I Verdi in Europa perdono pezzi

I Verdi in Europa perdono pezzi

di Gian Piero Bonfanti

LA DERIVA LIBERAL-AMBIENTALISTA PRO GENDER SEMBRA AL COLLASSO

Più ci avviciniamo alle elezioni europee e più arrivano notizie rincuoranti. Pare che la deriva liberal-ambientalista filo-gender stia arrivando al collasso. Proprio quel filone politico che in tutti questi anni ha condotto l’Europa verso il baratro, imponendo dictat su temi etici come aborto, eutanasia, gender ed altro, ma anche sulle scelte scellerate e compulsive alla ricerca di un ambientalismo spasmodico a discapito delle tasche di tutti noi. Probabilmente la spinta in questi anni è stata troppo forte, è stato fatto il passo più lungo della gamba, i risparmi sono stati prosciugati e le persone iniziano a cambiare opinione, così come accade sempre quando si fa fatica a portare il pane in tavola.

I primi segnali arrivano proprio dalla Germania, dove sembra che la tendenza al “green” stia subendo una forte crisi. Ciò che sta accadendo al governo dell’ex potenza economica e industriale europea rispecchia infatti quanto appena accaduto in Scozia. L’amministrazione Scholz, la quale conta dell’appoggio di un partito verde le cui politiche hanno devastato l’economia con la deindustrializzazione, l’aumento del debito pubblico e l’impennata dei prezzi dell’energia, ha anche promosso, come in Scozia, una serie di temi estremisti e “progressisti”, come la promozione del movimento “trans”, l’opposizione al controllo delle frontiere e dell’immigrazione, con la spinta di partiti verdi che perseguono politiche fortemente in contrasto con l’opinione pubblica.

I Verdi in Germania hanno pure imposto il divieto dell’uso del riscaldamento centrale a gas, e questo non è stato gradito dagli elettori tedeschi. I fondi per i sussidi necessari sono oramai esauriti in quanto le politiche “verdi” hanno contribuito alla crisi economica del paese. È stata chiusa l’ultima centrale nucleare tedesca nell’agosto del 2023 ed anche questo ha gravato sulle tasche dei contribuenti. Un disastro senza precedenti accompagnato anche da una serie di scelte anticristiane sui temi etici.

Come dicevamo, in Scozia la situazione è già collassata ed il 29 aprile il primo ministro scozzese, Humza Yousaf, si è dimesso in diretta televisiva in seguito al crollo del suo governo di coalizione tra la sinistra e i Verdi. Le sue dimissioni sembra che non abbiano nulla a che vedere né con il dovere né con i principi, come ha sottolineato nel discorso di annuncio delle sue dimissioni, bensì pare che sia il risultato di una temuta reazione dell’opinione pubblica come contraccolpo all’aumento delle tasse, all’eccesso di regolamentazione ed alla follia delle politiche “green” progressiste. Ma per comprendere meglio le ideologie che muovono il partito dei Verdi in Scozia, e che comunque rispecchia l’establishment tedesco, nonché quello europeo, è necessario capire chi è Patrick Harvie, il co-leader del partito green scozzese. Personaggio ambiguo che usa i pronomi lui/lei per autodefinirsi, bisessuale, membro della comunità LGBTQ+, fortemente sostenitore della prescrizione di ormoni e interventi chirurgici a bambini sessualizzati, bloccanti puberali e convinto sostenitore di pratiche abortive. È talmente anticristiano da aver scritto in un post: “A mio parere, l’Istituto Cristiano dovrebbe essere trattato come un gruppo che incita all’odio, non come un alleato con cui lavorare. E l’NSS dovrebbe riconoscere che, sebbene ci siano dibattiti legittimi sul modo migliore di affrontare i crimini d’odio, l’IC non è interessato a questi (Patrick Harvie)”. Un vero e proprio esempio di quanto proiettato a livello europeo, e di quanto tutto questo ricada pesantemente sulle nostre teste ed i nostri risparmi. Tuttavia la lezione di quanto accaduto in Scozia lascia supporre che i partiti liberali europei stiano rischiando il tracollo elettorale.

Un rapporto recente del Consiglio europeo per le relazioni estere (ECFR) ha messo in guardia in merito ad una “brusca virata a destra” dopo le elezioni europee che si terranno a giugno: “All’interno del Parlamento europeo, una coalizione di destra populista composta da cristiano-democratici, conservatori e deputati della destra radicale potrebbe ottenere per la prima volta la maggioranza”. L’agenda globalista è finalmente minacciata e tutto quel gridare all’allarme del ritorno al fascismo lascia supporre che alcuni equilibri siano saltati. Il rapporto ECFR prosegue: Questa “brusca virata a destra” avrà probabilmente conseguenze significative per le politiche a livello europeo, che influenzeranno le scelte di politica estera che l’UE può fare, in particolare sulle questioni ambientali, dove la nuova maggioranza probabilmente si opporrà a un’azione ambiziosa dell’UE per affrontare il cambiamento climatico.

Forse dopo queste elezioni europee ci sarà la possibilità di tornare a ragionare coi piedi per terra? Forse non cambierà nulla o forse andremo di male in peggio, ma sicuramente tutto questo ci deve dare la misura di quanto sia importante per tutti noi andare alle urne. Buon voto a tutti!

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