Il Figlio di Dio desidera rivelarsi a noi in tutta la sua bellezza

di Giuliva Di Berardino

COMMENTO AL VANGELO DEL GIORNO DI UNA TEOLOGA LITURGISTA 

 

Mc 1,7-11

In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo». Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

Oggi celebriamo la festa del Battesimo del Signore. La parola “battesimo” viene dal greco baptizo e significa  immersione completa nell’acqua. Nell’ Antico Testamento, nella versione greca, troviamo questo termine solo in 2Re 5, 14, in cui Naaman il siro ottiene la guarigione proprio in seguito a una serie di immersioni nel Giordano, secondo l’ordine che aveva ricevuto dal profeta Eliseo. Probabilmente in riferimento a questo atto di purificazione dalla lebbra che fece Naaman, nel Nuovo Testamento la parola battesimo indica in modo più specifico i riti di purificazione mediante bagni o abluzioni che erano usati all’epoca di Gesù soprattutto tra gli Esseni di Qumran, come pratica quotidiana.

Anche il battesimo di Giovanni si inserisce in questo contesto in cui i rituali di purificazione erano conosciuti, tuttavia quello di Giovanni ha delle caratteristiche diverse da tutti gli altri: Giovanni battezza lungo il fiume Giordano e non in locali preposti a questo tipo di ritualità, inoltre il suo battesimo aveva una forte connotazione morale e avveniva solo una volta nella vita, come sigillo di un cambiamento della condotta morale della persona, in vista dell’arrivo del messia, mentre gli altri tipi di battesimi avevano solo valore rituale.

La liturgia di oggi dona un valore liturgico privilegiato al battesimo perché, nel Vangelo  ascoltando la versione secondo Marco notiamo che anche Gesù ha praticato il battesimo di Giovanni, mettendosi in fila con tutti i penitenti giudei del tempo. Il testo ci informa in modo sintetico su questo evento che la liturgia celebra come uno dei misteri di luce, in cui l’umanità di Gesù manifesta più pienamente la sua divinità. Infatti la Chiesa bizantina ortodossa celebra il battesimo di Cristo come Teofania, cioè manifestazione della luce divina nella Trinità rivelata a tutti. Abbiamo davanti a noi, come accennavo, poche righe, pochi versetti del Vangelo, però è vero che si tratta dei versetti in cui la dinamica divina della realtà relazionale di Dio Trinità è maggiormente rintracciabile.

Osserviamo: Gesù emerge dalle acque, lo Spirito Santo discende su di lui come colomba, dato che nella Bibbia, la colomba è utilizzata nel racconto del diluvio universale in rapporto alle acque e all’opera di Dio nel mondo (Gn 8, 8-12), ma anche come richiamo alla fedeltà perché la colomba ritorna al luogo da cui parte (cfr Ct 2, 14; Gv 1, 33-34). l’immagine della colomba quindi ci attesta che lo Spirito si ferma stabilmente su Gesù e prende possesso di lui. E poi, nel richiamo alla colomba, c’è sicuramente il movimento creatore dello Spirito di Dio che “aleggiava sulle acque” (Gn 1, 2) e quindi l’inizio di una “nuova creazione” (cfr Mt 19, 38; 2Cor 5, 17; Gal 6, 15).

Ma oltre a Gesù e allo Spirito Santo, emerge anche la presenza del Padre, che dichiara la divinità del Figlio. “Tu sei il mio Figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto”, parole che fanno pensare a Isaia 42, 1: «Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto in cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui; egli porterà il diritto alle nazioni», un richiamo implicito perché di fatto  il termine “servo” viene sostituito in questa frase col termine “figlio”, che proviene dal Salmo messianico 2, 7: «Egli mi ha detto: “Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato”» .

Un quadro breve ma denso, perché, questo testo non è solo da meditare, ma da far risuonare nelle nostre liturgie, nelle nostre preghiere e nella nostra vita di credenti. Anche noi infatti partecipiamo alla luce del Figlio di Dio che desidera rivelarsi a noi in tutta la sua bellezza. E’ per questo che, alla voce del Padre, i cieli, letteralmente, “si squarciano”, come per esaudire la preghiera del popolo: “Se tu squarciassi i cieli e scendessi”, riportata in Is 63, 19. Oggi, allora, celeriamo l’inizio di un tempo nuovo, in cui Dio comunica con gli esseri umani attraverso il Figlio, che tutti siamo chiamati ad ascoltare, a seguire. Non possiamo che lodare e onorare questo giorno! Facciamolo insieme con l’inno bizantino dell’ Apolytìkion che si canta nella Divina Liturgia bizantina nel giorno della della festa della Teofania: “Al tuo battesimo nel Giordano, si è manifestata l’adorazione della Trinità; la voce del Padre ti rendeva infatti testimonianza, chiamandoti ‘Figlio diletto’, e lo Spirito in forma di colomba confermava la sicura verità di questa parola, O Cristo Dio che ti sei manifestato, e hai illuminato il mondo, Gloria a te“.

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