In marcia per smontare l’inganno abortista

di Pietro Licciardi

MARIA RACHELE RUIU: «I CATTOLICI FAREBBERO BENE A VEDERE COSA DICE IL MAGISTERO DELLA CHIESA, COSA DICE LA DOTTRINA SOCIALE E COSA DICE IL PAPA CHE SU QUESTO TEMA È STATO SEMPRE DI UNA CHIAREZZA ESTREMA»

InFormazione cattolica prosegue la chiacchierata con Maria Rachele Ruiu, sposa e madre di due bambini, presidente della Manifestazione nazionale per la vita che si svolge ogni anno a Roma. Quest’anno si terrà il 22 Giugno con inizio alle ore 14 in piazza della Repubblica per terminare con un concerto in via dei Fori Imperiali, di fronte al Colosseo.

Dottoressa Ruiu, lei partecipa a molti incontri pubblici e ha tenuto anche delle audizioni parlamentari. Qualcosa sta cambiando nella società e nella politica sul tema della tutela della vita nascente?

«A me sembra che un cambio di passo ci sia stato. Certo non basta ma è un piccolo passo che può essere il primo di tanti altri. Noi siamo convinti che la culla della vita nascente è la famiglia e allora speriamo ci siano sempre più governi che semplicemente diano corpo all’articolo 31 della Costituzione che dice di privilegiare la famiglia. E’ necessario non solo aiutare le famiglie, aiutare i giovani dandogli la possibilità di sposarsi ma proprio privilegiare la famiglia. Secondo me uno slogan dovrebbe essere: più figli meno tasse. Ovvero bisogna smettere, quando si allocano le risorse per la famiglia e la natalità, di considerarle dei costi ma investimenti. Ovviamente penso che nessuna donna decida di fare figli perché le paghino domani le pensioni; nessuna di noi è una fattrice per lo Stato ma lo Stato deve mettersi accanto alle donne e quando queste scelgono di mettere su famiglia deve aiutarle o quantomeno non mettergli i bastoni tra le ruote, magari con l’Isee o altre trappole burocratiche. Come dicevo credo che un cambio di passo ci sia stato, anche perché probabilmente era urgente e necessario se non altro per far quadrare la demografia e domani i conti. Spesso mi dicono: che c’entra con questo l’aborto? Beh, mancano all’appello sei milioni di persone; donne e uomini abortite trent’anni fa e che oggi avrebbero potuto mettere al mondo dei figli. Un cambio di passo che però non basta e ci vorrebbe un Piano Mattei anche per la famiglia. Speriamo in futuro ci sia e dare una testimonianza pubblica aiuta a far muovere chi è ancora nel dubbio, facendogli capire che c’è una buona fetta di elettori che lo sostiene; perché serve anche questo. Io ho speranza, anche perché il primo figlio l’ho avuto a 33 anni e una delle cose che non capivo era perché tutto quel bombardamento contro la maternità, vista sempre come un impedimento, una fatica, un costo. Ma quando ho partorito e il mio primogenito Michele ha aperto gli occhietti e mi ha guardato io sono stata catturata per sempre e qualsiasi discorso negativo che avevo sentito si è dissolto. E’ vero che il figlio non ti fa dormire la notte e che magari è un sacrificio ma cosa c’è di più sacro della vita? E questo ti dà la voglia di fare la fatica e anche soffrire, se serve, per un figlio. Questo lo dice tra l’altro la vita stessa, perché tutti di fronte ad un bambino si commuovono. Io dico sempre: sei stanco, pensi che non ce la fai più e che non vale la pena? Vai in parco giochi, siediti e goditi lo spettacolo».

C’è chi si sacrifica per mantenere la linea, chi per tenere il cagnolino, in fondo ci si può benissimo sacrificare un po’ anche per un figlio…

«Esatto, siamo in questa follia per cui una donna e un uomo possono non vivere e soffrire per vincere le Olimpiadi, per avanzare nella carriera, per altre mille ragioni e poi se non dormi due ore la notte casca il mondo. E’ vero comunque che la cifra della maternità oggi è la solitudine e dovremmo aiutare a superare anche questo. Ricordo che quando ho partorito la nonna di mio marito mi ha raccontato che ai suoi tempi c’era tutto un mondo attorno alla gestante; l’intero vicinato le era accanto: chi si prendeva cura del marito, chi lavava, chi cucinava, chi si prendeva cura della donna e poi del figlio… Tutto questo ci è stato strappato – lo dico forse in modo un po’ banale – dalla società capitalista, in cui per mettere assieme il pranzo con la cena devi lavorare dalle 8 alle 20. Allora dico: volete aiutarci? Dateci la possibilità di stare a casa coi figli e non solo le donne ma anche i papà. Quando parlo con i miei amici dico loro il mio sogno: alle 17 tutti a casa, in modo che almeno fino alle 21 si possa stare coi figli, nonostante sia ancora poco: solo 4 ore che però oggi a tante famiglie non sono permesse. Ricordiamoci che la nascita di un bambino è una bellissima notizia per la famiglia ma anche per tutti noi. Se non altro perché porta il suo contributo unico e irripetibile di amore al mondo di cui c’è tanto bisogno; e su questo credo siamo tutti d’accordo».

