Antonino Zichichi, un grande scienziato cattolico e controcorrente

di Francesco Bellanti

NEL PANORAMA CULTURALE E SCIENTIFICO INTERNAZIONALE ANTONINO ZICHICHI È ANDATO SPESSO CONTROCORRENTE 

Una delle personalità della cultura scientifica dell’epoca moderna che ha suscitato in me molto interesse è senz’altro il professor Antonino Zichichi, siciliano di Trapani, dove è nato il 15 ottobre del 1929. Io ho sempre visto Zichichi non come uno scienziato e fisico da laboratorio, ma come professore (come di fatto sempre fu) e grande divulgatore (ha scritto numerosi saggi e articoli ed è apparso spesso in televisione), e soprattutto come attivo organizzatore di eventi scientifici e fondatore e ideatore di laboratori e di istituzioni e centri di ricerca nazionali e internazionali. Non stiamo qui a enumerarli perché vogliamo parlare d’altro.

A parte la sua straordinaria preparazione culturale, quello che mi ha colpito di più di lui è il suo coraggio, il fatto di essere andato spesso controcorrente nel panorama culturale e scientifico internazionale, attirandosi spesso critiche anche feroci che hanno spinto il professore siciliano a sporgere querele, peraltro spesso archiviate. Zichichi, infatti, che non ha mai fatto mistero di essere cattolico e di cercare di conciliare il cattolicesimo con la ricerca scientifica e le scoperte della fisica, più volte si è scontrato con Piergiorgio Odifreddi, certamente illustre matematico e saggista ma che si è aberrato nel volere dimostrare la fondatezza dell’ateismo con le leggi matematiche.

Zichichi, in sostanza, sostiene – e umilmente ci troviamo d’accordo con questo suo pensiero – che non c’è nulla nell’universo e nella ricerca scientifica che sia in contrasto con la fede e con la Creazione. Ciò non vuol dire affermare che Dio si può spiegare da un punto di vista scientifico o fisico, ma che niente c’è nell’organizzazione dell’universo e nella scienza che possa negare l’esistenza di Dio. Del resto, molti grandi fisici e scienziati sono e sono stati credenti, come Einstein, Fermi e molti altri. Fermi, fra l’altro, una volta disse che “la fede è estasi, contemplazione, stimolo per passare dalla bellezza del creato alla Fonte di ogni bellezza: Dio”. E in seguito, dopo molti anni, così commentò, quell’esperienza: “Un eccelso profeta ebreo sentenziò, or sono tremila anni: ‘I cieli narrano la gloria di Dio”. Per Enrico Fermi, insomma, la credenza in Dio si esprime con un carattere “estatico”, una fede che aiuta il credente a uscire da sé stesso, per cercare in Dio, nell’Assoluto, il senso e il fondamento di tutte le cose.

Ma torniamo a Zichichi. Zichichi ha perfino sostenuto, in un suo libro, che non c’è mai stato un vero scontro tra scienza e Chiesa cattolica nella vicenda del processo a Galileo Galilei, né mai c’è stata vera contrapposizione fra scienza e fede in generale. Un’altra posizione controcorrente del 94enne scienziato è la critica all’evoluzionismo darwiniano, perché egli non ritiene che sia basato su solide fondamenta scientifiche e matematiche,  e pensa anche che sia carente di prove da un punto di vista biologico e paleontologico, dichiarando inadeguate le prove sperimentali per dimostrare la teoria dell’evoluzione.

Antonino Zichichi, che non si può certo discutere come scienziato e fisico serio, afferma – in contrapposizione con la comunità scientifica – che c’è un disegno intelligente alla base di tutte le forme di vita perché esse presentano caratteristiche di complessità irriducibile, cioè vengono in esistenza in forme assolutamente perfette. Zichichi, infine, da molti anni ha sposato le tesi negazioniste circa il rapporto e la correlazione fra l’inquinamento, sia quello prodotto dai gas delle automobili che quello causato dalle industrie, e i cambiamenti climatici, ritenendo inaffidabili i modelli matematici utilizzati negli studi sul cambiamento climatico. Una posizione, questa, avversata da numerosi scienziati, molti dei quali – questo pensano molti opinionisti, compreso il sottoscritto – al soldo di multinazionali dai loschi interessi. Concludiamo questo nostro pensiero su Zichichi per affermare che il grande scienziato siciliano non nega una visione religiosa, diciamo cattolica, dell’universo e della scienza, ma non è affatto contro l’autonomia della scienza, e – certo non solamente per dimostrare questo nostro pensiero – riportiamo un suo famoso discorso su quella figura di straordinario scienziato che fu il siracusano Archimede.

