La storia del super bonus: perché Draghi lo ha distrutto

di Vincenzo Silvestrelli

LA NATURA DI MONETA FISCALE DEL SUPER BONUS ERA IL VANTAGGIO PER LITALIA DEL PROVVEDIMENTO E FUMO SUGLI OCCHI PER DRAGHI. LA MELONI SI ADEGUA

L’attuale governo dà la colpa dello stress del bilancio italiano al super bonus, provvedimento che è stato decisivo per permettere una ripresa della economia italiana dopo il covid. Il provvedimento è stato affossato da Draghi  che affermò in Parlamento  che il non funzionamento del super bonus «Sta nei meccanismi di cessione senza discrimine. Sono loro i colpevoli di questa situazione per cui migliaia d’imprese sono bloccate in attesa dei crediti» . Il valore principale del provvedimento stava nella creazione di moneta fiscale. La possibilità di cedere le detrazioni creava liquidità a costo zero, evitando i vincoli di bilancio europei. La circolazione dei crediti fiscali è stata subito criticata da Draghi, il garante del laccio dell’euro sull’Italia, e fatta cessare da Giorgetti e Meloni che obbediscono alle sue indicazioni.

Questo venire meno della circolazione ne ha eliminato la natura di moneta fiscale portando all’immediato incasso delle detrazioni e quindi all’impatto subitaneo sulla finanza pubblica.

Il vantaggio della moneta fiscale è di favorire lo sviluppo economico e quindi di aumentare gli incassi fiscali grazie allo sviluppo economico. Togliendo la circolazione rimangono gli effetti negativi mentre non si attuano quelli positivi. La moneta fiscale, perfettamente compatibile con i trattati europei, è un ottimo strumento generale per ricreare liquidità nel sistema economico italiano senza obbligo di pagare interessi sui titoli di debito pubblico. Questa prospettiva non è gradita agli oligopolisti della finanza anglosassone di cui Draghi è il garante e Meloni e Giorgetti i suoi esecutori. Anche in questo ambito Meloni non ha mantenuto le promesse.

Interessante vedere anche come si è evoluta la comunicazione sul provvedimento. E’ stato presentato come una misura ingiusta perché favoriva i ricchi, dimenticando che in Italia la proprietà delle case è molto diffusa e quindi il provvedimento aveva un carattere generale.  I dati offerti dalla Meloni erano fortemente discutibili come evidenziato da alcuni siti. Si è poi detto che costituiva un onere insostenibile non ricordando che la fine delle cedibilità e quindi del tempo di riscatto, era stata provocata dai provvedimenti del governo che attuava gli ordini di Draghi.

Certamente il provvedimento aveva delle criticità, come la stessa misura del 110%, che ha favorito le truffe e si è accompagnata alla nascita di imprese occasionali come denunciato anche dall’ANCE.

In definitiva possiamo dire che questo governo ha messo in crisi i cittadini cambiando in corsa le regole, per obbedire alla UE che, ormai dal 1992, è il macigno al piede della economia italiana.

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