Conosciamo San Giuseppe Moscati

di Mariella Lentini*

TRA I BEATI E I SANTI FESTEGGIATI OGGI (Sant’ Alferio, San Basilio di Pario, San Costantino di GapSan Damiano di PaviaSan Davide Uribe Velasco, Sant’Erchembodone, Santi Ferdinando da Portalegre ed Eleuterio de PlateaSan Giulio I, Beato Lorenzo, Beato Pedro Roca ToscasBeato Pedro Ruiz OrtegaSan Saba il Goto, Santa Teresa di Gesù delle Ande (Giovanna Fernandez Solar), Santa Vissia di FermoSan Zeno (Zenone) di Verona) RICORDIAMO IL MEDICO SANTO DI NAPOLI

Uno dei principi del “Giuramento di Ippocrate” (scritto dal medico greco Ippocrate nel 430 a.C.) prestato dai medici all’inizio della professione, sancisce la cura dei pazienti con lo stesso scrupolo, a prescindere da qualsiasi differenza di razza, religione, condizione sociale e ideologia politica.

Giuseppe Moscati, medico, ricercatore e docente universitario illustre, diventato santo senza aver mai indossato l’abito religioso, è andato oltre. Il suo esempio conferma che tutti possono diventare santi, o almeno, avvicinarsi alla santità. Nato a Benevento nel 1880, figlio di un magistrato, è settimo di nove fratelli. La famiglia Moscati, molto religiosa, insegna ai figli i valori cristiani. Giuseppe conclude brillantemente i suoi studi di medicina, con lode e diritto di pubblicazione, a Napoli.

Geniale nelle diagnosi e nelle cure, presta la professione presso l’Ospedale Riuniti degli Incurabili di Napoli. Vince, poi, un concorso arrivando primo, e ne diventa primario. Intanto all’università, i suoi allievi affollano l’aula per poter seguire le sue lezioni. La sua fama di ricercatore scientifico è internazionale. I pazienti arrivano da tutto il Mezzogiorno d’Italia per farsi curare da lui, anche per la profonda religiosità che il professore esprime in ogni suo gesto quotidiano.

Per il medico fede e scienza sono imprescindibili: ogni mattina va a Messa, è devoto della Madonna e di Santa Teresa di Gesù Bambino di Lisieux e, oltre al fisico, cerca di guarire le anime, pregando e parlando di speranza e di Provvidenza Divina. Moscati offre agli altri i doni che ha ricevuto da Dio: infatti non si fa pagare dai pazienti poveri e, anzi, regala loro denaro, medicine e cibo. Per risparmiare il professore mangia poco e si sposta a piedi, privandosi della carrozza e dell’automobile. Vende persino i quadri di famiglia pur di aiutare i tanti bisognosi che nella Napoli dei primi del Novecento vivono in miseria.

Giuseppe Moscati compie anche gesti eroici: durante l’eruzione del Vesuvio del 1906 mette in salvo i ricoverati dell’ospedale di Torre del Greco e di fronte a un’epidemia di colera cura i malati, sprezzante del pericolo di contagio. La morte lo coglie a soli quarantasei anni, all’improvviso, a Napoli, nel 1927. Tre i miracoli di guarigione accertati dopo la sua morte, grazie alle preghiere rivolte al “medico Santo di Napoli” o al “medico dei poveri” come fu definito.

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