Si alla vita. Il 22 Giugno a Roma per fare, insieme, la differenza

di Pietro Licciardi

MARIA RACHELE RUIU: «VOGLIAMO PARLARE AI GIOVANI, CHE SONO CONTINUAMENTE INDOTTRINATI DA CHI GLI DICE CHE METTERE AL MONDO UN FIGLIO È UNA FREGATURA»

Maria Rachele Ruiu sposa e madre di due bambini – un terzo, come dice lei stessa «intercede in cielo per tutti noi» -, si è laureata in psicologia e nel 2013 ha replicato in Italia La Manif Pour Tous, diventata poi Generazione Famiglia. Da allora non ha mai smesso di impegnarsi nel mondo delle associazioni che si battono per la vita e la famiglia. E’ stata nel comitato che ha organizzato i Family Day a Roma nel 2015 ed è nel direttivo dell’associazione Pro vita & famiglia onlus. E’ anche presidente della Manifestazione nazionale per la vita che si svolge ogni anno a Roma.

Dottoressa Ruiu, a quanto pare l’offensiva abortista non si ferma e a dispetto degli allarmi sulla denatalità in Italia e in Europa la Francia ha inserito l’aborto nella sua Costituzione. Anche l’Europa vorrebbe fare altrettanto. Qual è il suo parere a riguardo?

«Sono allucinata e penso anche alla polemica che ha tenuto banco sull’emendamento al Pnrr quater rispetto alla 194. Sembra che abortire sia diventato quasi un dovere e che la scelta tra abortire e accogliere la vita del figlio sia la stessa cosa. Mettere tra i valori fondanti, ad esempio nella carta europea o come è stato fatto in Francia, l’aborto, che è il più grande inganno e dramma, è aberrante. E’ vero che di fronte a certe gravidanze inaspettate alcune donne possono spaventarsi ma trovo veramente cinico e violento indicare il figlio come problema. Faccio un esempio: io Maria Rachele resto incinta e rischio di perdere il lavoro ma la società mi dice che il problema è mio figlio e non il lavoro che rischio di perdere. Cioè: se dovessi lavorare e avere un figlio non posso farlo e questa è un’aberrazione e fa parte di una ideologia che è contro la donna. Anche perché la donna lo sa cos’è l’aborto. Io credo che oggi il vero diritto da difendere sia il non dover scegliere se lavorare o essere madre ma poter fare entrambe le cose. Oggi viene giudicato anche se una madre decide di stare a casa e crescere i propri figli, che è una scelta altrettanto importante. Bisogna dare alle donne in difficoltà socio-economiche su un piatto d’oro e d’argento tutte le possibilità e gli aiuti per accogliere i figli e in più dare alle donne la possibilità di accogliere i figli, anche quando non sono pronte a diventare genitore, non lasciandole sole durante il percorso della gravidanza. E’ inutile parlare di antidiscriminazione e giustizia se non viene custodito e preservato il diritto alla vita di ciascuno. In una società giusta non si può decretare l’eliminazione di un essere umano. Io sogno un mondo in cui l’aborto non sia neppure pensabile e dove sia possibile custodire entrambe le libertà: quella della madre e quella del figlio».

Negli Stati Uniti l’opposizione all’aborto è cresciuta e sta ottenendo molti successi. In diversi stati adesso è più difficile abortire; alle manifestazioni per la vita nascente partecipano centinaia di migliaia di persone e persino un presidente si è schierato contro l’aborto. In Italia invece sembra che ormai le posizioni si siano cristallizzate: una minoranza molto combattiva che ancora denuncia l’obbrobrio della legge 194, un’altra minoranza che ideologicamente la difende e una maggioranza indifferente che sembra non volersi porre il problema. Lei che è in prima fila nella battaglia per la vita è d’accordo con questa sensazione?

