Quattro azioni concrete per rilanciare la Santissima Eucaristia

a cura di Angelica La Rosa

PER IL RILANCIO EUCARISTICO

Quattro semplici cambiamenti potrebbero concorrere ad un vero e proprio rinascimento eucaristico, più di qualsiasi programma pastorale multimilionario.

Non bisogna essere dei geni per capire che l’importanza degli atti simbolici nell’uomo è fondamentale. La noncuranza davanti alla Santa Eucaristia è un segno dannoso, non solo della totale assenza di pietà eucaristica ma anche di scarsa fede nella dottrina eucaristica stessa. Nei decenni hanno concorso al crollo del dogma centrale della Chiesa cattolica (la presenza reale di Gesù Cristo nell’eucaristia) alcuni “giganti” della teologia, ora quasi dimenticati (si possono fare i nomi del domenicano Edward Schillebeeckx e del gesuita Karl Rahner, la teologia sacramentale della Theological Society of America, varie chiese nazionali europee ecc.).

Le riflessioni esoteriche di falsi studiosi cattolici sarebbe rimasti lettera morta, o avrebbero raccolto polvere sugli scaffali di università e seminari, se non fossero state tradotte in pratica attraverso gli strumenti della liturgia e della catechesi. E tutto questo è avvenuto negli ultimi sessant’anni sotto lo sguardo negligente di pastori e vescovi.

La trasformazione della teologia eucaristica è stata così profonda che i cattolici “adulti” ora chiamano la Messa “un pasto” e la Santa Eucaristia “pane di comunione” piuttosto che, rispettivamente, “Sacrificio incruento di Nostro Signore Gesù Cristo” e “Corpo e Sangue di Gesù Cristo”. Ancora, si arriva a rimproverare quei pochi sacerdoti che ricordano pubblicamente i requisiti tradizionali per la ricezione della Santa Comunione. Vengono etichettati come “poco accogliente”. Questa allarmante rottura dottrinale si è radicata così profondamente da dettare anche nuove forme architettoniche per le chiese (sulle quali stendiamo un velo pietoso).

A seguire proponiamo quattro proposte per il rilancio eucaristico. Ad alcuni lettori queste proposte faranno sorridere. Anche questo dimostra che la dottrina eucaristica si è talmente degradata che queste cose sembrano oggi quasi un tabù.

Prima proposta. I tabernacoli dovrebbero ritornano al centro di ogni chiesa. È interessante come i “liturgisti” abbiano ordinato lo spostamento del tabernacolo dal centro di ogni chiesa verso un lato. Hanno spesso fatto ricorso, erroneamente, ai documenti del Concilio Vaticano II, in realtà il canone 938 del Codice di Diritto Canonico del 1983 (derivato da Sacrosanctum Concilium) contraddiceva i cosiddetti liturgisti (938 – §1. La santissima Eucaristia venga custodita abitualmente in un solo tabernacolo della chiesa o dell’oratorio. §2. Il tabernacolo nel quale si custodisce la santissima Eucaristia sia collocato in una parte della chiesa o dell’oratorio che sia distinta, visibile, ornata decorosamente, adatta alla preghiera). Quale parte è migliore del centro di ogni chiesa. Solo gli sconsiderati posso considerare questa direttiva come un relegare ai margini il tabernacolo. Infatti, ogni emarginazione del tabernacolo trasmette il messaggio indiscutibile dell’emarginazione di Cristo stesso. Nessuna dissimulazione teologico-liturgica può nasconderlo.

Seconda proposta: Abolire la comunione nella mano. Questa pratica grossolana, dei primi anni ’60, ha rappresentato una palese rottura con un’antica tradizione che ha impiantato profondamente una comprensione riflessiva della Santa Eucaristia. Con facilità, la pratica tradizionale trasmetteva, agli analfabeti come ai dotati culturalmente, l’ineffabile sacralità del sacramento dell’altare. Non c’è bisogno di parole o lunghe spiegazioni. Di qui l’immediatezza dell’atto simbolico: informativo, edificante ed emozionante.

Nei primi anni cinquanta élite teologiche europee hanno fatto fatui appelli alla “sacralità di tutto il corpo” e all’innovazione della comunione sulla mano come ritorno alla “pratica antica”. Come si può facilmente capire si tratta di argomenti falsi. La loro micidiale diffusione allarmò tanto Papa Paolo VI che nel 1969 promulgò il Memoriale Domini. In questo documento il santo pontefice affrontò la dannosa pratica illecitamente introdotta, ordinando che essa cessasse.

Il modo di distribuire la santa Comunione sulla lingua deve essere preservato, tenendo conto della situazione attuale della Chiesa nel mondo, non solo perché ha alle spalle una tradizione plurisecolare, ma soprattutto perché esprime la venerazione dei fedeli per l’Eucaristia.

Terza proposta: Eliminare i ministri straordinari della Santa Eucaristia. Nel documento del 1997 si rileva che in alcune situazioni locali si sono cercate soluzioni “generose e intelligenti” alla penuria di sacerdoti. Ma soluzioni che erano pensate per situazioni straordinarie, in cui mancavano sacerdoti, adesso portano i molti sacerdoti a starsene seduti e i ministri straordinari a distribuire la Santa Comunione a messa. Bisognerebbe riscoprire la teologia perenne di San Tommaso d’Aquino (Summa Theologica III, q.82, a.3). “La distribuzione del corpo del Signore appartiene al sacerdote per tre ragioni. Primo, perché egli consacra in persona di Cristo. Ora, Cristo, come consacrò da sé il proprio corpo, così da sé lo distribuì agli altri. Quindi come al sacerdote appartiene la consacrazione del corpo di Cristo, così appartiene a lui distribuirlo. Secondo, perché il sacerdote è costituito intermediario tra Dio e il popolo. Perciò come spetta a lui offrire a Dio i doni del popolo, così tocca a lui dare al popolo i doni santi di Dio. Terzo, perché per rispetto verso questo sacramento esso non viene toccato da nessuna cosa che non sia consacrata: e quindi sono consacrati il corporale, il calice e così pure le mani del sacerdote per poter toccare questo sacramento. A nessun altro quindi è permesso toccarlo fuori di un caso di necessità: se, p.
es., stesse per cadere a terra, o in altre contingenze simili.

Quarta proposta: La ricezione della Santa Comunione dovrebbe essere sempre in ginocchio. Negli ultimi anni si è scatenata una guerra contro i pochi cattolici che seguono la cristallina logica interna della dottrina cattolica ortodossa inginocchiandosi per ricevere la Santa Comunione. Nella loro furia di abolire l’inginocchiarsi, gli innovatori invocano la vuota scusa dell’uniformità e del «costume locale». Anche il cattolico più ingenuo lo vede per la grossolana bufala che è. C’è chi si inginocchia per avere un pranzo gratis, ma ci si inginocchia più per ricevere il Pane degli Angeli…

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Quinta proposta: scrivere Messa con la maiuscola, altrimenti è il participio passato femminile del verbo mettere.