L’amabilità autorevole del buon Pastore

di Giuliva Di Berardino

IL VANGELO DEL GIORNO COMMENTATO DA UNA TEOLOGA LITURGISTA 

Domenica 21 aprile 2024 – Quarta domenica del Tempo di Pasqua 

Gv 10, 11-18


In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

Oggi è la domenica detta “del buon pastore” in cui tutta la Chiesa prega per le vocazioni. Gesù usa l’immagine del pastore che non comanda le pecore, ma “le conosce“, e questa conoscenza è reciproca, perché anche le pecore conoscono il pastore, lo ascoltano e lo seguono. Allora l’immagine del pastore ci mostra perfettamente che cos’è la vocazione cristiana: ascoltare e seguire Colui che ci conosce fino in fondo e che ci ama. È ciò che è scritto anche nel salmo 23 attribuito al re Davide, il re d’Israele che venne scelto da Dio fin dall’adolescenza. Davide, che comunque prima di essere  re era un pastore, canta a Dio con queste parole: “Il Signore è il mio pastore, nulla mi manca, in pascoli erbosi mi fa camminare, mi conduce ad acque tranquille“. Il Signore, allora, è proprio come un pastore buono, che ha il coraggio di difendere  le sue pecore contro i lupi, che sa prendere a cuore le necessità delle pecore, che sa amarle personalmente, ma anche tutte insieme, perché le tiene unite per la qualità del suo amore che è per ciascuna di loro, perché restino unite e non si disperdano. Il Signore allora affida anche a ciascuno di noi un piccolo gregge: la famiglia, gli amici e tutti coloro che si affidano a noi. Questa è la vocazione: avvertire nel cuore questa amabilità che cresce dentro di noi, sentire dilatare in noi e attraverso di noi l’amabilità autorevole del buon Pastore. E poiché “kalos” in greco vuol dire sia “buono” che “bello“, il pastore è così amabile da essere sia buono che bello perché la sua amabilità e la sua bontà ci attira tutti! In questa domenica, allora, fermiamoci un attimo e facciamo nostre le esortazioni del santo Papa Gregorio Magno: “Domandatevi, fratelli carissimi,- scrive il papa- se siete pecore del Signore, se lo conoscete, se conoscete il lume della verità. Parlo non solo della conoscenza della fede, ma anche quella dell’amore.” Buona domenica!

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