Prende tutto, non per custodire e alimentare in lei la compiacenza della sua fama, ma per restituire tutto a Dio attraverso la lode! Che grande insegnamento ci dona Maria! Ci insegna che si può glorificare solo Dio, anche nei complimenti che riceviamo, negli apprezzamenti, nei successi. Maria ci dice che nulla ci appartiene perché tutto viene da Dio! A noi appartiene solo la gioia di annunciare la verità: Dio è amore. Se ci affidiamo a Maria, oggi anche noi, con lei, possiamo essere segno della visita dello Spirito Santo per chi ci sta accanto, donando a chiunque incontriamo la gioia della lode, la profezia dell’attesa, l’esultanza dei piccoli, la tenerezza dell’aiuto reciproco, e soprattutto quella pace, quello Shalom che risveglia la vita di Dio dal di dentro, che fa danzare di gioia l’universo e che la riveste di bellezza tutta l’umanità.

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