La nostra vista diventi visione

di Giuliva Di Berardino

COMMENTO AL VANGELO DEL GIORNO DI UNA TEOLOGA LITURGISTA

Lc 10,21-24

In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo». E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono».

Oggi, secondo giorno della prima settimana di Avvento, in questo tempo nuovo al quale il Signore ci prepara, riceviamo un annuncio di gioia. Nel testo del Vangelo troviamo Gesù che mostra la sua gioia davanti ai discepoli tornati dalla missione. Siamo dunque nel contesto missionario dopo l’invio dei settantadue discepoli (Lc 10,1), inviati a predicare e annunciare il Vangelo. In questo brano i discepoli tornano da Gesù che si rallegra, è nella gioia perché questi settantadue discepoli, persone comuni, semplici, hanno operato i segni del Regno di Dio, per mezzo della loro fede.

Ed è bello contemplare questa situazione di esultanza di Gesù e di gioia dei discepoli: un quadro di gioia piena, che ci fa comprende come la fede in Gesù non annulla, ma allarga, estende e dilatata la gioia umana alle dimensioni di Dio, fino a che essa diventi esultanza! Come Gesù, che esulta nello Spirito Santo, anche noi possiamo, per fede, non solo credere che la gioia è possibile su questa terra, ma possiamo viverla nel nostro corpo, nel nostro vissuto, in modo divino. Osserviamo questa gioia divina di Gesù, gioia abitata dallo Spirito Santo: innanzitutto essa è generata dal successo dei piccoli, non di quelli che già godono di una stima da parte di tutti e sono ritenuti “i grandi”.

Causa, poi, della gioia di Gesù è il fatto che solo i piccoli capiscono davvero le realtà di Dio. Questo vuol dire che, per capire le cose del Regno di Dio, è necessario diventare discepoli dei piccoli, perché il Regno di Dio, che viene in mezzo a noi, nasce piccolo, si manifesta nelle piccole cose. Solo le persone che si fanno attente alle “piccolezze”, quelle che nessuno coglie, o che nessuno vuole accogliere, solo loro, ci annuncia oggi il Vangelo, sono capaci di gioire davvero, in profondità, perché sanno intercettare, nel cuore degli uomini e delle donne, il bisogno di vedere e ascoltare le cose di Dio.

La gioia del cristiano non è quella che ci rende semplicemente contenti, che ci permette di stare meglio, ci rassicura o ci fa accettare le cose col sorriso o con una risata. Certo, è anche questo, ma oggi ci viene annunciato che la gioia cristiana è molto di più, può diventare di più, può trasfigurarsi in uno stato divino, che viene definito nel testo “esultanza nello Spirito Santo”.

La liturgia ci immerge in questo processo già dalla prima Lettura, tratta dal Libro di Isaia (11,1-10), che ci annuncia la profezia della manifestazione dello Spirito Santo su un piccolo bambino della stirpe di Iesse, il Messia, che nella realtà storica della profezia scritta è il re Davide, re unto da Dio attraverso il profeta Samuele, dalla cui stirpe, comunque, nascerà il Messia, Gesù. Comprendiamo allora che l’ampliamento della gioia umana, la dilatazione del cuore che ci fa  esultare nello Spirito Santo è la capacità di vedere e udire in modo nuovo, in modo attento, piccolo, oserei dire “messianico”!

Allora chiediamo oggi lo Spirito Santo, che venga in noi col dono dell’esultanza, amplifichi in noi la gioia perché la nostra vista diventi visione e il nostro udito diventi ascolto di Colui che viene a noi con la tenerezza del piccolo Re di pace, il Messia, Gesù.

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