Il significato della festa nella società multiculturale

Il significato della festa nella società multiculturale

di Pietro Licciardi

TRASMETTERE MEMORIA E VALORI, MA SE ORIENTATI AL BENE

Torniamo sulla vicenda della scuola di Pioltello nei pressi di Milano, che ha chiuso i battenti in occasione della fine del Ramadan, per riflettere sulla questione delle feste religiose in una società ormai multiculturale e relativista.

Innanzitutto le feste e le ricorrenze storiche non dovrebbero limitarsi alla festa per la festa ma fare memoria e trasmettere valori e in questo senso diventano un importante fattore di integrazione rendendo partecipi i molti stranieri che ormai vivono tra noi dei fatti salienti della nostra storia e delle nostre tradizioni. Purtroppo però spesso oggi le scelte non sono fatte soppesando le motivazioni o gli argomenti di carattere razionale che portano alla ragionevolezza di quella scelta, ma perché ci si immerge in un certo clima, perché si respira una certa atmosfera o si vivono alcune emozioni. Infatti quando andiamo ad una festa e poi ne parliamo probabilmente il primo commento è “mi è piaciuta” e nulla diciamo sul contenuto. Ci fermiamo al senso estetico.

Un altro elemento importante oltre il contenuto è il significato e lo scopo: se porta cioè al bene. La festa deve suscitare il bene perché ci sono feste che suscitano il male. Il nazionalsocialismo e il comunismo aveva capito l’importanza delle feste e per questo organizzavano le adunate a Norimberga o le sfilate del primo Maggio che trasmettevano un senso di orgoglio e fervore che però indirizzava al male. 

Lo stesso vale per i simboli che devono essere difesi ma a cui deve essere ridato il loro significato. E’ giusto e doveroso difendere il crocefisso nelle scuole ma sebbene la sua presenza sia comunque importante sarebbe solo un arredo, come la lavagna o la cattedra, se non gli restituissimo e non riscoprissimo il suo vero significato. Così la Pasqua non è la festa del coniglio e dell’uovo con la sorpresa ma la memoria della Resurrezione di Gesù. Il Natale non è la festa dei regali ma la nascita di Gesù. La domenica oggi è per molti un giorno come un altro ma se si ritrovasse il significato del riservare del tempo a Dio il giorno festivo riacquisterebbe il suo significato originale per cui è nato. La festa diventa allora il modo per comunicare il significato che racchiude e che ne è a fondamento. 

Nel dialogo tra diverse culture e tradizioni è essenziale riscoprire la propria identità perché il dialogo può esserci solo tra due culture, due identità: se noi non abbiamo la nostra non ci può essere dialogo. Nella storia ci sono stati già incontri tra culture diverse ma oggi, con la globalizzazione e Internet le distanze sono svanite e il pericolo è la tentazione dell’omologazione: di mettere tutte le culture sullo stesso piano. 

Ma non tutte le culture hanno lo stesso valore o sono positive, quindi dobbiamo fare una selezione che tende al bene. In tal senso vanno respinti tutti gli aspetti che contraddicono la legge naturale, la dignità della persone ecc., e quindi non si può accettare l’infibulazione, la poligamia, i sacrifici umani o il fenomeno del cannibalismo. E per lo stesso motivo non ci si può calare le braghe di fronte all’islam, anche se bisognerebbe valorizzare le diverse tradizioni e feste, come ad esempio la preghiera dei mussulmani per la fine del Ramadan o la processione mariana della comunità peruviana o il capodanno cinese.

Altra cosa sarebbe imporre in Afghanistan il Natale come festa nazionale o il venerdì come giorno di festa in Italia. Va usato un giusto equilibrio basato sul buon senso di ciò che è facilmente praticabile ed è buono rifiutando ciò che è irrazionale. 

La vicenda della scuola di Pioltello mostra invece l’assurdità di alcune scelte fatte senza riflettere, dettate solo da banali considerazioni tipo: siccome la maggioranza degli studenti sono islamici non si sarebbero comunque presentati a lezione. 

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