L’alternativa all’invasione c’è!

di Pietro Licciardi

COOPERANDO COI PAESI DEL NORDAFRICA E’ POSSIBILE INVERTIRE UNA TENDENZA CHE CI STA PORTANDO AL SUICIDIO CULTURALE 

Dopo l’ubriacatura buonista sulla quale continua a speculare la sinistra – con una certa complicità di certi cattolici e parte delle gerarchie ecclesiastiche – anche i più ottusi cominciano a comprendere che se si continua sulla strada dell’immigrazione senza regole e con la politica delle porte aperte il destino dell’Europa è segnato. Già oggi numerose città del Continente, trasformate in ghetti, sono fuori dal controllo dello Stato essendo diventate di fatto delle enclave per lo più islamiche in cui neppure la polizia osa più metter piede. Pure in Italia sono sempre più numerosi i fatti di cronaca gravi che hanno come protagonisti stranieri. 

Ma al di là del problema dell’ordine pubblico e della sicurezza – peraltro facilmente risolvibile se si usasse la necessaria determinazione – la massiccia immigrazione pone seri problemi e una grossa ipoteca sulla sopravvivenza culturale e sulla identità delle singole nazioni europee e del continente in generale. Purtroppo gli interessi ideologici, economici e politici in gioco sono enormi e gli stati nazionali, ormai in gran parte svuotati della loro sovranità, sembrano impotenti nell’affrontare la questione. Anche chi in campagna elettorale promette frontiere meno permeabili, e politiche più restrittive una volta arrivato nella stanza dei bottoni sembra accasciarsi quasi impotente. Ma rimandare a casa loro i migranti si può e pure con reciproco vantaggio: nostro, loro e dei paesi da cui sono partiti.

In Germania qualche settimana fa ha scalato le classifiche di vendita su Amazon un libro dedicato all’inversione dei flussi migratori – Ein Vorschlang di Martin Sellner -, proprio quando si stava discutendo se mettere fuorilegge Alternative für Deutschland per aver tenuto delle riunioni sullo stesso tema. 

Laurent Ozon, intervistato da La Verità, è uno dei pionieri della “remigrazione” avendo lanciato dieci anni fa un movimento che aveva l’obiettivo di rendere la prospettiva della inversione dei flussi auspicabile e accettabile. Egli ritiene fattibile il ritorno a casa degli immigrati e già da tempo si è impegnato in incontri pubblici e riservati con politici dei Paesi della sponda Sud del Mediterraneo, i quali pure si trovano ad affrontare una ondata migratoria dall’Africa subsahariana. Secondo Ozon i vincoli imposti dall’oligarchia occidentale attraverso le istituzioni nazionali ed europee fanno si che l’Europa sia diventata uno spazio aperto ma la “remigrazione” è possibile, a patto che i governi nazionali si riapproprino delle risorse necessarie per attuare una simile politica. Un Paese che non ha un grado sufficiente di sovranità in materia di sicurezza o denaro è una zattera che galleggia alla deriva e va dove lo porta la corrente.

Anche per questo motivo è vitale che a giugno prossimo alle elezioni europee prevalgano i partiti impropriamente definiti “sovranisti” sperando in tal modo di mettere un freno alla deliberata politica immigrazionista delle sinistre. Solo così potrà iniziare una collaborazione tra tutti i partiti che sono stati eletti per dare risposte concrete alla questione immigratoria e formulare soluzioni ragionevoli e praticabili che tengano conto delle realtà dei Paesi di origine, che prevedano incentivi allo sviluppo e alla ricollocazione, partenariati strategici che rispettino i reciproci interessi economici.

Certo non sarà facile, anche perché a loro volta la Turchia e i Paesi del Maghreb per la loro posizione geografica si trovano ad affrontare enormi problemi migratori e con loro tensioni saranno inevitabili ma è anche vero che quei governi hanno bisogno dell’Europa per stabilizzare l’area mediterranea e i loro stessa situazione interna. 

Un contributo in questo senso potrebbe arrivare anche dai migranti di terza o quarta generazione, che avendo comunque respirato l’aria dell’ occidente potrebbero smorzare nelle loro società di origine le spinte religiose integraliste che costituiscono un costante pericolo per la stabilità dei governi laici del Nordafrica. Del resto l’esperienza dei coloni francesi in Algeria, scacciati dopo aver vissuto lì per sette generazioni, o degli italiani buttati fuori dalla Libia dove erano dal 1911, dimostra che è possibile mandare pacificamente fuori dall’Europa giovani immigrati nati e cresciuti qui. Certo è che il tempo sta scadendo. Se la politica si muove in fretta forse tra 30 o 40 anni, conclude Laurent Ozon, la maggior parte dei problemi potrebbe essere risolta. Altrimenti ci vorranno secoli per riprenderci, se mai ci riprenderemo del tutto.

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Bella idea.
Ma l’Africa è già colonizzata, con sfruttamento economico “vecchio stile”, dalla CINA, che difficilmente “mollerà l’osso”.