La preghiera nella tempesta della vita
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QUARESIMA E VANGELO DI MARCO
Il Vangelo secondo Marco, come attesta il noto biblista Claudio Doglio, è stato redatto probabilmente a Roma tra il 65 e il 67 d.C. da Giovanni Marco, discepolo e collaboratore degli Apostoli Pietro e Paolo. Marco, in quanto discepolo di Pietro e Paolo, si inserisce perfettamente nel contesto romano del suo tempo.
Marco redige il suo racconto con uno stile molto “immediato” e “dinamico”, che si presta bene ad avvicinare alla fede e alla figura di Gesù. Attraverso la sua narrazione dei fatti riguardanti la vicenda terrena di Gesù Nazareth, Marco fornisce un resoconto accurato e, mediante l’impiego di una pedagogia graduale e progressiva, ne delinea la sua identità messianica e divina. Gesù è il Messia atteso e annunciato dai profeti di Israele, è il Servo Sofferente del profeta Isaia, è il Figlio dell’uomo, è il Figlio di Dio uguale al Padre. In questo tempo di Quaresima, si rende particolarmente significativo riscoprire il valore educativo della Parola di Dio. L’episodio della “Tempesta sedata” riportato dalla redazione marciana si configura in tale contesto in maniera emblematica:
In quel medesimo giorno, verso sera, disse loro: «Passiamo all’altra riva». E lasciata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. Nel frattempo si sollevò una gran tempesta di vento e gettava le onde nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che moriamo?». Destatosi, sgridò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e vi fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?». E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?». (Cf. 4,35-31).
Marco, attraverso il suo racconto, mette in scena l’eterno dilemma che attanaglia il cuore dell’essere umano: Dio è davvero indifferente al dolore e alla sofferenza? Quando la vita travolge con le sue tempeste, quando si è sommersi da ansie e preoccupazioni, dove si trova Dio? I discepoli sulla barca, in balia di una tempesta furiosa, provano la paura più profonda, vedono la morte in faccia e credono di essere destinati a soccombere. Ma Gesù, al contrario, è tranquillo, tanto da riposare. I discepoli, disperati, lo svegliano gridando: “Maestro, non t’importa che moriamo?”.
La reazione di Gesù è immediata: con un semplice comando, rimprovera le forze della natura e la tempesta si placa. Questo episodio non solo rivela la vera identità di Gesù, poiché solo a Dio era concesso dominare la natura (come dice il Salmo 64,8), ma insegna l’importanza della perseveranza nella preghiera.
La Quaresima, con la sua enfasi sulla preghiera, il digiuno e la compassione, ricorda che è umano avere paura e lasciarsi sconvolgere dagli eventi della vita. Tuttavia, bisogna riscoprire il potere trasformante della preghiera. Quando si prega con fede, si “sveglia Dio”, lo si spinge a “rompere il silenzio” e con la sua Parola tutto si calma, si sana e si salva! In questo periodo, frequentare la Scuola della Parola rappresenta un’occasione preziosa per riscoprire e rafforzare la propria fede. Questo percorso può favorire un approccio alla vita più olistico, meno rigido e conformista. Il Vangelo si propone come un punto di riferimento per acquisire e sviluppare una visione della realtà più critica e consapevole, permettendo di lasciarsi educare dagli insegnamenti biblici per coltivare una coscienza emotiva più solida e aperta all’empatia.