In Italia viviamo un processo di imbarbarimento e regressione mentale

di Eugenio Capozzi

NEL NOSTRO TRIBALISSIMO PAESE È GIUNTO A UNO STADIO PARTICOLARMENTE AVANZATO

Uno tra gli indicatori più eloquenti del degrado della vita “civile” italiana è il fatto che ormai si tende a polemizzare – o per meglio dire ad aggredire, demonizzare, scomunicare – quasi esclusivamente su singoli episodi di cronaca.

Non si cita una statistica, una cifra, un dato significativo, un quadro d’insieme a partire dal quale fare valutazioni, esprimere giudizi, proporre soluzioni a problemi d’interesse generale.

No: solo episodi, enfatizzati all’inverosimile, gridati istericamente, branditi come clave per colpire qualche vero o ipotetico “nemico”, additarne l’indegnità morale, tentare di espellerlo a forza dal dibattito.

Un processo di imbarbarimento e regressione mentale con rare eccezioni, e non solo italiano, ma che nel nostro tribalissimo paese è giunto a uno stadio particolarmente avanzato. E che sicuramente ha fatto un salto di qualità in negativo da qualche anno, da quando cioè si è imposto da noi con peculiare violenza il monopolio pressoché totale della narrazione politico-mediatica pedagogistica ed eticistica dell'”emergenza” (pandemica, climatica, bellica).

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