«Io penso ci sia una maggioranza silenziata. Come Pro Vita & Famiglia abbiamo commissionato un sondaggio scoprendo che ci sono quasi otto italiani su dieci che pensano che a una donna in difficoltà vada proposta un’alternativa all’aborto e che ritengono una violenza e un inganno costringere la donna ad abortire quando non può fare altrimenti. Io partirei proprio da qui, perché questo chiarisce che per la maggior parte degli italiani il concepito è uno di noi, anche se non conviene dirlo. Ci sono pochissime associazioni, molto politicizzate, che però hanno una grande esposizione mediatica le quali fanno una narrazione che non è reale. Personalmente ho cominciato a metterci la faccia quando quindici anni fa ho incontrato un’associazione che si occupava di gravidanze inaspettate con una casa famiglia in cui ospitava donne che altrimenti non avrebbero potuto tenere i figli e accoglieva il dolore delle donne che avevano abortito. Nella mia vita ho incontrato dolori molto feroci, ho visto mia mamma piangere una figlia morta, ma il dolore che ho visto nelle donne che hanno abortito non l’avevo mai incontrato e si capisce che l’ideologia pro aborto è ferocissima perché a quel dolore non ha mai dato cittadinanza. Se mi dessero oggi una bacchetta magica con la possibilità di abolire la legge 194 non so se la userei perché a me interessa che nessuna donna abortisca. Oggi non viene mai raccontato alla donna cos’è l’aborto; che quello che ha in grembo è un figlio, non si raccontano mai le conseguenze fisiche e psicologiche… Il mio impegno allora è di lavorare culturalmente affinché un giorno nessuna donna voglia abortire. La 194 è una legge che non mi piace perché dalla sua approvazione a oggi ha permesso l’eliminazione di sei milioni di esseri umani e contiene una serie di ingiustizie intrinseche. Eppure perfino la 194 dice che le donne devono essere aiutate e che l’aborto non deve essere il servizio clienti della contraccezione. Insomma siano chiamati a risalire dalla finestra di Overton senza mai negoziare sulla verità dell’aborto»

A Roma ogni anno si manifesta per la vita con una marcia. Quella di quest’anno si terrà il 22 Giugno a Roma. La partecipazione nelle ultime edizioni è stata massiccia ma purtroppo molte sigle del mondo cattolico erano e rimangono assenti: pensiamo agli scout, alle Acli, all’azione cattolica, per citarne alcune… Un certo mondo cattolico sembra essersi raffreddato su questo tema, nonostante le parole chiare dei pontefici e anche di Papa Francesco. Lei che ne pensa?

«Io non posso che fare un appello, proprio in virtù di quello che abbiamo detto finora, ad assumere una posizione in una manifestazione pubblica e quella di Giugno è la manifestazione pubblica italiana, che è sempre stata molto partecipata. Voglio sottolineare che durante la marcia abbiamo pensato di dare questo messaggio: non vogliamo parlare al politico del Pd o di qualche altro partito; vogliamo parlare ai giovani, che sono continuamente indottrinati da chi gli dice che mettere al mondo un figlio è una fregatura o significa dover rinunciare alla propria realizzazione personale o che è solo un costo. Noi invece vogliamo testimoniare ai giovani che non solo accogliere la vita è urgente – pensiamo all’inverno demografico -, che è giusto e conviene ma che è anche stupendo. Per questo abbiamo voluto portare ogni anno alla manifestazione testimonianze molto forti e belle che contrastano con le bugie in circolazione. Ricordo la testimonianza stupenda di una ragazza che diceva di essere convinta che la sua vita fosse distrutta e che l’unica possibilità fosse di liberarsi del fardello ma quando è andata dal medico e ha visto l’ecografia e sentito il battito si è resa conto che quello non era un fardello ma suo figlio. Questa donna non solo sta ancora col compagno, ma ha il bambino cresciuto e un secondo figlio. Si tratta di testimonianze di bellezza che vogliono raccontare ai giovani che ci guardano che non è vero che i figli sono solo un costo o un impedimento alla carriera. Noi donne siamo contentissime di mettere al mondo dei figli e vogliamo raccontare che non solo è urgente, non solo è necessario ma che è anche bellissimo scegliere la vita. Stiamo cercando di fare una manifestazione a più ampio raggio possibile, per permettere che tutto il mondo pro-vita possa essere rappresentato. Come lo facciamo? Dando la priorità al corteo. Stiamo cercando di fare in modo che la cosa più importante della manifestazione del 22 Giugno a Roma non sia il palco – tanto che diamo voce solo alle testimonianze – ma il corteo, che terminerà con un gruppo musicale, che non farà coreografia ma vuole dimostrare che chi sceglie la vita è felice; e quale sguardo migliore di quello musicale?»

Rinnoviamo allora l’appello a partecipare il 22 Giugno con partenza da piazza della Repubblica a Roma alle ore 14 con arrivo ai Fori Imperiali

«E come romana vi dico che sarà pazzesco e meraviglioso, perché avremo alle spalle il Colosseo. Una ambientazione stupenda con la quale sottolineare che non solo è urgente, non solo è giusto ma è anche bellissimo scegliere la vita sotto tutti gli aspetti e a tutti chiederemo di scegliere la vita nel proprio campo: ai medici, ai politici e a ciascuno di noi. Ognuno ha il compito unico e irripetibile di accogliere e mettersi al fianco della vita perché insieme possiamo fare la differenza».

Qui l’intervista completa

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