E’ stata pubblicata da poco la Dichiarazione del Dicastero per la Dottrina della Fede “Dignitas infinita circa la dignità umana”, dove un intero paragrafo è dedicato all’aborto. Del resto lo stesso papa Francesco ha usato parole molto dure contro chi lo pratica e chi lo giustifica. Noi ci chiediamo: ci si può definire “cattolici” senza prendere una posizione chiara contro questa piaga umana e sociale?

«Sull’aborto io ho un giudizio molto netto e fermo ma faccio fatica a giudicare le mamme perché il mio impegno nasce proprio dall’aver accolto quelle donne e mi sono resa conto che l’aborto è un grande inganno. Non faccio fatica a giudicare i ginecologi che dicono in televisione che quello in grembo è un grumo di cellule perché è anacronistico nel 2024, nel tempo degli ecografi e dell’eco doppler, dire che lì c’è un grumo di cellule, tanto che poi non vogliono che le donne guardino l’ecografia. Rispetto al fatto che “io sono cattolica ma…” ogni volta che sento quel “ma” mi viene da sorridere. Ma voglio fare un passo avanti. I cattolici farebbero bene a vedere cosa dice il Magistero della Chiesa, cosa dice la Dottrina sociale e cosa dice il Papa che su questo tema è stato sempre di una chiarezza estrema ma a difendere la vita non dovrebbero essere solo i cattolici, perché l’aborto è chiaramente l’eliminazione del più piccolo essere umano indifeso nel grembo della sua mamma e soprattutto ci sono oggi tantissimi studi che accertano che la mamma non resta indifferente a questa eliminazione. L’aborto fa fuori il figlio ma fa fuori anche una parte della madre, tanto che una delle narrazioni che si tenta di fare è che la donna abortisce e sta benissimo ma è una narrazione falsissima, che noi donne non possiamo che guardare con grande fastidio. Quelle che lo subiscono ancora di più, perché non solo sono convinte dalla società che la tua unica opportunità per essere felice è abortire, ed è un inganno, ma quando si svegliano capiscono cosa hanno fatto, perché il loro stesso corpo glielo dice in quanto era già tutto preparato e c’è un dialogo chimico meraviglioso tra mamma e bambino già nei primi otto giorni. E’ un inganno anche per gli uomini, in quanto ci sono sei milioni di bambini che oggi mancano all’appello e che avrebbero potuto essere nonni, madri, padri, ragazzi… Vi sono anche tantissime ferite sulle donne, tanto che a me commuove vedere come nei centri di aiuto alla vita la maggior parte delle volontarie sono donne che sono state aiutate ad accogliere il loro figlio e che hanno potuto vedere che c’è anche un’altra possibilità – si parla sempre di autodeterminazione e libertà ma quale libertà e autodeterminazione possono esserci se non si sa quello che si va a fare e se non c’è la possibilità di non farlo? – e donne che hanno abortito, a cui non è stata proposta l’altra possibilità e che non vogliono altre donne soffrano così tanto. Permettetemi anche di dire un’altra cosa. Chi ha un figlio in cielo, sia che l’aborto sia stato spontaneo o procurato, sappia che lui sta lì e fa il tifo per la sua mamma e il suo papà e ci sarà un tempo in cui li accoglierà. Io immagino la mia Sara che mi accoglierà in cielo abbracciandomi come non ha potuto fare. Sulla questione aborto c’è una bella torta di responsabilità, dove una parte sicuramente è della donna, che però è ingannata, spaventata, con gli ormoni sballati nei primi tre mesi; ma una parte è della società, secondo la quale abortire equivale alla scelta di far nascere il figlio, e di quei medici che dicono che quello è un grumo di cellule. Poi c’è la responsabilità delle istituzioni che raccontano altro. Voglio dire alle donne che sono state ingannate da questa legge e da tutta la narrativa che vi gravita attorno: coraggio! I vostri figli vi aspettano e nonostante questa ferita potete avere anche voi una vita felice». 

Per concludere cosa possiamo dire ai laici e ai cattolici per convincerli a partecipare a Roma alla marcia del 22 Giugno con partenza alle 14 da piazza della Repubblica?

«Io non posso che dire: senza questa manifestazione e rappresentanza pubblica che dice che vi è una parte di popolo italiano, secondo me anche bella nutrita, che chiede alle istituzioni di custodire il diritto alla vita di tutti il mio lavoro, ma anche il vostro, sarebbe inutile. Qualsiasi persona che si spende pubblicamente, in televisione o sui giornali, senza una manifestazione pubblica svolge un lavoro a metà, che non può essere efficace. E nella marcia, siccome il protagonista è il corteo, c’è uno spazio e un posto che puoi occupare solo tu, che ci stai leggendo e ascoltando, con la tua vita e le tue gambe e solo tu puoi fare la differenza. Per questo è importantissimo che il corteo sia numeroso e festoso e stiamo facendo in modo che tutti possano essere accolti, anche bambini e persone con fragilità. Sarà bellissimo vedere le famiglie con i bambini che attraversano la città. Nel corteo ci sarà un posto che potrai occupare solo tu, e allora… gambe in spalla!».

Qui l’intervista integrale

 

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