Sì, Archimede. Sul famoso Archimede di Siracusa, dove nacque nel 287 a.C., visse e morì nel 212 a.C., l’eccelso matematico, fisico e inventore siceliota, così si espresse un altro grande siciliano, Antonino Zichichi appunto, anche per affermare i grandi valori della civiltà siciliana, in un suo discorso come Assessore ai Beni Culturali di Sicilia tra il 2012 e il 2013: “È una questione di grande rilievo per noi siciliani. Quello che ha fatto Archimede è unico al mondo. Se non lo diciamo noi che la Sicilia è terra di Archimede, si pensa che a farlo siano gli altri, gli inglesi o i francesi o i tedeschi a dirlo? Nessuno lo dice. È un tema che riguarda l’identità culturale della nostra Sicilia. All’Assemblea Regionale la responsabilità di far capire a tutti che la Sicilia non è terra di mafia, ma che è terra di Archimede e che bisogna far capire a tutti cosa fece quello scienziato…

Quello che ha fatto Archimede è incredibile. È l’unico uomo al mondo che dall’alba della civiltà fino al 1500 dopo Cristo, quindi nel corso di oltre diecimila anni, abbia saputo capire cose che noi non avevamo capito fino al 1929, come dire ieri l’altro… Esempio: ‘Datemi un punto fisso e vi solleverò il mondo’. Fino al 1929 nessuna persona, incluso per esempio Albert Einstein – che non è l’ultimo degli arrivati -, aveva capito che nel mondo tutto si muove. Einstein era convinto che le stelle fisse fossero, appunto, fisse, immobili. Nel 1929 Edwin Powell Hubble scopre l’espansione dell’Universo. Oggi noi sappiamo che esistono cento miliardi di galassie tutte in movimento. Ogni galassia è fatta da circa cento miliardi di stelle tutte in movimento. Ma si muovono con che velocità? È pari a un milione di chilometri l’ora, come dire di andare da Palermo a New York in meno di un minuto. Allora, come mai le stelle sembrano ferme nel cielo? Sembrano fisse per la grandissima distanza e non perché siano realmente ferme…

Nel mondo tutto si muove. Ripeto: non l’aveva capito nessuno dall’alba della civiltà fino al 1929, eccetto Archimede. Quando uno fa un’affermazione e questa si rivela esatta, vuol dire che ha compreso un sacco di altre cose. Di Archimede conosciamo quello che è rimasto, ma molte cose sono ancora da capire. Quel che conosciamo di lui è sufficiente per dimostrare che quest’uomo è unico al mondo per intelligenza… e noi siciliani stiamo zitti… Per esempio, nessuna civiltà, in nessuna epoca, aveva capito perché le navi galleggiano: costruivano le navi senza comprendere perché galleggiavano. Arriva Archimede e dimostra perché galleggiano le navi”. 

E il fisico di Trapani parla anche di tante altre scoperte eccezionali di Archimede, tra le quali le leggi della leva, quella del galleggiamento e della spinta idrostatica, e così via. E continua: “Se non siamo noi siciliani a dire queste cose, non le dice nessun altro. Come mai il mondo riconosce all’Inghilterra, all’United Kingdom, di essere la patria di Newton? Perché gli inglesi si sono battuti per questo. E perché chiamano Newton come Newton e non Isacco? Perché affermano che l’era moderna, l’era della scienza, nasce con Newton… Sbagliato! L’era moderna nasce con Galilei che loro chiamano Galileo. Invece io lo chiamo Galilei, perché il cognome viene come apertura del nuovo mondo, della nuova epoca. Gli inglesi sono bravi. Queste cose non le dico solo in questa Assemblea, ma l’ho detto anche alla presidenza della Accademia Inglese Reale, affermando che l’Enciclopedia Britannica attribuisce a Newton le prime tre leggi del moto che, invece, sono di Galilei e, in effetti, una di queste è di Archimede.

Proprio Galilei, dopo un immenso numero di secoli, riprese in mano le scoperte di Archimede. Dobbiamo quindi ricordare che la Sicilia è terra di Archimede non terra di mafia”. E infine conclude: “Oltretutto, nei miei giri nel mondo per questioni e confronti scientifici, in gran parte del nostro pianeta, Archimede è considerato greco. Quando dico che è nato a Siracusa, inizialmente mi rispondono, ‘sì, ma dai, lascia perdere’. Ma Archimede è siciliano, non è greco. Ha compreso tante di quelle cose che, se fosse stato di origini diverse da quelle siciliane, è sicuro che lo saprebbero tutti nel mondo. Ecco per quale motivo io rinnovo la mia gratitudine alla presidenza di avermi dato l’opportunità di parlare di questo grande problema, affinché l’immagine della Sicilia nel mondo sia associata a un intelletto che nel corso di più di 10.000 anni è riuscito a capire cose mai comprese da nessuno. Solo adesso i moderni storici stanno studiando adesso come mai Archimede venne dimenticato, come mai la sua figura cadde nell’oblio per 2.000 anni… non per un giorno. La cultura di quel tempo non era in grado di capire cosa aveva fatto Archimede”.

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