Monfalcone, Ramadan in oratorio

Monfalcone, Ramadan in oratorio

di Pietro Licciardi

UN ALTRO EFFETTO DELLA DIALOGHITE SUPERFICIALE E IGNORANTE

A Monfalcone la trasmissione tv Fuori dal coro condotta dal giornalista Mario Giordano ha scoperto un altro episodio di dialoghite: un oratorio parrocchiale trasformato in moschea per il Ramadan, a quanto pare ad insaputa di tutti meno che del parroco, che però è in Africa per celebrare un funerale.

Il morbo della dialoghite affligge la Chiesa dal dopo Concilio ed essendo cosa ben diversa dal dialogo ha fin qui provocato più danni che vantaggi, soprattutto quando si accompagna all’ignoranza e alla ingenuità. Tipico di ciò è l’atteggiamento di troppi preti e vescovi nei confronti dell’Islam, di cui mostrano di conoscere assai poco e soprattutto di non aver mai letto il Corano, il quale lascia pochi dubbi sulla vera natura di questa religione, tutta orientata verso la conquista e per nulla verso il dialogo.

Ad esempio, madornale errore è il concedere spazi “di preghiera”, facilmente convertiti dagli islamici in moschee, con l’erronea convinzione che la moschea sia niente di più che l’equivalente della nostra chiesa, ovvero un luogo di ritrovo liturgico e preghiera. In realtà essa, oltre a questo, è contemporaneamente centro culturale e politico e soprattutto ogni luogo dove i mussulmani si riuniscono a pregare diventa terra e proprietà dell’Islam, da difendere fino alla morte. Ecco spiegato perché a Monfalcone il sindaco leghista, che ha fatto chiudere due moschee clandestine, deve girare sotto scorta per le minacce di morte degli islamici, che oltretutto continuano imperterriti a riunirsi nelle strutture sequestrate.

Ecco anche spiegata la pressante richiesta di sempre nuove moschee; un modo per “marchiare il territorio” e sottrarre sempre più lughi alla disponibilità di noi infedeli. Spesso e volentieri infatti moschee e centri islamici sono finanziati dalla componente più integralista dell’Islam: il wahabismo saudita e omanita, che invia i suoi imam a predicare in arabo per sobillare i fedeli alla conquista e alla jihad contro il corrotto Occidente.

Inoltre la facilità con cui proprio i sacerdoti e i vescovi cattolici concedono spazi e “dialogo” convince ancor più gli islamici che se noi cattolici non sappiamo e non vogliamo difendere la nostra religione significa che anche noi siamo pronti per essere sottomessi all’Islam.

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