Verso l’esproprio anche del contante

di Pietro Licciardi

IN NOME DELL’UTILITA’ TECNOLOGICA STIAMO SEMPRE PIU’ ALZANDO I MURI DELLA NOSTRA PRIGIONE

Sempre più ubriachi di tecnologia non ci stiamo avvedendo dei gravi pericoli che sta correndo la nostra libertà, sia intellettuale che fisica. Ne abbiamo avuto un vago sentore in tempi di pandemia, quando è stato introdotto il famigerato green pass, una sorta di passaporto elettronico senza il quale ci sono state – peraltro abusivamente – precluse una serie di attività. 

Ma ben prima del green pass abbiamo rinunciato a gran parte della nostra libertà e privacy dal momento in cui abbiamo acquistato e cominciato ad usare lo smart phone, spione tascabile che comunica ad un occulto grande fratello tutto quello che acquistiamo, dove andiamo, con chi parliamo e cosa diciamo; spesso col nostro distratto consenso, ogni volta che in automatico digitiamo “accetto” su quell’avviso che compare ad ogni apertura di sito internet informandoci che sono attivi i cookie, quei “cosi” che rubano informazioni per rivenderle a chissà chi. Guardi un paio di annunci di auto usate e per un mese ogni giorno ti compaiono sullo schermo pubblicità di auto in vendita online. 

Di questa assuefazione all’utile tecnologico, perché non possiamo negarlo: ormai di internet e dei dispositivi che ad essa ci danno accesso, non possiamo più farne a meno, se ne stanno approfittando gli oligarchi che oltre ad escogitare nuovi modi per accorciare sempre più il nostro guinzaglio si ingegnano per aumentare i loro profitti a nostre spese. 

Vi siete mai chiesti perché i governi di sinistra delle passate legislature, in pedissequa obbedienza ai diktat provenienti dalla altrettanto sinistra Europa, si sono tanto dati da fare per rendere sempre più difficile la circolazione del denaro contante, fino all’auspicata abolizione in favore delle carte di credito e delle App telefoniche e perfino dei chip sottocutanei; come se fossimo dei cani da marchiare?

E’ presto detto: una volta che i più faranno uso di bancomat e carte le banche cesseranno di “regalare” transazioni e cominceranno a prelevare commissioni da qualsiasi cifra spenderete: 50 euro di carta, possono passare di mano anche cento volte ma alla fine sempre 50 euro restano. Al contrario 50 euro elettronici dopo relativamente pochi passaggi, commissione dopo commissione, si ridurranno a zero e dalle tasche dei cittadini acquirenti saranno transitati nei caveau degli istituti di credito. 

Ma questo è il meno. Già si sta lavorando a carte elettroniche che oltre ai dati sull’ identità dovranno contenere anche quelli fiscali e medici nonché la “chiave” per accedere a un miriade di servizi della pubblica amministrazione per noi essenziali. Pensate adesso a cosa potremmo andare in contro quando in nome della comodità avremo volontariamente scaricato in una App anche il nostro numero di conto corrente, il pin e tutto il resto. Avremo messo nelle mani di sconosciuti tutti i nostri averi e a parte il pericolo sempre presente di furto informatico basterà che chiunque spinga il testo “off” per rimanere senza neppure un centesimo per un tozzo di pane. L’arma di ricatto perfetta da far valere nei confronti di qualsiasi dissidente e oppositore al regime: ambientalista, climatico, sanitario ecc.

Fantascienza, nel nostro libero e democratico Occidente? Niente affatto. In Italia ci simo andati vicino col citato green pass, ma in Canada il governo del “liberale” Justin Trudeau ha bloccato i conti dei camionisti che difendevano la propria libertà e in Gran Bretagna l’intero patrimonio del noto politico Niegel Farange, critico sul riscaldamento globale e sull’immigrazione di massa è stato congelato dalla sua banca. Roba da regime cinese, in cui il controllo via informatica è ormai di routine.

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