Giorgio Ceccarelli: “I papà separati non sono genitori di serie B”

Giorgio Ceccarelli: “I papà separati non sono genitori di serie B”

di Rita Lazzaro

INTERVISTA GIORGIO CECCARELLI IN OCCASIONE DELLA VENTICINQUESIMA EDIZIONE DEL DADDY’S PRIDE

Nel 94% delle separazioni che coinvolgono un minore, il padre è tenuto alla corresponsione di un assegno di mantenimento. L’importo di quest’ ultimo varia dal 29% fino al 50% del reddito netto mensile. Nel 69% delle separazioni che coinvolgono un minore, la casa coniugale è assegnata alla madre, mentre il padre se intestatario del mutuo, rimane obbligato al pagamento delle rate in aggiunta all’assegno di mantenimento.

Da ricordare altresì che le spese sostenute per il mantenimento dei figli, come l’assegno di mantenimento o le rate del mutuo della casa non assegnata, non sono deducibili per l’accesso a case popolari o misure di sostegno al reddito, escludendo così molti padri separati dall’accesso a queste provvidenze.

Visto lo stato delle cose, si può comprendere perché su 4 milioni di padri separati, 800.000 vivono sotto la soglia di povertà; di questi, 500.000 non sono in grado di far fronte alle spese minime di sostentamento, dipendendo dall’aiuto della famiglia o dagli istituti caritatevoli.

«Quello che viene contestato è lo squilibrio di trattamento fra genitore collocatario e l’altro genitore ma soprattutto le condizioni di vita di tanti papà che, a causa di decisioni troppo dure dei tribunali, sono costretti a ricorrere a dormitori e case d’accoglienza. Il nostro obiettivo è quello che ogni figlio di genitori separati abbia la possibilità di vivere entrambi i genitori, compresi i quattro nonni».

Sono state queste le parole di Giorgio Ceccarelli in occasione della venticinquesima edizione del Daddy’s Pride, tenutasi in piazza romana di San Giovanni in Laterano il 16 marzo.

Un evento che vede marciare papà separati provenienti da tutta Italia per lanciare un messaggio forte e chiaro: rivendicare il diritto del minore alla bigenitorialità, principio che, sebbene introdotto in Italia con la Legge 54 del 2006, risulterebbe spesso inapplicato in molti, troppi Tribunali del nostro Paese.

Anche se si tratta di una manifestazione che vede coinvolti principalmente i papà separati, non sono mancati mogli, nonni e figli per rivendicare il diritto di far sì che i papà separati non siano trattati come genitori di serie B.

Ed è proprio con Giorgio Ceccarelli, promotore dell’evento, che parleremo di questa piaga che affligge i tanti, troppi papà separati d’ Italia.

Giorgio, cosa l’ha spinta a intraprendere questa battaglia?

“Nel 96 sono finito in galera per aver tolto il passaporto a mia figlia che la mia ex voleva portare in Grecia. Arrestato, scarcerato e condannati in via definitiva la mia ex suocera, un detective e un maresciallo della finanza. Così ho deciso di cambiare l’Italia”

Lei ha parlato della condizione disastrata in cui versano i papà separati nonostante la legge 54/06. A suo avviso chi è o chi sono i responsabili di una situazione così allarmante per la figura paterna?

“L’Affido Condiviso l’abbiamo ottenuto noi con mille marce e proteste. Lo hanno confermato pubblicamente i due fautori la sen. Emanuela Baio Dossi e l’on. Maurizio Paniz. La legge non è applicata bene perché la bigenitorialità viene disattesa da molti giudici. I padri continuano a vedere una o due volte a settimana”.

Cosa si potrebbe anzi si dovrebbe fare per porre fine a una situazione che vede papà separati versare in uno stato di povertà e abbandono?

“Applicare la legge, sostenere con aiuti abitativi i papà separati che in pochi giorni perdono i figli, la casa e mezzo stipendio”.

Che progetti ha in corso o per il futuro per risanare la situazione?

“Noi chiediamo la Mediazione Familiare obbligatoria così un arbitro super partes aiuta i litigi tra i coniugi. Inasprimento delle pene per i rapitori dei figli che sono quasi sempre le mamme. L’istituzione del contratto prematrimoniale così quando finisce l’amore non si fa più la guerra tra ex coniugi. Un contratto stabilisce le regole e il giudice non emette sentenze in 20 minuti senza sapere nulla della crisi familiare che deve giudicare”.

Cosa ammira e cosa invece condanna dei papà separati e cosa sente di dirgli da uomo, da padre e da presidente di un movimento che lotta con e per loro?

“I padri separati non sono un gruppo unito e compatto come le donne, le femministe e la comunità Lgbt. Sono un esercito sparpagliato i cui soldati sono prevalentemente convinti del motto “armiamoci e partite”.

Noi vincemmo nel 2006 con l’affido Condiviso perché eravamo tanti e tutti uniti.

La responsabilità più grande ce l’hanno i mezzi di informazione soprattutto di quelli del servizio pubblico che da 15 anni censurano e oscurano le iniziative del Movimento dei padri separati. In Rai non esiste il contraddittorio tra le parti… tra ex mariti ed ex mogli.

Un esempio lo è la presentazione del film Altri Padri che parla della violenza di un uomo commessa dalla ex moglie che lo manda in galera per droga. La Rai produce il film e invece di mandarlo in prima serata nel giorno della Festa del Papà lo manda 4 giorni dopo alle 00.30. E’ un modo di censurarlo senza averlo censurato. Chi lo vedrà se finisce alle due di notte?

Per correre ci saranno molti errori. Noi manifesteremo il pomeriggio della Festa del Papà dalle 17 alle 19 davanti al palazzo della Rai in viale Mazzini con il bavaglio alla bocca e la maglietta con la scritta “NO BAVAGLIO AI PADRI SEPARATI”.

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