Gli emblemi di un pontificato
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LA PACE E LA SPERANZA
Papa Francesco è passato alla storia come il pontefice che ha rivoluzionato la Chiesa, partendo dall’interno per poi mostrare all’esterno un volto più umano e solidale con l’umanità del terzo millennio. Definito l’uomo del dialogo, ha fatto del suo pontificato un costante impegno per permeare la società dei valori della pace, della fraternità, della cooperazione e della solidarietà. Ha conferito particolare attenzione a questi valori radicati nella Bibbia, estendendoli in modo eminente agli ultimi, agli emarginati e ai sofferenti. Papa Francesco, nel corso del suo pontificato, ha promosso e applicato una pedagogia dei “gesti” emblematici. Esempi significativi sono la scelta di non risiedere nel palazzo apostolico e di non indossare la croce in oro. Questo metodo educativo deriva dalla sua formazione gesuitica.
Il suo pontificato ha lasciato un’eredità teologica e culturale significativa alla Chiesa e alla società. L’impegno di Papa Francesco nel promuovere il dialogo interreligioso è notevole, ispirato dall’intento di rendere la Chiesa un punto di riferimento per l’umanità intera, indipendentemente dalle differenze culturali, etniche e religiose. La dichiarazione di Abu Dhabi, firmata assieme all’Imam Al-Azhar durante il suo viaggio negli Emirati Arabi nel febbraio 2019, testimonia concretamente il desiderio di Papa Francesco, sull’esempio di San Francesco d’Assisi, di rendere la società più giusta, umana e solidale. Sulla base delle presenti acquisizioni, si può definire Francesco come un uomo d’azione, che ha testimoniato la fede in modo concreto, offrendo un’immagine dinamica e operativa, anziché statica e contemplativa. Il documento in questione sottolinea l’urgenza di “costruire ponti di pace tra i popoli”, cooperando attivamente con le Religioni per la pace e la salvaguardia del Creato. Questo “progetto” costituisce il ritratto del pontificato di Bergoglio. In diverse occasioni, egli ha sottolineato l’importanza di “custodire”, in senso biblico, la “Casa Comune”, ovvero il Pianeta, comprendendo che la crisi ecologica è un riflesso della crisi antropologica. Pertanto, è necessario ripensare l’umano per riappropriarsi dell’impegno di amare il creato e mobilitarsi per la sua tutela integrale, promuovendo politiche volte al benessere dell’ambiente. Papa Francesco si è dimostrato un testimone credibile della speranza cristiana e un attento promotore della gioia della vita. Contrariamente a molte delle critiche ricevute da ambienti più tradizionalisti, ha sempre difeso e tutelato il principio biblico della dignità della persona umana e del diritto alla vita, dal suo inizio fino alla sua naturale conclusione.
Non poche volte, le sue affermazioni sono state oggetto di travisamento da parte di una certa corrente mediatica, che ha attribuito al Papa dichiarazioni mai fatte.
Con coraggio e determinazione “evangelica”, Francesco ha mostrato delle “aperture” verso categorie non sufficientemente considerate dalla Chiesa prima del suo pontificato, ma tali “aperture” sono da intendersi come il segno concreto della Misericordia del Dio biblico, che desidera raggiungere tutti gli esseri umani e condurli alla salvezza. Questo Papa ha profondamente segnato la storia della Chiesa, delineando una rotta chiara per tutti i cristiani: essere nel mondo e con il mondo, testimoniando in modo credibile la Resurrezione di Gesù Cristo. L’obiettivo è vivere un’esistenza umana orientata alla felicità e alla pienezza, raggiungibile attraverso un’esperienza concreta dell’amore di Dio. Papa Francesco ha sottolineato con forza che i cristiani maturi sono chiamati e invitati ad “abitare” le periferie esistenziali per poter seminare la speranza cristiana. È stato un Papa dal cuore “giovane” e per i giovani, promuovendo politiche volte a creare le condizioni necessarie per incrementare l’occupazione lavorativa. Ha inoltre insistito affinché il mondo del lavoro sia sempre tutelato e reso un ambiente più equo e sicuro. Nel 2013 in occasione della XXVIII Giornata Mondiale della Gioventù durante la celebrazione della domenica delle Palme disse ai giovani quanto segue:
E, per favore, non lasciatevi rubare la speranza! Non lasciate rubare la speranza! Quella che ci dà Gesù.
Questa frase esprime la sua premura e attenzione pastorale e paterna verso i giovani e verso tutta l’umanità. Papa Francesco – che piaccia o no – è stato un punto di riferimento per l’umanità, e il suo pontificato si concentra sulla “resistenza” a tutto ciò che lede la dignità della persona umana ed è fonte di disumanizzazione. Il suo accorato appello alle Nazioni a promuovere un “disarmo” per la pace risuona ancora con forza! Egli ha vissuto pienamente il brano evangelico riportato dal Vangelo secondo Matteo:
“Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me. (Cf. Mt 25,34-40).
Questo brano rappresenta e compendia il “programma” del pontificato di Papa Francesco. Egli, infatti, ha reso testimonianza in maniera evidente di come occorre vivere la prossimità verso gli altri così come insegna il Vangelo. Tale prossimità diventa il segno evidente e tangibile dell’amore che si prova per Dio.