Rifiuta le cure anti-cancro per evitare l’aborto. Boscia: “scelta coraggiosa e controcorrente”

di Bruno Volpe

“Una scelta coraggiosa che va controcorrente”: lo dice in questa intervista che ci ha rilasciato il Presidente Nazionale dei Medici Cattolici, il barese professor Filippo Maria Boscia commentando il bellissimo episodio di Brindisi dove una mamma affetta da tumore e in attesa di una bambina ha rinunciato alle cure anti cancro ed ha rifiutato la scelta abortiva. Alla bambina poi venuta al mondo ha dato il nome di Vita.

Professor Boscia, che dire?

“La mamma ha compiuto una scelta coraggiosa, direi persino eroica cha va controcorrente e contrasta decisamente la mentalità attuale individualista ed egoista”.

Per quale ragione medica è stato consigliato di interrompere la gravidanza?

“La gravidanza in effetti è un momeno favorente per le neoplasie. L’ organismo ha una difesa minore perchè intento a proteggere la vita del nascituro, in poche parole ha meno difese immunitarie”.

Come spiega la decisione della donna?

“Lo ho detto, eroica e in difesa della vita. Possiamo sicuramente dire che è una scelta dettata dalla fede nell’ affrontare quella che ogni mamma che si rispetti deve fare: la protezione del nascituro nella culla del suo corpo”.

Che effetti può avere la chemio sulle cellule fetali?

“Il problema è questo. La chemioterapia può danneggiare le cellule fetali, ma non sempre questo accade. Ecco perchè davanti a situazioni del genere occorre una scelta ponderata, solidale e sussidiaria. Oggi spesso il medico, preso da una medicina difensiva, non è più incline ad assumersi responsabilità e sceglie la via apparentemente più sicura per evitare guai giudiziari e cause risarcitorie. Ecco perchè una buona medicina deve portare a far scegliere in modo informato, la medicina deve trovare il coraggio e la fede. Oggi sempre più spesso la medicina è tecnologica, emette sentenze, non sempre rivelatesi vere. Quando sento dire tu morirai tra tot mesi in realtà viene pronunciato su statistiche e ci si dimentica del rapporto umano. Fa parte di quella medicina del secondo me che deve lasciare il campo a quella del noi, di concerto con tanti specialisti. Nella mia esperienza ho avuto venticinque casi simili a questo dove in ballo erano o la vita della mamma o quella del bambino. Ebbene, abbiamo vinto in due con una donazione totale della donna al figlio. La signora di Brindisi ha compiuto una scelta nobile, una donazione di sè che la rende splendida. In un certo senso mi ricorda Santa Gianna Beretta Molla. Ha dimostrato che scegliere la vita è possibile, che lo si fa con i sacrifici e la fede che ogni vita merita e richiede. Il dono più grande che una madre può fare è dare la vita. Il medico al posto di una di una scelta difensivista accetti questa sifda ovviamente con ragione e valutazione corretta, mettendo il paziente sempre nelle condizioni di dare una risposta informata e consenziente”.

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