L’apparizione ai discepoli impauriti

di Giuliva Di Berardino

IL VANGELO DEL GIORNO COMMENTATO DA UNA TEOLOGA LITURGISTA

Sabato 13 Aprile 2024

Gv 6, 16-21


Venuta la sera, i discepoli di Gesù scesero al mare, salirono in barca e si avviarono verso l’altra riva del mare in direzione di Cafàrnao. Era ormai buio e Gesù non li aveva ancora raggiunti; il mare era agitato, perché soffiava un forte vento. Dopo aver remato per circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Sono io, non abbiate paura!». Allora vollero prenderlo sulla barca, e subito la barca toccò la riva alla quale erano diretti.


Se moltiplicando i pani e i pesci, Gesù desidera manifestare il senso profondo della fede capace di moltiplicare il bene e la bellezza della gratuità, oggi, in questo testo del Vangelo che ci racconta l’apparizione ai discepoli impauriti per l’assenza del Maestro, durante la notte, in preda alla tempesta, impariamo come Gesù sia veramente la via da seguire per poter approdare subito alla riva alla quale siamo diretti. Il linguaggio simbolico dello stile di Giovanni, autore di questo brano del Vangelo, ci mostra che, davanti a Cristo Signore, le tenebre della notte, si vanno sempre più diradando, perché tra luce e tenebra, tra morte e vita avviene un “prodigioso duello”, in cui il vincitore è Cristo, risorto dai morti, come ci fa cantare la bellissima sequenza di Pasqua. E se i discepoli si trovano in mezzo alla tempesta è proprio perché vivono questo conflitto tra  morte e vita, infatti si trovano immersi in acque agitate e in ebraico le acque, mayim, sono il simbolo non solo della vita, ma anche della morte. Quella tempesta è certamente la situazione esterna che i discepoli stanno vivendo, ma è anche la situazione che vivono nei loro cuori. In questo turbamento Gesù và incontro ai suoi amici, e viene incontro anche a noi, camminando sulle acque, cioè come il Signore che domina su tutto ciò che angoscia e agita la nostra vita, su ciò che ci fa paura, per darci il dono della fede, che è il dono più prezioso che possiamo utilizzare su questa terra, il dono che ci permette sempre di giungere a un traguardo ulteriore, di andare avanti senza lasciarci mai consegnare alla morte. Lasciamoci raggiungere dal Signore, lasciamoci rassicurare da Lui, permettiamo ai nostri cuori che oggi il Risorto ci dica: «Sono io, non abbiate paura!» e con Lui passeremo nella fiducia e nella pace perfino le tempeste, perché è Lui che ci donerà sempre la grazia di approdare subito alla riva alla quale siamo tutti diretti e sperimentare ancora la gioia vera, quella che nessuno ci potrà togliere.

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