Anche il docu-film “Il nostro Papa” tra i candidati al Nastro d’Argento 2020

 

Il Nastro d’argento è un premio assegnato (dal 1946) dal Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani (SNGCI) e premia ogni anno i migliori film, autori, interpreti, produttori e tecnici per film proposti nell’anno solare precedente (quest’anno il 2019) da Festival e rassegne, e/o diffusi poi in sala o su un canale tv o in dvd.

Relativamente ai Nastri d’Argento del documentario, sono 74 i film che la Giuria del Direttivo Nazionale ha deciso di considerare per la selezione ufficiale 2020. Sono 25 i titoli inseriti sotto la dicitura ‘Cinema del reale’, 25 quelli scelti tra le opere che raccontano protagonisti e storie di ‘Cinema, Spettacolo e Cultura’, una dozzina i ‘Film ed eventi d’arte’ e un’altra dozzina le ‘Docufiction’. Proprio in quest’ultima categorie è presente “IL NOSTRO PAPA” di Tiziana Lupi e Marco Spagnoli (Italia/Argentina, 2019, 73’, colore e b/n), tratto dall’omonima biografia “Il Nostro Papa” di Tiziana Lupi, pubblicata da Mondadori e approvata personalmente da Papa Francesco.

Arrivato nelle sale italiane con una speciale uscita-evento in coincidenza con il compleanno del Pontefice (il 17 dicembre scorso) il film documentario “Il Nostro Papa” è una co-produzione tra Italia e Argentina, prodotta da Mario Rossini per Red Film e Antonio Cervi per Lazos de Sangre, in collaborazione con Rai Cinema, ed è stato distribuito da Istituto Luce-Cinecittà, che lo ha portato sugli schermi il 16 e 17 dicembre scorsi nelle maggiori città italiane.

Scritto da Leonardo Marini, Marco Spagnoli (giornalista, storico di cinema anche attraverso una preziosa produzione documentaristica) e Tiziana Lupi (giornalista e autrice di documentari), il film intreccia immagini storiche, interviste, memorie pubbliche e private del percorso e del pontificato di Jorge Mario Bergoglio, ricchi materiali d’archivio (dell’Istituto Luce, degli archivi Vaticani e della Fondazione Ansaldo tra gli altri) e riprese odierne che vedono protagonista una star del piccolo schermo come Iago Garcia (Il segreto, Non dirlo al mio capo), il racconto coinvolgente di Massimo Minella, giornalista che ha approfondito la storia delle migrazioni dall’Italia all’Argentina tra ‘800 e ‘900 (una storia che riguarda decine di milioni di italiani, e dalla quale nasce Papa Francesco), e incontri con testimoni, memorie e luoghi che hanno incontrato Bergoglio dall’infanzia al Soglio pontificio.

“Il nostro Papa” ripercorre la storia della famiglia Bergoglio a partire dalle loro origini italiane e dalla loro emigrazione in Argentina, che li ha visti scampare un terribile naufragio, passando per l’infanzia, la vocazione e la crescita dell’uomo che molti anni dopo sarebbe diventato Papa Francesco.

Nel documentario, un attore, Jago Garcia, molto noto in Spagna e Argentina e ben conosciuto anche in Italia, è stato chiamato a interpretare il giovane Jorge Mario Bergoglio: Papa Francesco. Il suo desiderio di prepararsi al meglio per un ruolo tanto difficile lo ha portato a ripercorrere le origini e l’infanzia di Jorge Mario, divisa fra Italia e Argentina e strettamente legata al tema dell’immigrazione.

Attraverso viaggi, incontri e interviste, l’attore h appreso cosa c’è all’origine della figura e del pensiero di quello che oggi è il nostro papa.

“Anche io sono figlio di migranti”, dice Papa Francesco. Con un occhio attento all’attualità e alla sempre più pressante questione dell’immigrazione, lo stesso Papa ci spinge più volte a riflettere sul significato di questo fenomeno e sull’approccio che dovremmo avere anche noi nei suoi confronti.

“Se non ci fossero state le persone che, all’epoca, hanno aiutato mio padre, io oggi non sarei qui”. Non avremmo neanche lo stesso Papa Bergoglio, se l’immigrazione in Argentina, un tempo, non avesse trattato gli italiani con riguardo e con propositività. A partire dal Piemonte, i nonni e il padre di Papa Francesco si spostarono verso il porto di Genova per sfuggire al fascismo e imbarcarsi in direzione di Buenos Aires.

Scampati a un disastro navale, i nonni e il padre di Jorge Mario Bergoglio sono ripartiti da zero a Buenos Aires.

Nel docu-film si racconta questo: l’accoglienza ora e allora, il Papa ora e al tempo in cui era un semplice ragazzino argentino che improvvisamente ha sentito una vocazione più forte di lui.

Quella del Papa è, dunque, una figura più complessa di quanto possa sembrare all’apparenza. Lo sa bene il protagonista, il celebre attore spagnolo Iago Garcia, a cui viene chiesto di interpretare lo stesso Papa Francesco in un film dedicato alle sue origini: un compito arduo, per cui però vuole prepararsi al meglio.

Inizia così il suo percorso a ritroso, lungo la storia e la vita del Papa, a partire dall’Italia e dai suoi nonni; dunque a partire dal porto di Genova e dal Piemonte. In quest’ultimo troviamo il paese d’origine dei nonni del Papa, e l’Attore si incontrerà con la giornalista Tiziana Lupi, autrice della biografia del Papa.

