Un benefattore che amò disperatamente la Sicilia

Un benefattore che amò disperatamente la Sicilia

di Francesco Bellanti

IL CAPITANO ALEXANDER HARDCASTLE

Di buona famiglia borghese-aristocratica, il capitano Alexander Hardcastle, nato a Londra il 25 ottobre 1872, giunse a Girgenti nel 1921 per curare le sue frequenti crisi malinconiche, non ultimo né primo di tanti stranieri che vedevano nel clima e nell’arte dell’Italia e della Sicilia in particolare la cura dei loro mali fisici e psichici. Si stabilì per sempre a Girgenti con l’acquisto della Villa Aurea dal ricchissimo Genuardi, costruttore di ville in felicissima posizione, grande proprietario terriero, di zolfare e di bastimenti. 

Si fermò qui perché fu subito affascinato – si era in autunno – dai tramonti, dal clima mite, e un po’ da tutto quello che altri grandi stranieri avevano amato, la vita placida che scorreva tranquilla, la natura, il cibo, il cielo azzurro solcato da nubi passeggere come se fossero squadre di cavalli ardimentosi e docili, così disse, che avevano contribuito al nascere della civiltà. Da questa villa il capitano dominava il mare e la pianura, la cinta muraria dei templi e la sua porta maggiore. Con enormi risorse personali – e sollecitando importanti interventi pubblici – passando alla storia come il più grande benefattore della Valle, comprava terreni e ricostruiva templi, valorizzando in modo decisivo dal punto di vista archeologico l’intera valle, attirando a sé letterati, archeologi, politici. 

Offrì ingenti somme anche per la localizzazione e lo scavo del teatro greco, ma fare un elenco degli interventi archeologici che il capitano inglese promosse sarebbe troppo lungo e in fin dei conti arido. Diciamo che rispettò ed esaltò i colori locali e l’ambiente, i colori della terra e della pietra con cui vennero edificati i templi, i colori del cielo e del mare, dei mandorli e degli ulivi, anche quelli delle stesse vecchie case che inglobavano santuari e templi e reperti. Un intero mondo riemerse, ombre e fantasmi della storia tornarono in vita, lapidi e tombe, che egli adornava piantando eucalipti e cipressi. L’antica gloriosa Akragas tornava al suo primigenio splendore. Ma l’amore di Hardcastle per Agrigento non si fermava alla sua grecità, egli stanziò ingenti somme anche in favore della Agrigento medievale e moderna, fece costruire gabinetti pubblici e condotte idriche, pubbliche fontane, e a lui si deve anche la prima elettrificazione della Valle. 

Alexander Hardcastle, un benefattore di Girgenti, della Sicilia e dunque dell’umanità, era un uomo semplice, così lo ricorda chi lo conobbe, amava letture di opere storiche, soprattutto di storia romana e greca. Osservava il mare e le campagne con un potente cannocchiale terrestre ed astronomico, col quale si dedicava anche a scandagliare di notte la volta celeste. Percorreva solitario la campagna e la Valle armato di picozza con cui tastava la terra per nuove avventure archeologiche, circondato dall’affetto di tutti i contadini della Valle che anch’egli stimava come i veri custodi di una civiltà antica e grande. Non era raro vederlo riposare e leggere sotto un albero. Viveva solo servito da una famiglia ma riceveva frequenti visite dei fratelli, una sorella nubile e un fratello sacerdote anglicano. Alexander Hardcastle non si allontanò quasi mai da Agrigento, anche se aveva altre proprietà in Italia, soprattutto una villa in provincia di Viterbo che poi vendette per finanziare ancora gli scavi agrigentini. 

Dopo avere ricevuta l’altissima onorificenza di Commendatore della Corona d’Italia, Hardcastle fu internato in manicomio per qualche anno in seguito al cedimento psicologico avuto per il fallimento di una banca londinese dove aveva depositato tutte le sue risorse, fallimento dovuto al crollo della Borsa di Wall Street del 1929. Morì ad appena sessant’anni il 26 giugno (alcuni dicono il 27) 1933, alle ore 12. Volle essere sepolto nella terra che più di ogni altra aveva amato, con lo sguardo rivolto verso la Valle e il Mare Africano, nel cimitero di Bonamorone (il più bello del mondo, lo definì), in un piccolo angolo di terra di fronte agli immensi immortali templi che aveva fatto innalzare. A lui mi sono ispirato per l’importante personaggio di John Wellesley del mio ultimo libro. Alexander Hardcastle, archeologo mecenate, ebbe il merito di avere fatto diventare la Valle dei Templi uno dei più grandi complessi archeologici del mondo e di averla inserita nel circuito del turismo internazionale. Egli è stato promotore di una rinascita culturale che deve trovare ancora il suo compimento. Non ultimo né primo di tanti grandi stranieri che, ahimè, più dei siciliani hanno amato la Sicilia.

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