Servizi segreti, Big Tech e Media: i loro rapporti sono il vero problema dei nostri tempi

di Matteo Orlando

ENRICA PERUCCHIETTI PRESENTA IL QUINTO NUMERO DI VISIONE

È uscito nei giorni scorsi il nuovo numero di “Visione, Un altro sguardo sul mondo”, una rivista di geopolitica che con i suoi primi numeri ha conquistato il gradimento di migliaia di lettori.

Il numero 5 del 2023, dal titolo “Il ritorno dell’Inquisizione”, approfondisce il tema della censura e della patologizzazione del dissenso.

Cosa proponete ai lettori?, chiediamo alla giornalista e saggista Enrica Perucchietti,  una della persone più impegnate nel mensile.

“Dopo anni di incessante lavorio, l’attuale battaglia contro le fake news è ora entrata nel vivo. Essa riecheggia l’operato del Miniver orwelliano e ripropone una nuova forma di Maccartismo 2.0: si tratta, cioè, di un’articolata caccia alle streghe che ha come obiettivo la repressione delle voci divergenti. La lotta contro la disinformazione on line si è infatti consolidata come un espediente per poter scardinare la libertà d’informazione e di opinione, arrivando progressivamente a imbrigliare la Rete, silenziando così le voci di dissenso”.

Ci sono prove a riguardo?

“A testimoniarlo sono stati i Twitter Files, i Facebook Files e a persino lo stesso Mark Zuckerberg, che ha confessato come Meta si sia impegnata ad applicare una censura costante verso determinati contenuti ‘scomodi’ ma veri, durante il periodo pandemico. I moderni censori, infatti, sono spesso manovrati dai soliti gruppi di intelligence di stanza a Washington e Londra e vogliono riportarci dentro un feudalesimo digitale, con le sue milizie di novelli Torquemada (fact-chekcers e debunkers)”.

C’è un legame tra mass media,  Big Tech e servizi segreti?

“Il tema dei rapporti fra media, società Big Tech e servizi segreti è il vero problema dei nostri tempi, provvidenzialmente rimosso da un sistema informativo che eccelle, ormai, nel farsi cassa di risonanza della propaganda”.

Qual è l’obiettivo?

“L’obiettivo è monopolizzare la verità. Si vuole, cioè, che il giornalismo ‘mainstream’, quello ufficiale e ‘ortodosso’, diventi dogmatico e che l’atteggiamento dei fruitori sia di totale accondiscendenza nei suoi riguardi. Da un lato, infatti, stiamo assistendo al tentativo di creare una informazione certificata, le notizie col ‘bollino’ di coloro che si arrogano il diritto e l’autorevolezza di essere gli unici depositari della verità, dall’altra alla frammentazione della conoscenza come se tutto fosse relativo, virtuale e prospettico, inconoscibile, legittimando pertanto il controllo, la revisione e persino la cancellazione dei contenuti che non collimano con il catechismo del pensiero unico. La domanda che dobbiamo farci è: chi è che può arrogarsi il diritto di spiegarci ex ante cosa è vero e cosa è falso?”.

Di quali autori sono i principali contenuti di questo numero di Visione?

Questo nuovo numero annovera i contributi di Mauro Belardi, Glauco Benigni, Ilaria Bifarini, Antonello Cresti, Luca D’Auria, Marco C. De Cousandier, Giorgio Giavarra, Alfio Krancic, Alessandro Labonia, Andrea Lucidi, Francesco Magris, Claudio Messora, Chiara Nalli, Alessandro Pascale, Angela Peccerini, Enzo Pennetta, Giovanni Potente, Roberto Quaglia, Stefano Re, Bruno Scapini, Adriano Segatori, Stefano Ulliana, Roberto Vivaldelli, Eduardo Zarelli.

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Piacevolmente sorpreso dall’intervista a Enrica Perucchietti, anima genuina che da tanti anni spende le sue energie nello studio delle tecniche manipolatorie del mondo moderno e contemporaneo. Se mi è possibile una critica: intervista troppo corta.