Nella stessa Genova troverà invece la testimonianza di Massimo Minella, giornalista di Repubblica che ha raccolto in un libro chiamato “Genova-Buenos Aires – Solo Andata” le foto di quegli sbarchi, le testimonianze di tutti quei viaggi della speranza e del riscatto che portarono milioni di italiani ad attraversare l’oceano.

Dall’Italia fino a passare proprio in Argentina, prima a Buenos Aires e poi, in particolare, nel vicino paese di Paranà dove andarono a vivere i nonni del Papa. Là dove ancora possiamo vedere la casa dei Bergoglio, immersa in un ambiente che parla in ogni angolo delle molte culture diverse che si sono intrecciate per andare a formarlo; là dove vive ancora Maria Elena Bergoglio, la sorella del papa.

Passo dopo passo, nel docu-film si segue lo stesso percorso dell’Attore, e si impara insieme a lui. In Argentina si ripercorre la storia dei Bergoglio e, soprattutto, del giovane Francesco, con le sue passioni come quella per lo sport o per i balli tradizionali e la semplicità quotidiana che lo ha portato a diventare l’uomo che tutti conosciamo. In Argentina troviamo anche lo scultore Alejandro Marmo, più volte citato come artista preferito del papa. E ci si immerge in una realtà variopinta e multietnica, si segue la crescita del futuro Papa, ma soprattutto il momento cruciale della sua vocazione. È arrivata quasi per caso, un giorno, quando il giovane Francesco era stato distratto dal richiamo di una chiesa locale, nel bel mezzo delle faccende di tutti i giorni. Proprio là è entrato, e in un attimo ha sentito il peso di quello che lo avrebbe aspettato, e la missione spirituale da compiere. In un certo senso è in quella chiesa che è nato Papa Francesco. Ma è anche nato da una terra che è l’Argentina, da una nave presa e da una nave persa, e dalla nostra terra, che è l’Italia, la terra da cui è partito e a cui è ritornato, in un viaggio di speranza come quello di tanti altri, fino a diventare il nostro papa.

“Potere ripercorrere cinematograficamente la rotta di tanti immigranti italiani da Genova a Buenos Aires ha rappresentato per tutti noi una grande emozione, nonché un grande onore”, hanno scritto Marco Spagnoli e Tiziana Lupi.

“Sembrava – e a conti fatti era – l’unica maniera possibile per comprendere non solo il fenomeno dell’emigrazione italiana, ma anche lo spirito lacerato e pieno di dignità di un popolo in viaggio dagli Appennini alle Ande, dal Mediterraneo all’Oceano, dall’angusta penisola italiana agli spazi e ai cieli sconfinati del continente latino americano. Quella raccontata ne “Il nostro Papa” è una storia di coraggio e di speranza: un’avventura che si snoda nel tempo e nello spazio per quasi un secolo e per migliaia di chilometri, portando a tutti quanti un messaggio che riguarda l’accoglienza e il cambiamento, la necessità di seguire le regole, ma anche di credere costantemente nella possibilità di un mondo migliore. Il viaggio che fa con noi lo spettatore è non solo fisico, ma anche spirituale: è la ricerca di un senso ultimo ai tumulti della vita, ma è anche l’espressione di un’ipotesi forte e complessa riguardo la parabola dell’emigrazione. Se tu accogli quelli che ti chiedono aiuto e insegnerai loro qualcosa, obbligandoli a seguire regole, dando loro spazio per integrarsi, ecco che un giorno questi potranno essere i pilastri della società e, alla fine, potere perfino ascendere al soglio di Pietro. La nostra sembra una favola, ma non lo è: è quanto accaduto alla famiglia di Francesco e allo stesso Papa, un uomo che per impegno e dedizione merita solo rispetto e attenzione, ma anche una sconfinata ammirazione per la sua semplicità e la sua determinazione a cambiare lo stato delle cose. Per i poveri, certo, ma anche per gli umili, gli offesi, i piccoli, i deboli, gli uomini e le donne che non godono della protezione di niente e di nessuno”, ricordano Spagnoli e Lupi.

“Il nostro Papa è quindi la scoperta del valore delle scelte, tradotte in un racconto di docufiction per potere raccontare una storia che tra realtà e finzione provi ad emozionare il pubblico cogliendolo da un lato più emotivo. Tra i protagonisti c’è ovviamente anche Buenos Aires, la città di Francesco, che con la sua atmosfera comunica costantemente il senso di scelte, spesso, difficili, ma anche irrinunciabili che hanno portato l’uomo a diventare il sacerdote prima e il vescovo dopo. Un duplice percorso umano e spirituale che abbiamo tentato di ripercorrere per provare a capire qualcosa di più di Papa Francesco e della sua vita, incontrando persone che ne conoscono la storia o – come il grande artista Alejandro Marmo – che hanno un dialogo costante con lui. E’ il racconto delle origini del Papa: una sorta di prequel ideale a quanto sappiamo o crediamo di conoscere di lui, ma anche un’esplorazione emotiva e razionale del senso ultimo delle cose e di come il figlio di immigrati italiani costituisca, oggi, una delle voci di speranza in un mondo grigio e dominato dall’incertezza”, concludono Marco Spagnoli e Tiziana Lupi.

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