Non deludiamo i desideri di Gesù
di don Ruggero Gorletti
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PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA
Marco 1,12-15
E subito lo Spirito lo sospinse nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
COMMENTO
Il brano di Vangelo che abbiamo appena ascoltato inizia, nel testo originale, con le parole «subito dopo». Subito dopo che cosa? Subito dopo che Gesù ha ricevuto il battesimo dal Battista. «Subito dopo»: il brano ci fa capire che tra i due eventi, il battesimo e la tentazione, non c’è uno stacco, vanno considerati insieme.
Ricevendo il battesimo di Giovanni Gesù si è dichiarato implicitamente disponibile a portare il peso dei peccati di tutti gli uomini. Il Padre fa sentire la sua voce che riconosce pubblicamente in Gesù il Figlio prediletto in cui si è compiaciuto. Subito dopo Gesù viene spinto dallo Spirito Santo nel deserto per essere tentato dal diavolo. Perché questo? Lo Spirito Santo, che è Dio, non sembra aver fatto una cosa bella. Non chiediamo forse nel Padre Nostro di non indurci in tentazione?
Lo Spirito spinge Gesù nel deserto perché anche Gesù, che è vero Dio ma anche vero uomo, come ogni essere umano è sempre soggetto alle pressioni del diavolo che tenta in tutti i modi di fargli sbagliare strada.
Gesù, nuovo Adamo, come Adamo è soggetto alla tentazione. Non la subisce però – come è successo ad Adamo – nel paradiso terrestre, luogo dove tutto è creato per la vita. Gesù viene invece spinto nel deserto, luogo di solitudine, dove la vita sembra non esserci proprio. Ci rimane quaranta giorni. Quaranta è un numero che non indica solo uno spazio di tempo, ma che ci ricollega a molti episodi dell’Antico Testamento, in particolare ai quarant’anni trascorsi da Israele nel deserto e i quaranta giorni di Mosè sul Sinai, quando ha ricevuto da Dio i Dieci Comandamenti. I quaranta giorni collegano la missione di Cristo all’antica alleanza. che Gesù non è venuto ad abolire ma a portare a compimento.
Nel racconto evangelico lo Spirito si limita a spingere Gesù nel deserto. Non si dice altro. Non si dice che abbia aiutato Gesù nella tentazione. Il testo non dice neppure come sia avvenuta la tentazione. A Marco interessa dirci che Gesù è stato tentato. E che ha superato la tentazione.
Il brano di Marco non ci dice che Gesù viene tentato al termine dei quaranta giorni, ma che la tentazione lo ha accompagnato lungo tutto questo tempo. Questi giorni di Gesù sembrano un po’ la nostra vita: anche la nostra esistenza alle volte sembra un deserto, arido, senza vita. E con qualcuno che fa di tutto per farci sbagliare, per farci cadere. La tentazione ha accompagnato Gesù per tutta la vita, fin sulla croce. E lo stesso avviene per noi, non ce ne dobbiamo stupire. Il fatto che Gesù l’abbia affrontata e superata ci da coraggio per poterla affrontare nel modo giusto, e vincerla.
La tentazione non è un male in sé. Il male è cedervi. Adamo è caduto, Gesù no. Adamo è caduto perché si è lasciato distogliere dalle lusinghe del demonio, che lo ha convinto che Dio sia un avversario, un limite alla propria realizzazione umana. Molto spesso anche noi la pensiamo così. Che Dio voglia tarparci le ali, limitare la nostra libertà, pregiudicare la nostra umana realizzazione. Gesù ha resistito, non ha dato ascolto alle menzogne di satana.
L’accenno agli animali selvaggi e agli angeli è un riferimento alla creazione riconciliata: Adamo, cedendo alla tentazione, ha provocato la rottura dell’armonia originaria della Creazione. Cristo è venuto a restaurala. Anche in questo breve brano è presente in piccolo l’intera missione di Gesù: riportare la creazione, riportare l’uomo, riportare ciascuno di noi alla bellezza originaria con cui era stato creato da Dio.
Inizia il tempo di Quaresima, un tempo lungo, ma anche corto. Quaranta giorni non sono un’eternità, passano in un attimo. È un tempo opportuno per fare il punto sulla nostra vita, per decidere da che parte stare, per decidere se fidarci della voce di Dio o delle menzogne del maligno.
C’è un luogo privilegiato per cominciare bene questo tempo: il confessionale. Purificarci dai nostri peccati ci aiuta a rafforzare la nostra fede in Dio e a non cedere alle lusinghe del male. Ci aiuta a ritrovare noi stessi, a riportare armonia dentro e fuori di noi. Il Signore ci ha dato questo tempo particolare per vivere più intensamente il rapporto con Lui. Non deludiamo i suoi desideri. Egli per noi ha un solo desiderio: che siamo felici.