I cristiani in Iraq e la ricostruzione del Centro pastorale di Qaraqosh

di Alessandro Monteduro

I SOPRAVVISSUTI ALL’ISIS

A Qaraqosh, in Iraq, nessun cristiano ha dimenticato le atrocità commesse dai jihadisti dell’Isis.

In una sola notte, la Piana di Ninive si svuotò della presenza cristiana: per 150.000 fedeli rifugiarsi nel Kurdistan iracheno non fu una scelta, ma l’unica cosa da fare per non essere uccisi dai terroristi islamici che stavano conquistando quei territori.

Le loro case vennero distrutte, furono profanati chiese e cimiteri, le immagini e i libri sacri ridotti in cenere.

Fuggirono anche da Qaraqosh i 30.000 cristiani rientrati finora, che ricordano con nostalgia la festa con la quale, 11 anni fa, inaugurarono il Centro pastorale, fulcro della vita cristiana della città, anch’esso semidistrutto.

Il salone che stanno usando non è più sufficiente ad accoglierli, perché non solo la presenza cristiana non è stata cancellata, ma la persecuzione subita ha reso ancor più forte la fede eroica di questi fratelli.

Ce lo ha raccontato Padre Georges Jahola che, incaricato dalla diocesi per la ricostruzione, vuole realizzare il sogno delle famiglie cristiane di riedificare il Centro affinché esso possa presto tornare a ospitare le Messe festive cui partecipano centinaia di fedeli, gli incontri dei giovani e quelli delle mamme cristiane.

È un progetto impegnativo e, dopo la tragedia che hanno vissuto, i cristiani di Qaraqosh – una comunità che ho visitato personalmente in Iraq – non possono farcela da soli.

Dall’Italia possiamo far giungere loro un aiuto concreto che contribuirà non solo alla ricostruzione del Centro pastorale, ma anche alla rinascita della vita cristiana in questa grande nazione mediorientale, la cui storia recente è segnata da terrore e distruzioni.

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* Direttore di ACS Italia

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