Coronavirus, in Pakistan se sei cristiano muori di fame perché “kafir”

di Matteo Orlando

CRISTIANOFOBIA E COVID

Nella Repubblica islamica del Pakistan i cristiani sono una minoranza. Sono socialmente emarginati e considerati cittadini di seconda classe. Spesso sono oggetto di propaganda e di odio da parte dei media.

Mentre il Covid-19 costringe anche questo paese asiatico ad applicare norme di confinamento domiciliare, lo stato precario dei cristiani è raddoppiato.

Infatti, sta emergendo una forma di ricatto islamico nei confronti dei cristiani. Per potere beneficiare del sostegno alimentare i cristiani devono convertirsi all’Islam. Così i cristiani sono privati ​​degli aiuti alimentari a causa della loro fede in Gesù Cristo Nostro Signore.

“Questa è una pratica scandalosa e allarmante, che deve essere bloccata. Alcune persone sfruttano il blocco causato dal Covid-19 e la disperazione che ne è sorta tra la gente indigente per indurre una conversione forzata all’Islam, secondo un ricatto sconcertante: diventa musulmano per avere qualcosa da mangiare”, ha dichiarato il professor Anjum James Paul, presidente dell’Associazione degli insegnanti delle minoranze del Pakistan, che ha parlato di “pratica oltraggiosa e allarmante” e ha chiesto “a tutti i religiosi musulmani di evitare questa vergognosa forma di violenza e proselitismo che richiede una conversione religiosa in cambio di cibo”. Per Paul “in questo momento di sofferenza comune, è dovere di tutti amare, rispettare e servire l’umanità senza discriminazioni. Ricordiamo che ad oggi molti paesi non islamici stanno aiutando il Pakistan”.

L’avvocato pakistano Sulema Jahangir ha riportato vari casi di conversioni forzate ed ha ricordato che nessun “ritorno” al Cristianesimo è possibile passata la pandemia perché dagli islamici si verrà considerati apostati, e quindi passibili di condanna a morte. Molte donne sono state informate che le loro famiglie sono state dichiarate “kafir” (un termine arabo che significa “infedele”, “chi rifiuta”, “miscredente”, “non credente”) e che non possono più incontrarle. Ciò ostacola il loro accesso alla giustizia perché rimangono nelle mani di uomini potenti.

Per l’avvocato Sulema Jahangir “la vulnerabilità delle giovani donne appartenenti a minoranze religiose è ulteriormente rafforzata dall’esplosione della pandemia di Covid-19. Ci sono stati casi recenti di negazione dell’accesso al cibo e di aiuti d’emergenza a spese delle persone delle comunità indù e cristiane. Covid-19 sta fornendo un pretesto per ricorrere alla conversione religiosa delle giovani donne come mezzo per salvare le loro vite o le loro famiglie in tempi di crisi”.

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