Gabriele Kuby spiega la sua conversione

di Simona Trecca

GABRIELE KUBY, SOCIOLOGA E CRITICA LETTERARIA TEDESCA, RACCONTA LA SUA CONVERSIONE ALLA FEDE CATTOLICA IN UN LIBRO-DIARIO, FINALMENTE TRADOTTO IN ITALIANO DALLE EDIZIONI ARES

Definirlo solo un diario è riduttivo. Quello di Gabriele Kuby è un concentrato di religione cattolica in termini di dottrina, riferimenti a documenti storici, luoghi sacri e personaggi mistici. Bisogna quindi leggere La mia strada per Maria. Diario di una conversione (Edizioni Ares, Milano 2021, pp. 328, €16,80) con dizionario alla mano per potersi documentare di volta in volta ed arricchire la propria conoscenza.

E come in uno specchio, ci si ritrova riflessi e gli stessi pensieri, domande e dubbi dell’autrice diventano in maniera del tutto naturale gli stessi del lettore, in particolare del lettore cattolico, o in ricerca della Verità. Tappe, tempi, modalità descritti di questa conversione, infatti, sono simili a tante altre ma non per questo risultano meno profonde.

Interessante il colloquio con Padre Dietrich sulla fede e su Medjugorje e, inoltre, laddove l’autrice si pone domande sull’ecumenismo dando ai lettori una risposta argomentata in più punti, in un capitolo del libro (l’ultimo) che è da statuetta Oscar e, come tale, può suscitare polemiche e critiche. In questo capitolo, fra l’altro, la Kuby annota quasi di sfuggita: «I martiri sono intolleranti? Riflessioni dopo la conversione sul documento vaticano Dominus Jesus»… Con logicità disarmante al limite dell’ovvietà, infatti, l’autrice spiega perché Gesù Cristo è la Via, la Verità e la Vita. Di difficile contraddizione.

Il filo conduttore del “diario” è la Madre di Dio, che l’autrice cerca ed insegue in diversi santuari mariani, ricollocando questa figura così potente e alla portata di tutti nella giusta prospettiva di una fede personale e non solo. Il rischio di creare squilibri tra Gesù e Maria nel libro non esiste. Maria accoglie e conduce a Gesù!

In alcuni preziosi passaggi del libro si rimarcano le basi su cui poggia la fede cattolica (preghiera, digiuno, confessione, Parola di Dio, Eucaristia) e si ritorna sull’importanza dell’obbedienza.

Nel diario la Kuby alterna stati d’animo che spaziano dalla confusione, alla gioia piena, dalla disperazione all’accettazione del dolore, dall’angoscia alla contemplazione ma, allo stesso tempo, ci consegna pagine zeppe di fine teologia. L’autrice snocciola con stile colloquiale ma approfondito diversi importanti ma spesso dimenticati aspetti della religione cattolica, quali il peccato originale, l’esistenza dell’inferno, la figura e il ruolo di Maria nel piano della Redenzione, l’importanza del rosario, il significato della Croce, la formazione dei seminaristi etc.

Il saggio, in definitiva, permette di trarre validi spunti di meditazione su diversi assunti già conosciuti dai credenti ma mai abbastanza meditati.

A pag. 80 inoltre, ci si imbatte persino in un piccolo mistero circa una pietra avvolta in seta, legata ad una rivelazione, che lascia il lettore in sospeso (solo quello femminile perché la curiosità è donna!). Il mistero è comunque svelato verso la fine e può lasciare un po’ interdetti per un possibile strascico New age.

Da questo diario però si percepisce la determinazione e caparbietà di una donna che, seppur nel momento in cui l’ha scritto era nel pieno di una crisi coniugale, familiare e di mezza età, è riuscita a riconoscere i propri limiti, ad accettare le sue fragilità, a capire che da sola non sarebbe riuscita ad uscirne fuori. Si è affidata, ha confidato e si è fidata di Dio. Con le sue competenze e non rinnegando il suo bagaglio culturale si è avvicinata alla Chiesa Cattolica finendo per conoscerla bene ed amarla. È stata presa per mano da Maria che dolcemente l’ha accompagnata in questo cammino per nulla facile. Senza Maria, difficilmente le sarebbe stato possibile.

Questo libro però ha un limite. Non è per tutti. È un libro radicale, impegnativo, o lo ami o ne sei attratto, o lo rifiuti. E questo l’autrice lo spiega benissimo: «Credere è un continuo atto di volontà […].  Se non voglio credere, nessun rapporto sui fenomeni miracolosi mi convincerà […]. La fede non casca dagli alberi. Necessita di impegno». Per chi a priori è scettico, non è alla ricerca di Dio, non è aperto alla Verità, può essere infastidito da questo tipo di affermazioni.

Ma quello di Gabriele Kuby è in definitiva un libro completo da un punto di vista della religione cattolica. È sfaccettato, è traboccante, è la versione al femminile, di Ortodossia di Gilbert Keith Chesterton (1874-1936) ma addolcito e intenerito dalla capacità tutta femminile di amare senza riserve, di servire per amore, di fare spazio all’altro senza forzature. Ma anche di aderire e portare avanti una scelta radicata e radicale se ci si crede fino in fondo. E L’autrice l’ha dimostrato pienamente.

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