Alla gioia del banchetto si partecipa solo se ci si lascia convertire il cuore

di Giuliva di Berardino

IL VANGELO DEL GIORNO COMMENTATO DA UNA TEOLOGA LITURGISTA

Domenica 15 ottobre – XXVIII domenica del tempo ordinario

Santa Teresa di Gesù

Mt 22, 1-14

In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse: “Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti”.

Il Vangelo e tutta la liturgia di questa domenica, XXVIII del tempo ordinario, ci mostra due elementi importanti, che sono l’uno la conseguenza dell’altro: l’universalità della salvezza e la nostra responsabilità, quella di ciascun credente. L’immagine biblica del banchetto è tratta dal Libro profetico di Isaia, che collega immediatamente il banchetto con il tema profetico delle nozze, un tema che potremmo definire anche escatologico, perché offre la possibilità di pensare al Regno di Dio come gioia, da sempre associata alla festa del banchetto di nozze. Israele è il popolo chiamato da Dio, la Sposa che Dio chiama a sé e che riceve questo dono di mostrare a tutti l’universalità dell’amore di Dio, un Dio che ama chi a Lui si affida. Ora, la parabola presenta due inviti al banchetto da parte di un re. Al primo invito gli invitati si rifiutano, e la conseguenza di questo rifiuto è la violenza contro i servi, gli intermediari del re. Il secondo invito del re, è invece provocato proprio dal rifiuto dei primi invitati e dalla morte dei servi, e ci fa capire come agisce Dio di fronte a tutti i nostri rifiuti. Infatti il re non risponde con altra violenza come noi ci attenderemmo, ma, prende l’iniziativa per superare ogni nostra attesa e trasforma questo rifiuto in opportunità, cambiando i destinatari dell’invito, estendendo questo invito agli ultimi, agli emarginati. Ma la parabola non finisce qui: non esiste solo la generosità e la gratuità del Signore, non esiste solo questo amore universale dal quale possiamo essere accolti e amati. La parabola è chiara: alla gioia del banchetto si partecipa solo se si indossa l’abito per la festa nuziale, cioè se ci si lascia convertire il cuore e se si è pronti a rispondere alla generosità e alla gratuita dell’amore di Dio con altrettanto amore e con operosa fedeltà. Allora oggi, in questa domenica, cerchiamo di procurarci anche noi l’abito nuziale per poter gioire pienamente dell’invito che il Signore ci fa, perché, come diceva Santa Teresa d’Avila, dottore della Chiesa, grande maestra di preghiera e di orazione, che oggi festeggiamo, “Pretendere di entrare nel cielo senza prima entrare in noi stessi per meglio conoscerci e considerare la nostra miseria, per vedere il molto che dobbiamo a Dio e il bisogno che abbiamo della sua misericordia, è una vera follia”. 

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