In Francia l’omosessualità è un dogma

In Francia l’omosessualità è un dogma

di Angelica La Rosa 

IL MINISTRO DELLE PARI OPPORTUNITÀ DEFINISCE INACCETTABILI LE PAROLE (GIUSTE) DI UN SACERDOTE CATTOLICO 

L’abate Matthieu Raffray, sacerdote che celebra la tradizionale messa in latino, molto conosciuto tra i cattolici francesi sui social network, ha pubblicato sul suo account Instagram un breve video sulle tentazioni, nell’ambito dei suoi insegnamenti quaresimale, in cui spiega al suo pubblico che l’omosessualità è una “debolezza”: “Tutti abbiamo delle debolezze: gli avidi, i irascibili, gli omosessuali”.

Il prelato considera l’omosessualità come uno tra “tutti i peccati, tutti i vizi che possono esistere nell’umanità”. Le giuste affermazioni del prete non sono andate giù ad Aurore Bergé, ministro francese responsabile della lotta alla discriminazione, che ha definito le sue riflessioni “inaccettabili”.

Il DILCRAH, la commissione interministeriale per la lotta al razzismo, all’antisemitismo e all’omofobia, ha colto la palla al balzo e ha confermato di aver “informato il pubblico ministero dei commenti omofobici fatti dal signor Raffray sui suoi social network”.

Nel suo messaggio la delegazione ha aggiunto: “Parlare dell’omosessualità come di una debolezza è vergognoso”. Così, in seguito alla denuncia da parte del ministro delle “parole inaccettabili (odiose) sull’omosessualità” pronunciate da padre Raffray, il DILCRAH afferma che il commento del sacerdote è “omofobico” e punibile secondo la legge francese.

Le critiche derivano anche dal fatto che si ritiene che i suoi commenti promuovano indirettamente le “terapie di conversione”, vietate in Francia dal 2022.

In un’intervista al settimanale cattolico Famille Chrétienne, il sacerdote ha espresso la sua preoccupazione per questo ennesimo tentativo di intimidire l’insegnamento morale tradizionale della Chiesa cattolica: “È la morale cristiana ad essere sotto attacco”, ha detto, aggiungendo che nel suo video non faceva altro che citare il Catechismo della Chiesa Cattolica.

Non è la prima volta che la posizione della Chiesa cattolica sull’omosessualità viene portata davanti ai tribunali di Francia. Nel 2022, l’associazione cattolica Renaissance è stata processata per commenti fatti in un articolo pubblicato nel 2019, che descriveva l’unione omosessuale come un “peccato grave”. La denuncia è stata presentata da tre associazioni per i diritti LGBT.

La sentenza, poi confermata in appello, ha stabilito che i commenti, che citavano l’insegnamento della Chiesa cattolica, non erano affatto discriminatori. Pertanto, è improbabile che il rapporto del governo sfoci in una condanna per il sacerdote. Tuttavia, la reazione violenta e sproporzionata del ministro Bergé dimostra il grado di ostilità del potere francese nei confronti della morale cristiana.

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