L’ISTAT insiste con la forza dei numeri: la natalità è l’emergenza per eccellenza!

di Diego Torre

IL GOVERNO DICHIARA DI AVERLO COMPRESO MA FA IL (POCO) POSSIBILE

Continua implacabile (come è normale che sia) il bombardamento dei dati sfornati dall’ISTAT relativi all’inverno (o inferno) demografico del popolo italiano. Un comunicato del 28 settembre informa che nel 2022 eravamo 59 milioni, ma nel 2030 scenderemo a 58,1, nel 2050 a 54,4 e compagnia calando nel tempo a seguire. Ma non è tutto. Il dato peggiore, che la dice lunga sul velocissimo invecchiamento della popolazione, è che la quella attiva in età di lavoro (15-64 anni), attualmente in rapporto di 3 a 2 rispetto a quella rimanente, passerà ad uno ad uno nel 2050. In meno di 30 anni! Questo significa il crollo dello stato sociale, e l’estinzione del popolo italiano, i cui prodromi però si manifesteranno ben prima; anzi già sono in corso con l’innalzamento dell’età pensionistica.

I numeri, per la loro natura, non ammettono contestazioni. Quando si dice allora che la natalità è l’emergenza per eccellenza non si esprime tanto una valutazione di immediatezza ma sicuramente d’importanza. Perdere ancora tempo è criminale e suicida. Il governo dichiara di averlo compreso e fa il (poco) possibile, compresso come è fra alcune insensibilità al tema presenti nella maggioranza e un debito pubblico colossale che riduce al minimo gli spazi di qualunque manovra finanziaria. L’opposizione risolve il problema auspicando un buon afflusso di migranti, pur negando quella sostituzione etnica che è già in corso, desiderata già un secolo fa da personaggi come Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi, fondatore dell’Unione Paneuropea e primo uomo politico a proporre un progetto di Europa unita sin dal 1922. Un puro caso ovviamente.

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