L’Italia è una colonia a stelle e strisce

di Matteo Castagna

SUPERARE I VECCHI SCHEMI IDEOLOGICI E GUARDARE AL FUTURO TRANSUMANISTA

Mentre i marziani del terzo millennio si accapigliano tra fascisti e antifascisti, in un contorno di retorica nauseante, come se a 79 anni dalla morte del Duce e dal crollo del regime, ci trovassimo in un clima da dopoguerra.

Da un lato, abbiamo chi lotta contro i fantasmi e, dall’altro chi riconosce, con onestà intellettuale, che le problematiche, le sfide e le priorità del terzo millennio sono ben altre, e non si lasciano distrarre dal pollaio dei media mainstream, tutto concentrato su una dicotomia da operetta, che ha stancato la maggioranza degli italiani.

Il mondo sta cambiando, tramite guerre sanguinose, e i paradigmi si stanno trasformando, così come gli equilibri mondiali, nonostante i radical chic amino sproloquiare di resistenza e di liberazione, dimenticando che nel ’45 eravamo invasi dai tedeschi, ma da allora siamo i lustrascarpe degli americani.

È il 1951 quando gli Stati Uniti e l’Italia firmano un accordo: i primi si impegnano a restaurare il sistema di comunicazione militare del secondo, in cambio di circa mille ettari di terreno situati tra Livorno e Pisa; soprattutto, però, c’è il permesso di muoversi in Italia. Non scordate infatti che tecnicamente il nostro paese esce sconfitto dalla Seconda guerra mondiale: in più agli USA interessa muovere passi sempre più consistenti in un’Europa che di lì a non molto finirà al centro della Guerra Fredda.

Il nostro paese diventa quindi particolarmente ghiotto in ottica militare e questo spiega perché, nel corso degli anni, la presenza delle basi militari statunitensi e della NATO diventa sempre più concreta.

Quante e quali sono le basi americane in Italia? Ce ne sono in totale nove. La prima è quella di Camp Darby presso Pisa, in Toscana. In Friuli si trova la base aerea di Aviano, mentre in Veneto (precisamente a Vicenza) se ne trovano due: la celebre Caserma Ederle e Camp Del Din, entrambe ospitanti truppe della US Army. Nel Lazio si trova la base navale Gaeta Naval Support Activity, situata abbastanza ovviamente nella località di Gaeta.
Anche in Campania, come in Veneto, si trovano ben due stabilimenti: uno di questi è la Naval Support Activity Naples, con funzione di comando logistico, situata presso l’Aeroporto di Napoli-Capodichino. L’altro invece è Carney Park, un centro ricreativo militare della US Navy a Gricignano di Aversa. Ed anche la Sicilia ospita due basi: la Naval Radio Transmitter Facility a Niscemi, una base radio della US Navy, e la base aerea di Sigonella. Quest’ultima è molto probabilmente la più famosa per via della celebre crisi del 1985, ove il Presidente del Consiglio Bettino Craxi diede, e nel 1992 la pagò cara per tutti, l’unico grande esempio di sovranità nazionale italiana, dai tempi del secondo conflitto mondiale.

In questa situazione, una Nazione sconfitta, distrutta e ricostruita soprattutto coi dollari degli Stati Uniti, nonché occupata militarmente, è una colonia a stelle e strisce. Questo grande lascito dei partigiani, lo stiamo pagando obbedendo a testa bassa ad ogni desiderata d’Oltreoceano. Nella contemporaneità siamo in piena evoluzione tecnologica, che ci sta portando “Oltre l’umano”, come titola un recente libro, laddove le più potenti lobby mondiali stanno costruendo il Transumanesimo ed il Futuro della Società.

Mentre altri giocano a Risiko, facendo professioni di fede Antifà rispolverando gli striscioni delle manifestazioni del 1946 o di quelle sessantottine, il mondo è di fronte a cambiamenti epocali, che metteranno a dura prova tutto il mondo, specialmente quello più povero, ove i globalisti, quando si presentano, ne creano sempre di nuovi.

La singolarità tecnologica, intesa come un punto ipotetico nel futuro in cui la tecnologia raggiungerà un livello tale da indurre radicali mutamenti nell’ordine sociale, politico ed economico, fa nascere interrogativi profondi sulla natura umana, sulla moralità e il senso dell’esistenza. Quale sarà il confine tra uomo e macchina? In che modo la fusione con la tecnologia influirà sull’identità individuale e collettiva? In che maniera l’uomo potrà, di fronte a tecnologie sempre più avanzate, mantenere il controllo delle proprie decisioni e del proprio destino in un mondo dominato dalla tecnologia?

Sarebbe opportuno che scienziati, filosofi, teologi, legislatori ci parlassero di queste questioni, che ci cambieranno la vita, piuttosto che dello scempio di Piazzale Loreto, avvenuto 80 anni fa. Anziché discettare sulla visione filosofica di Pertini, avremmo piacere di sapere se esista la prospettiva di allungare indefinitamente la vita umana, quindi cosa significherà vivere bene? L’immortalità è desiderabile? Come si configurano i concetti di divinità, anima e trascendenza in un’era di potenziale immortalità tecnologica?

Nonostante sappiamo, fin dalle elementari, che la Costituzione è la Carta nata dalla sintesi delle anime buone che hanno vinto la guerra, perché nessuno, nel 2024, ci spiega quello ci aspetta, ma che non conosciamo in profondità, laddove ci sarà la possibilità di interventi genetici, neuro-tecnologici e cibernetici su individui umani che potrebbero alterare la nostra capacità di agire cristianamente o in coscienza così come di comprendere e valutare il bene e il male? Come cambierà, al di là di chi un giorno si sente uomo e l’altro donna, la nostra comprensione della moralità quando la linea tra umano e post-umano sarà sempre più sfumata?

Ad ANPI non dispiacendo, io preferirei dare una chiave di lettura dell’attualità in trasformazione, pur rispettando le sofferenze ed i sacrifici di tutti.

Scorgo la rivolta del sentimento moderno della vita contro il Cristianesimo. La critica liberale, oltre ad avere pregiudizi intellettualistici contro l’intervento di Dio nella storia, ha portato il mondo dei valori cristiani nell’indifferenza, perché urta contro un fronte affettivo sempre crescente di ostilità e di ripugnanza.

La fede, sin dal Rinascimento vive in un clima di opposizione, che durante la post-modernità è giunto a far credere ai più che “Dio è morto”. Come già ritenevano i comunisti, vincitori e liberatori del bunker di Berlino. Perciò, trionfa il pensiero, più o meno consapevole, dell’uomo che si fa Dio in opposizione al Dio che si fa Uomo, rifiutato al punto di voler sostituire il Natale con una generica Festa d’Inverno. Si è partiti con le pubblicità ingannevoli e si è arrivati a ritenere normale la pubblica blasfemia. Purtroppo anche in chiesa.

Lo scetticismo contro l’oggettività dei principi colpisce, soprattutto, la religiosità e la moralità. Ecco che non viviamo in una società laica ma atea, a-morale e a-religiosa perché ciascuno fa per sé, arrivando anche a non riconoscere il diritto naturale, che è l’evidenza dei fatti conclamata, perché tutto diviene soggettivo per tutti gli uomini/dei, che si strapperanno le unghie quando saranno sostituiti dalle macchine.

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