Ecco come ha vissuto, e sta ancora vivendo, Papa Francesco la pandemia da Coronavirus

Ecco come ha vissuto, e sta ancora vivendo, Papa Francesco la pandemia da Coronavirus

di Giuseppe Brienza

UN FLAGELLO CHE HA SCONVOLTO SOCIALMENTE E PSICOLOGICAMENTE IL MONDO

Lunedì prossimo, in Italia oltre che in diversi Paesi europei, assisteremo finalmente all’avvio o all’ulteriore avanzamento della “fase 2” nella gestione della crisi pandemica da Covid-19. Forse abbiamo passato la boa di un flagello che, da oltre 6 mesi ormai, ha sconvolto socialmente e psicologicamente il mondo. Una calamità che ci ha interrogato e ci e sta interrogando facendo mettere in discussione, sia credenti sia non credenti, tante vere, fragili o false certezze riguardanti la vita di ogni giorno, la libertà, la scienza, il futuro. Forse è arrivato il momento per fare un primo punto della situazione, soprattutto sul piano spirituale, su quanto ci è accaduto e abbiamo dovuto sopportare. Ci servirà riportare alla memoria e alla riflessione personale le sfide affrontate, le vittorie e sconfitte individuali e sociali, anche per capitalizzare quanto vissuto in vista della “nuova normalità”.

Papa Francesco, il 7 aprile scorso, ha concesso una lunga intervista allo scrittore e giornalista britannico Austen Ivereigh, pubblicata sul settimanale The Tablet e altre testate internazionali, nella quale ha spiegato il senso e il significato di tante delle iniziative che, come Pontefice e Vescovo di Roma, ha assunto durante il periodo della maggiore diffusione della pandemia. Il suo compito, come avvertito all’esordio di questo documento che definirei “storico”, fin dall’inizio della crisi è stato: «Accompagnare il Popolo di Dio e stargli vicino».

Messa del Papa a Santa Marta ogni giorno in diretta

Quasi dal primo giorno dopo la “dichiarazione” della pandemia, per manifestare la sua quotidiana vicinanza alle persone ammalate, a quelle in quarantena e a quelle impossibilitate a muoversi, il Santo Padre ha stabilito che la Messa mattutina delle ore 7 da lui celebrata nella cappella di Casa Santa Marta fosse trasmessa in diretta streaming. Oltre ai canali vaticani, la celebrazione quindi, da lunedì 9 marzo, va in diretta tutti i giorni su Tv2000 e Rai Uno. Assoluta novità di questo pontificato, fino a questo momento alla Messa aveva accesso soltanto un ristretto gruppo di fedeli della Diocesi di Roma a rotazione, e della stessa si diffondeva soltanto una sintesi dell’omelia.Ogni giorno il Papa offre una speciale intenzione di preghiera per quanti stanno subendo le conseguenze del Covid-19 e, circa quindici milioni, sono gli Italiani che assistono e si uniscono virtualmente alla celebrazione delle ore 7. Dopo la consacrazione, in una suggestiva atmosfera di raccoglimento e silenzio, sono dedicati diversi minuti della Messa al ringraziamento con ostensione e adorazione eucaristica da parte del Pontefice e tutti coloro che assistono. A seguire questa Messa che, raramente dura meno di 45 minuti, non solo fedeli o credenti poco o nulla praticanti, ma anche tante persone in ricerca o addirittura agnostiche.

Nella “direzione spirituale” che il Santo Padre conduce per noi ogni mattina emerge spesso una verità dimenticata: che la sofferenza, cioè, è una dimensione che appartiene all’umanità. Possiamo cercare di limitarla, di lottare contro di essa, ma non possiamo eliminarla… Non è lo scansare la sofferenza, la fuga davanti al dolore, che guarisce l’uomo, ma la capacità di accettare le piccole e grandi croci quotidiane e con essa santificarci e maturare, umanamente e spiritualmente, cercando di trovare senso mediante nelle difficoltà grazie all’unione con Cristo. Come insegna la sapiente locuzione latina: Per aspera ad astra, ovvero Attraverso le asperità – le difficoltà – si giunge alle stelle. Nel senso che la via della virtù e della santificazione, personale e sociale, è ricca di difficoltà.

Ma come ha vissuto e sta ancora vivendo il Papa questa crisi Coronavirus?

 Giornata di digiuno per l’emergenza Coronavirus della diocesi di Roma

Anzitutto con una iniziativa che ci ha fatto riscoprire solennemente e comunitariamente il digiuno come forma di preghiera potente. L’idea è stata ispirata da Papa Francesco come Vescovo di Roma e, nel secondo mercoledì di Quaresima, l’11 marzo 2020, ha visto il Cardinale Vicario per la Diocesi di Roma Angelo De Donatis promuovere una Giornata di preghiera e digiuno per l’emergenza del Coronavirus. Contestualmente il cardinal vicario ha celebrato una Santa Messa in assenza di fedeli al Santuario della Madonna del Divino Amore. Per l’occasione Papa Francesco ha inviato un video messaggio nel quale ha rivolto la sua preghiera alla Vergine con bellissime giaculatorie come ad esempio«Noi ci affidiamo a te, Salute dei malati» oppure «Tu, Salvezza del popolo romano, sai di che cosa abbiamo bisogno e siamo certi che provvederai».

