Il Natale risana il cuore anche di quelle persone il cui lutto non viene riconosciuto…

di don Jorge María Randle

IL NATALE È SEMPRE UNA FESTA SPECIALE NON SOLO PER IL GRANDE EVENTO CHE RICORDA MA ANCHE PER L’ATMOSFERA CHE, NONOSTANTE TUTTO, SI CREA INTORNO A NOI. QUEST’ANNO IL NOSTRO PENSIERO VERSO BETLEMME VA ANCHE ALLE PERSONE CHE HANNO ABORTITO…

Il Natale è sempre una festa speciale non solo per il grande evento che ricorda ma anche per l’atmosfera che si crea intorno a noi. Di solito è un momento di particolare serenità e gioia. Un tempo di riunione, condivisione, gratitudine, generosità e tante altre cose che mostrano una singolare disposizione del cuore.

A volte mi chiedo quanto tutto questo clima quasi romantico sia l’effetto del ricordo della nascita di Gesù nel povero antro di Betlemme o il risultato di una campagna pubblicitaria molto efficace che punta a stimolare i consumi di una società sempre più materialista.

Comunque sia, insieme al moltiplicarsi di luci e addobbi, con l’avvicinarsi del 25 dicembre, aumentano anche il frastuono, l’ansia e la fretta per i dettagli dell’ultimo minuto che alterano un po’ l’armonia della celebrazione.

Ma il Natale non è uguale per tutti; per molti è un vero calvario. Un momento in cui divampano i sentimenti di abbandono e solitudine; un momento in cui predomina la tristezza, che riempie l’anima di angoscia e sofferenza. Ci sono molte categorie di persone in questa situazione. Tra questi ce n’è una su cui vorrei attirare l’attenzione perché probabilmente poche persone immaginano che esista. Una persona sensibile al dolore del prossimo è attenta e mostra la sua vicinanza alle persone che durante l’anno hanno perso un padre, una madre, un fratello, un figlio. Si rendono conto che per loro questo primo Natale senza la compagnia di un loro caro rappresenta una data dolorosa segnata dalla malinconia. Che dire di quelle persone il cui lutto non viene riconosciuto?

Le persone che hanno abortito vivono un lutto prolungato e raramente riconosciuto dagli altri, semplicemente perché è stato loro proibito di esprimere apertamente il proprio dolore. Anche se hanno intenzione di trascorrere il Natale in compagnia di familiari o amici; anche se le decorazioni e le luci sono più belle che mai.

Nei loro cuori c’è il vuoto e la tristezza perché avrebbe potuto essere un Natale molto diverso: un Natale ornato con la benedizione di un bambino che, con la sua presenza felice e spensierata, avrebbe diffuso la gioia di vivere. Quanto sarebbe importante sensibilizzare il nostro cuore al dolore nascosto di tanti che hanno vissuto l’esperienza traumatica dell’aborto!

Si potrebbe cercare finalmente di discutere la questione senza faziosità, senza innalzare bandiere di condanna o di approvazione? Basterebbe aprire gli occhi per riconoscere una realtà oggettiva e spesso invisibile: le ferite provocate dall’aborto e la solitudine angosciante in cui vivono migliaia di madri e di padri. Sarebbe possibile allargare le braccia per poi stringerle in un abbraccio compassionevole che includa tutte queste persone che piangono anonimamente l’assenza dei loro figli abortiti?

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