La gioia della vita di fede

di Giuliva Di Berardino

IL VANGELO DEL GIORNO COMMENTATO DA UNA TEOLOGA LITURGISTA

Venerdì 10 Maggio 2024

Gv 16, 20-23

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:«In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia. La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia. Quel giorno non mi domanderete più nulla».

In queste poche righe del Vangelo oggi la liturgia ci propone un grande messaggio di speranza: “nessuno potrà togliervi la vostra gioia”. Questa promessa è legata alla vita che nasce dal dolore e dalla prova. E non è un discorso astratto, perché qui Gesù parla di un’esperienza tutta umana: ci propone di osservare la situazione in cui si trova la donna che partorisce.

L’esperienza del parto è quanto di più umano si possa far esperienza, perché è esperienza che riguarda la vita concreta. Gesù ci dice che ogni dolore, ogni difficoltà, per chi ha fede assomiglia al parto e ogni credente è come la donna che partorisce: non ricorda più il dolore perché la gioia del Signore, la gioia della vita, supera ogni dolore. E Gesù oggi viene a prometterci questa gioia, la gioia della vita di fede, che, lo dice chiaramente, ha molto a che vedere con la maternità. Lo stesso Gesù, nel momento in cui pronuncia queste parole incoraggianti, sta vivendo una profonda tristezza perché sa che dovrà morire di lì a poco. Eppure, nonostante la sua profonda tristezza per quello che presto vivrà, non chiede ai suoi amici di rattristarsi con lui, ma promette la gioia. Questo è l’esempio che abbiamo davanti a noi, questo significa vivere il Vangelo: fare come ha fatto Gesù.

Per vivere la gioia che Gesù ci promette, allora, è necessario non guardare a noi stessi, al nostro dolore, alle insoddisfazioni, alle difficoltà, e neppure ai successi che viviamo, perché la gioia si ottiene guardando Dio Padre come piccoli bambini che si sentono portati in braccio. E anche guardando con attenzione amorevole coloro che ci vivono accanto. Ricordiamo Madre Teresa di Calcutta, che raccomandava alle sue suore di sorridere sempre, perché noi siamo responsabili  della pace di chi ci sta vicino, del loro benessere e della loro gioia.

Pensiamoci: il sorriso è proprio quel piccolo movimento del volto che muove verso l’alto, che alleggerisce i pesi e predispone tutta la persona ad andare incontro all’altro con benevolenza. Allora se è vero che abbiamo molti motivi per affliggerci oggi, è vero anche che possiamo sorridere, ripetendo le parole di Gesù: “vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia“. 

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