Aiuti materiali del Papa per fronteggiare la crisi

Nonostante le tante obiezioni e polemiche, non sono mancati anche aiuti materiali della Chiesa per fronteggiare la crisi. Per il tramite del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, ad esempio, Papa Francesco ha donato il 12 marzo 2020 100 mila euro alla Caritas Italiana per un primo significativo soccorso in questa fase di emergenza per il diffondersi del contagio da Coronavirus su tutto il territorio italiano.

Come comunicato dall’Elemosineria Apostolica della Città del Vaticano, il 26 marzo 2020 il Santo Padre ha affidato 30 respiratori acquistati dalla Santa Sede alla stessa Elemosineria, incaricandola di donarle ad alcune strutture ospedaliere delle zone più colpite dalla pandemia, in Italia e Spagna. Poi la Diocesi di Bergamo, il 3 aprile 2020, ha reso noto che il Pontefice ha donato per tramite del Vescovo Francesco Beschi 60 mila euro all’Ospedale Papa Giovanni XXIII «come segno della sua premura e della sua carità». Il 18 marzo i due si erano sentiti telefonicamente e il Papa aveva manifestato «sentimenti di condivisione del dolore per i numerosi sacerdoti e fedeli defunti a causa del Coronavirus e di prossimità ai malati, a coloro che li curano, alle famiglie, alle parrocchie e a tutta la comunità bergamasca».

 Pellegrinaggio al Crocifisso della Chiesa di San Marcello al Corso

Nel pomeriggio di domenica 15 marzo, lasciato il Vaticano, Papa Francesco si è recato in forma privata alla Basilica di Santa Maria Maggiore per venerare l’immagine della Salus Populi Romani. Successivamente, facendo un piccolo tratto a piedi lungo Via del Corso come se fosse un pellegrinaggio, è entrato nella Chiesa di San Marcello dove si trova il Crocifisso miracoloso che, secondo la tradizione, nel 1522 liberò Roma dalla peste. Con la sua preghiera, il Santo Padre ha invocato la fine della pandemia che colpisce l’Italia e il mondo, implorato la guarigione per i tanti malati, ricordato le vittime di questi giorni, e chiesto che i loro familiari e amici trovino consolazione e conforto.

La vita confinata in famiglia, in casa, in solitudine…

«Dobbiamo ritrovare la concretezza delle piccole cose, delle piccole attenzioni da avere verso chi ci sta vicino, famigliari, amici. Capire che nelle piccole cose c’è il nostro tesoro» ha detto Papa Francesco sul senso del confinamento e delle difficoltà dell’attuale pandemia nel corso della breve intervista concessa al vaticanista de La Repubblica Paolo Rodari, apparsa sullo stesso quotidiano il 18 marzo 2020.

La sera del successivo 3 aprile, in apertura del Tg1 delle 20 della Rai è andato in onda il video messaggio che Papa Francesco ha inviato alle famiglie italiane e del mondo nell’imminenza della Settimana Santa. Il Papa ha detto di avere nel cuore tutte le famiglie, «specie quelle che hanno qualche caro ammalato o che hanno purtroppo conosciuto lutti dovuti al coronavirus o ad altre cause» e ha rivolto un pensiero alle persone sole e agli anziani. Quindi ha ricordato gli «eroi di tutti i giorni», che stanno garantendo i servizi essenziale alla società, quanti vivono in ristrettezze economiche, i detenuti e i senza dimora. Poi riecheggiando un passaggio del famoso discorso della luna pronunciato a braccio da San Giovanni XXIII dal Vaticano l’11 ottobre 1962, il Santo Padre ha concluso: «fate un gesto di tenerezza verso chi soffre, verso i bambini, verso gli anziani. Dite loro che il Papa è vicino e prega, perché il Signore ci liberi tutti presto dal male».

Per la Solennità di San Giuseppe

Il 19 marzo, nella festa di San Giuseppe sposo di Maria, i Vescovi italiani hanno promosso un “Rosario per l’Italia”, che è andato in onda alle 21 su Tv2000 in diretta dalla Basilica di San Giuseppe al Trionfale a Roma, presieduta dal Segretario Generale della CEI Stefano Russo. Papa Francesco è intervenuto con un video messaggio proprio in apertura della preghiera, nel quale ha invitato ad affidarsi all’intercessione di San Giuseppe, «Custode della Sacra Famiglia, Custode di ogni nostra famiglia», che «ha saputo camminare al buio di certi momenti, lasciandosi guidare sempre senza riserve dalla volontà di Dio». E rivolto al Santo ha implorato protezione per il Paese, illuminazione per i responsabili del bene comune, intelligenza della scienza e sostegno per i bisognosi e per chi si prende cura di loro.

