Conosciamo Santa Jeanne-Antide Thouret

di Mariella Lentini*

TRA I SANTI E I BEATI CHE SI FESTEGGIANO OGGI (Beati 20 Martiri di BeziersBeato Cristoforo SolerSan Desiderio di Langres (o da Genova), San DoroteoSant’EfeboBeata Elisabetta da MelegnanoSant’Erluino, Sant’Eutizio di Norcia, San Fedele di StrasburgoSan Fiorenzo, Beato Garcia de Cardenas, San Giovanni Battista de’ RossiBeato Giulio da PortoBeati Giuseppe Kurzawa e Vincenzo Matuszewski, San Guiberto di Gembloux, Sant’Ilarione Jugskie, Santi Lucio, Montano e compagniBeata Maria Crocifissa del Divino Amore (Maria Gargani)Santi Martiri di Cappadocia, Santi Martiri di MesopotamiaSan Michele di Sinnada, Sant’Onorato di SubiacoSan Ponzio di Condat, Beato Raimondo FolchFesta dei Santi di Rostov-Jaroslavl’, San Siagrio di Nizza, Santo Spes)

 

Jeanne-Antide Thouret (in italiano “Giovanna Antida”) nasce a Besançon (Francia) nel 1765. In famiglia sono in quindici, tra bambini e adulti. Giovanna è la prima delle figlie femmine. Sebbene cagionevole di salute, aiuta il padre, povero contadino. Purtroppo la mamma di Giovanna, nonostante le amorevoli cure della figlia, si ammala e muore.

La giovane è sconvolta. Ha sedici anni e su di lei ricade la gestione della casa, compito che la dolce contadinella svolge con serenità, zelo e straordinarie capacità organizzative e, con i pochi denari a disposizione, trova anche il modo di fare la carità. Da dove trae le sue energie? Dalla devozione alla Madonna, Madre di Gesù. Giovanna va in chiesa, prega e insegna catechismo. Suo padre le trova un marito benestante, ma lei decide di dedicarsi al Signore e di seguire il Vangelo servendo gli ultimi. Si trasferisce a Parigi presso le suore vincenziane, dove si rivela eccezionale nella cura degli ammalati.

Durante la Rivoluzione francese (1789) il clero viene perseguitato e Giovanna fugge in Germania. Dopo tante disavventure, riesce a rientrare in patria. Finite le persecuzioni, a Besançon coopera con le autorità locali, apre una scuola e una mensa per i poveri con distribuzione di brodo, cosicché Giovanna e le sue suore vengono chiamate le “Suore del brodo”. Si occupa del carcere locale Bellevaux e trova all’interno una realtà drammatica: malati mentali, orfani e prostitute (realtà mirabilmente descritta da Victor Hugo, nel suo celebre romanzo storico I miserabili, pubblicato nel 1862).

Giovanna porta cibo, cura gli ammalati, parla di Gesù, fa lavorare i detenuti dietro riscossione di un piccolo salario, per dare loro dignità e speranza in un futuro onesto. Fonda, poi, l’Istituto delle Suore della Carità che, grazie all’appoggio di Letizia Ramolino, madre di Napoleone, si diffondono in Francia, Svizzera e Savoia. Il cognato di Napoleone, Gioacchino Murat, re di Napoli, chiede a Giovanna di aprire altre case nel suo regno. La “suora del brodo” si trasferisce nella città partenopea dove esiste grande disparità tra ricchi e poveri. I benestanti vivono nei piani alti, i poveri nei tuguri dei “bassi”.

Tra epidemie, carestie e disoccupazione, suor Giovanna, che è anche alla guida dell’Ospedale degli Incurabili di Napoli, assieme ad altre consorelle, percorre le strade invase dai mendicanti per sfamarli e curarli. Muore a Napoli nel 1826, rimpianta da tutti. Oggi le Suore della Carità sono presenti in tutto il mondo, grazie a una coraggiosa donna dell’Ottocento che ha chiesto aiuto alla Mamma Celeste.

 

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