Il quadro di Stalin

di Matteo Orlando

L’ULTIMA LIBRO DI FRANCESCO BELLANTI, LO SCRITTORE E PROFESSORE DI PALMA DI MONTECHIARO

È uscito da pochi giorni il nuovo romanzo di Francesco Bellanti – singolare e talentuoso scrittore, poeta e saggista professore in pensione, siciliano di Palma di Montechiaro, il paese del Gattopardo, collaboratore di inFormazioneCattolica e di La Fede Quotidiana, della rivista italo-francese La Voce e di altri giornali culturali italiani, – Il quadro di Stalin (160 pagine, gennaio 2024, euro 16. ISBN 979-12-80654-33-5    ordini@carelloedizioni.com), sempre per i tipi dell’editore Carello di Catanzaro, casa editrice con la quale lo scrittore palmese ha pubblicato con successo nel 2021 Isabella Tomasi di Lampedusa – La più grande dei Gattopardi, biografia romanzata di Suor Maria Crocifissa della Concezione, che è stata bene accolta presso dagli eredi dei Tomasi e dagli ambienti ecclesiastici e intellettuali, e nel dicembre 2022 Storia scellerata, (di don Lollò il Crasto, che fece il vastaso per diventare l’ultimo Gattopardo, attore, nobile, mafioso e deputato), romanzo che ha ricevuto un buon riconoscimento al Premio Internazionale Milano 2023.

Con questo nuovo romanzo, l’ex professore del Liceo G.B. Odierna di Palma di Montechiaro, alla sua quinta pubblicazione negli ultimi quattro anni (ricordiamo anche  Dialogo con il Führer – Giorni d’estate a Berchtesgaden nel 2019 e Il Cardinale e il labirinto di Dedalo nel 2020, libri premiati nel Premio Letterario Internazionale Città di Cattolica – Pegasus Literary 2020 e 2021), libri peraltro recensiti nel nostro giornale, ma autore di ben dodici libri, conferma i suoi interessi per una letteratura visionaria e fantastica, però fortemente ancorata alla realtà, secondo un’estetica molto vicina a quella del realismo magico.

Il quadro di Stalin è opera – come le altre – dall’originale impianto narrativo e dai tratti visionari e fantastici,  dove è pure palpabile una profonda formazione umanistica molto attenta alla storia, alla cultura popolare e alla politica. Il romanzo trae spunto da una storia vera, la scomparsa di un quadro di Stalin avvenuta durante la chiusura di una sezione comunista in un paese della Sicilia Occidentale, che lo scrittore chiama Almeda, paese dove sono ambientati diversi altri suoi romanzi, e che somiglia pertanto molto al suo paese d’origine, cioè Palma di Montechiaro. La scomparsa di un quadro di Stalin avvenuta realmente nel suo paese, tuttavia, è solo lo spunto iniziale, tutto il resto è frutto di pura fantasia.

La storia, in breve, è questa. Nel 1980 scompaiono nello stesso giorno un quadro di Stalin dalla sezione comunista e un quadro di Hitler dalla sezione missina, cioè dell’allora MSI, partito filofascista, apparentemente senza nessun collegamento. Un giovane militante comunista, che ha vissuto all’Est, a Mosca e a Praga, porta scompiglio fra i suoi compagni parlando male del cosiddetto socialismo reale. È un tempo di passaggio, quello della fine del comunismo nei Paesi dell’Est. Nel contesto di questa vicenda, la narrazione si dipana in modo umoristico e divertente, tra un’indagine grottesca e pittoresca di un Maresciallo dei Carabinieri e un’inchiesta dilettantesca di due giovani informatori comunisti e di alcuni militanti della sezione comunista, novelli e fantasiosi Sherlock Holmes in giro per il paese tra mafiosi, studiosi, maghi, politici, feste paesane, comizi, elezioni comunali, storie di adulteri, pettegolezzi, avvenimenti bizzarri e drammatici. Tra questi, la storia di un pittore comunista pentito diventato pittore di Madonne dopo aver dipinto il quadro di Stalin e un cineteatro che brucia dopo la proiezione di un film sulla battaglia di Stalingrado e prima di un documentario sulle elezioni comunali del paese. Vanno a fuoco anche la falegnameria del segretario missino proprietario del quadro di Hitler e un negozio di una famosa popolana. Si snodano storie di matrimoni infelici e di donne passionali, di rancori e di sentimenti profondi. E, infine, una pura storia d’amore alla base della scomparsa del quadro di Stalin. Il tutto si svolge in un’atmosfera primaverile magica di un paese alla fine degli anni Settanta lontano dal terrorismo politico e dalla criminalità mafiosa, quando i sogni erano possibili e con uno stile veloce, quasi cinematografico, realistico e sognante a un tempo, e un linguaggio coerente con la personalità e i caratteri dei personaggi rappresentati, in un tempo e in un ambiente che lo scrittore ha conosciuto bene perché li ha vissuti.

Il romanzo è un affresco autentico di una società, un ritorno alla giovinezza, a un mondo dove ancora si credeva alla politica e la politica dava ancora risposte ai bisogni e alle esigenze del popolo, e la gente credeva ancora nei valori della religione, della politica e delle ideologie. Un mondo dove si credeva ancora al futuro e ai sogni, alla purezza dell’amore. Un tempo visionario e fantastico, magico, il ricordo della giovinezza. In questo romanzo ritorna una Sicilia che sembra un teatro a cielo aperto, dove le strade e le piazze sono scenari teatrali o cinematografici, nel tempo di passaggio dalla Sicilia del miracolo economico con una identità storica definita alla Sicilia moderna multietnica multirazziale, internazionale, interculturale, allucinante ed effervescente, aberrante e pazzesca, metafisica ma vera, luogo fatale d’incontri, d’incroci, di razze, genti, popoli, culture e lingue.

Storia scellerata, Il Cardinale e il labirinto di Dedalo, Il quadro di Stalin, sono i romanzi in cui l’identità siciliana delineata dallo scrittore emerge meglio. Il lettore è immerso in un tempo visionario e fantastico sospeso tra realtà, leggenda, folklore, magia, superstizione, storia, tradizioni e cultura popolare, quello che potremmo definire – seguendo schemi màrqueziani – il realismo magico siciliano. Insomma, il mondo reale e magico dell’estetica dell’autore de Il Cardinale e il labirinto di Dedalo e del  Dialogo con il Führer – Giorni d’estate a Berchtesgaden.

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