Momento straordinario di preghiera a San Pietro nel terzo Venerdì di Quaresima 2020

Venerdì 27 marzo 2020, sul Sagrato della Basilica vaticana e davanti a una Piazza San Pietro totalmente vuota, Papa Francesco ha presieduto un momento straordinario di preghiera in tempo di epidemia, come aveva annunciato la domenica precedente al termine dell’Angelus. Nei pressi del cancello centrale della Basilica sono stati collocati l’immagine della Salus Populi Romani e il Crocifisso miracoloso di San Marcello al Corso (gli stessi verso i quali era andato in pellegrinaggio il 15 marzo). Dopo l’ascolto del Vangelo, il Papa ha tenuto una toccante omelia, nella quale ha invitato ad «Abbracciare il Signore per abbracciare la speranza: ecco la forza della fede, che libera dalla paura». Poi ha aggiunto: «da questo luogo, che racconta la fede rocciosa di Pietro, stasera vorrei affidarvi tutti al Signore, per l’intercessione della Madonna, salute del suo popolo, stella del mare in tempesta».

Successivamente c’è stata l’esposizione del Santissimo Sacramento, la supplica e il rito della Benedizione eucaristica Urbi et Orbi (altro fatto eccezionale), con la proclamazione dell’indulgenza plenaria a quanti vi hanno preso parte attraverso i mezzi di comunicazione.

L’intervista internazionale sui cristiani e la pandemia concessa ad Austen Ivereigh

Dieci giorni dopo questo momento forte di preghiera a San Pietro, l’8 aprile appunto, Papa Francesco ha concesso a distanza, registrando degli audio, l’ampia intervista di cui abbiamo accennatoad Austen Ivereigh, pubblicata simultaneamente su The Tablet (Londra) e Commonweal (New York), su ABC in spagnolo e La Civiltà Cattolica in italiano. In tale significativo testo, ripreso integralmente sull’Osservatore Romano (cfr. Prendere le radici delle tradizioni per salire sui monti, 9 aprile 2020, p. 9) il Santo Padre ha raccontato come ha vissuto e stava vivendo la pandemia e l’isolamento, rivelando il “segreto” della sua fortezza interiore: «Prego di più, perché credo di doverlo fare, e penso alla gente. Mi preoccupa questo: la gente. Pensare alla gente […] mi fa bene, mi sottrae all’egoismo».

 Quindi più avanti il Santo Padre ha aggiunto: «Penso alle mie responsabilità attuali e nel dopo che verrà. Quale sarà, in quel dopo, il mio servizio come vescovo di Roma, come capo della Chiesa? Quel dopo ha già cominciato a mostrarsi tragico, doloroso, per questo conviene pensarci fin da adesso».

Infine, spiegando anche il senso di tutto quello che sta facendo dall’inizio della pandemia, ha detto: «La mia preoccupazione più grande – almeno, quella che avverto nella preghiera – è come accompagnare il popolo di Dio e stargli più vicino. Questo è il significato della Messa delle sette di mattina in live streaming, seguita da molti che si sentono accompagnati; come pure di alcuni miei interventi e del rito del 27 marzo in piazza S. Pietro. E di un lavoro piuttosto intenso di presenza, attraverso l’Elemosineria apostolica, per accompagnare le situazioni di fame e di malattia. Sto vivendo questo momento con molta incertezza. È un momento di molta inventiva, di creatività».

Papa Francesco si è rivolto nell’intervista in particolare al mondo di lingua inglese perché duramente colpito dalla pandemia, dando consigli ed esempi anche sul come poter prepararsi al dopo.

Sul sito de “La Civiltà Cattolica” è consultabile tutto il testo di con le risposte del Santo Padre tradotte in italiano a cura del direttore della rivista dei gesuiti italiani padre Antonio Spadaro S.I..Come ha scritto non a caso sulla stessa testata il gesuita israeliano David Neuhaus, corrispondente da Israele per La Civiltà Cattolica e professore al Pontificio Istituto Biblico di Gerusalemme «C’è un tema che attraversa la Bibbia cristiana dall’inizio alla fine: Dio non ha permesso, non permette e non permetterà mai al peccato, all’oscurità e alla morte di prevalere. Nella sua straordinaria benedizione Urbi et Orbi del 27 marzo scorso, papa Francesco ha saputo comunicare la Buona Notizia, ribaltando la tendenza a vedere la crisi come un giudizio di Dio. Rivolgendosi audacemente al Signore dall’interno del nostro mondo colpito dal Covid-19, ha detto: “Ci chiami a cogliere questo tempo di prova come un tempo di scelta. Non è il tempo del tuo giudizio, ma del nostro giudizio: il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è. È il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri” (cfr 1 Cor 14,3)» (David Neuhaus SJ, Il virus è una punizione di Dio?, in La Civiltà Cattolica, quaderno 4077, 2 maggio 2020, p. 243). Preghiera, riflessione e carità, dunque. Con queste tre parole potremmo sintetizzare il messaggio del Santo Padre durante e attraverso questa pandemia. E, per favore, concluderei io utilizzando il classico frasario di Bergoglio, almeno a partire dal 18 maggio: nessun distanziamento da Dio!

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