Una disubbidienza di pace
di Paolo Gulisano
–
MISSIONE DI PACE IN RUSSIA: UNA INIZIATIVA CORAGGIOSA SU CUI RIFLETTERE
Mentre l’anno si apre con una recrudescenza del conflitto russo-ucraino, col regime di Zelensky che tenta una rabbiosa e violenta reazione alla situazione militare che lo vede avviato alla sconfitta, viene annunciata una missione di pace da parte di due studiosi, una giornalista e un sacerdote. I professori Mastruzzo e Tutino saranno accompagnati da Marzia Di Sessa, giornalista di 9MQ, Daniele Mattei e Don Diego Minoni, cappellano di questa missione di pace.
Negli scorsi giorni hanno emesso un comunicato stampa in cui spiegano la loro iniziativa, che li vedrà scambiare i prodotti europei con quelli russi. Un atto puramente commerciale, ma anche di disobbedienza civile, rispetto alle sanzioni con cui i Paesi della Nato hanno voluto colpire il popolo russo.
Per questo atto sono previsti da 2 a 6 anni di carcere, e da 25mila a 250mila euro di ammenda.
I promotori dell’iniziativa spiegano che occorre mettere fine a queste sanzioni, che colpiscono i popoli e rafforzano l’autoritarismo dei regimi in guerra.
“Esse non sono finalizzate a costruire la pace, ma a ricostruire in seno all’Europa, tra Oriente e Occidente, un muro pagato col sangue degli ucraini e dei russi.
Perciò questa nostra disobbedienza è una missione di pace.
Occorre disobbedire a sanzioni che riducono l’Ucraina, l’Italia e l’Europa in miseria, determinando la militarizzazione del lavoro, l’asservimento dei lavoratori, e la trasformazione del Continente in una fabbrica d’armi e di soldati per le guerre a venire.
Perciò questa disobbedienza è anche una lotta sindacale, e una missione di pace. Occorre denunciare che queste sanzioni non sono strumenti diplomatici, ma armi di guerra. In esse si saldano gli interessi del grande capitale finanziario e dell’industria bellica. Esse spingono alla riconversione dei paesi europei in microeconomie di guerra, spinte a sottrarre diritti ai propri popoli”.
In effetti ciò cui stiamo assistendo è la conversione di molte industrie europee in fabbriche di armi, di munizioni, di mezzi bellici. L’umanità invece ha bisogno di imboccare la via opposta, e uscire da questa crisi del capitalismo che non si risolve attraverso la militarizzazione mondiale, ma la riconversione delle spese militari in spese civili.
“Perciò la nostra disobbedienza è un manifesto politico e una missione di pace” dicono i promotori dell’iniziativa.”
Disobbediremo quindi alle sanzioni imposte dal blocco militare occidentale, e suggellate dalla distruzione del gasdotto North Stream 2, atto di guerra nei confronti dell’Europa rispetto al quale attendiamo ancora verità e giustizia. Se i giudici, come loro dovere, vorranno perseguire questa disobbedienza, dovranno anche confrontarsi con l’articolo 11 della nostra Costituzione, secondo cui “l’Italia ripudia la guerra.”
La conclusione del comunicato è chiara: “Di fronte ad essa le normative attuali appaiono sproporzionate, irragionevoli, inaccettabili. Se invece i giudici si volteranno dall’altra parte, sapremo che a queste norme non è solo giusto e necessario, ma è anche legittimo disobbedire. Forse non oggi, forse domani, ma quando un giudice avrà finito con questo caso, dovrà occuparsi dei corrotti e corruttori, ai vertici delle istituzioni, che hanno messo l’Italia e l’Europa contro se stessa”.
Davide Tutino, Giuseppe Mastruzzo, Marzia Di Sessa, Daniele Mattei, Don Diego Minoni.
Don Diego è un sacerdote della Diocesi di Milano, già oggetto di attacchi nel recente passato. Nel 2021 venne allontanato dalla sua parrocchia di Vanzago senza spiegazioni, i giornali lo attaccarono chiamandolo “prete no mask”, perché non si sarebbe assoggettato alle direttive pandemiche del Ministro Speranza. Ma in realtà dietro la vicenda di don Diego Minoni c’era la svendita di una piscina di proprietà della parrocchia, una vera e propria speculazione, a cui lui si era opposto. In seguito ricevette le scuse da parte dell’Arcivescovo Delpini.
Abbiamo chiesto a don Diego il perché della sua adesione alla missione di pace.
“Forse è bene precisare che io partecipo a titolo personale a questa iniziativa di giustizia verità e pace, perché ne condivido il motivo, la modalità non violenta della missione e il suo fine. Non sono associato ad eventuali gruppi, movimenti o aggregazioni a cui potrebbero aderire gli altri partecipanti a questa iniziativa. Faccio solo parte del gruppo di preti religiosi/e denominato Verità é Riconciliazione e di Chiesa in ascolto, iniziativa nata in collaborazione con il Comitato Ascoltami (che si occupa di persone danneggiate dai vaccini Covid). Ritengo che il bene, il vero, il buono e il bello possano unire persone di buona volontà diverse per estrazione e formazione”.
Lei è un sacerdote; che lettura teologica dare di ciò che sta avvenendo nel mondo, all’esplosione di odio in atto?
“Guerre e menzogne, menzogne e guerre, queste due parole sono inseparabili. Per fare la guerra è necessaria la menzogna. Ancora guerra. Ancora sofferenze immotivate, delle quali nessuno beneficia; ancora menzogne, ancora gente inebetita e inferocita. L’abisso verso il quale ci stiamo dirigendo è ben visibile: armandoci sempre di più e distruggendoci a vicenda nelle guerre, non otterremo nient’altro che l’annientamento reciproco, come ragni intrappolati nella propria ragnatela…
Lei si batte da diverso tempo contro una serie di mali che affliggono la nostra società. Qual è il male peggiore?
“Il male più spaventoso del mondo l’ipocrisia. Non a caso Cristo si è adirato una volta sola, e quella volta fu proprio per l’ipocrisia dei farisei. Dante li chiamava “gli ignavi” Il più oscuro angolo dell’Inferno è riservato a coloro che conservano la loro neutralità in tempi di crisi morale, coloro che durante la vita non si sono mai schierati. Anche oggi, sono tanti coloro che scelgono di non scegliere, rimangono immobili, senza agire, di fronte alle ingiustizie e che preferiscono, semmai, omologarsi alla massa, piuttosto che osare prendere posizione. Ci stiamo abituando alla guerra, al male, alla menzogna è necessario spostarsi da questo tremendo torpore”.