Esclusivo. L’Ottavo Giorno, i diritti umani e il Corpus Domini

Esclusivo. L’Ottavo Giorno, i diritti umani e il Corpus Domini

 

Questa domenica, solennità del Corpus Domini, meditando sulla profondità dell’amore che ha spinto il Signore a restare con noi sotto le specie sacramentali, udiamo nelle chiese semi-vuote a causa del perdurare delle regole dell’emergenza sanitaria e delle poco incisive disposizioni di diversi vescovi, il rimprovero di Gesù ai “credenti” del suo tempo: «Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono inviati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una gallina raccoglie i pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco: la vostra casa vi sarà lasciata deserta!» (Matteo 23, 37-38).

Dopo la risurrezione di Gesù, avverte uno dei maggiori biblisti contemporanei, il domenicano Étienne Nodet, ogni credente è diventato “figlio del giorno del Signore”. Il battesimo,dal canto suo, ha definitivamente introdotto il cristiano nella Vita Nuova, con«la sintesi del “già” e del “non ancora” che si fa nel culto, nel “giorno del Signore” (Ap 1,10); è il senso etimologico di “domenica” (dies dominica). Si tratta anzitutto del primo giorno della settimana (1Cor 16,2), che prolunga il sabato fino all’alba di una nuova creazione (At 20,7-11); quindi è un “ottavo giorno” in seguito alla risurrezione di Gesù. La frazione del pane in comunità annuncia anche il ritorno del Signore (1Cor 11,26)» (Étienne Nodet, Il libro dei libri. Le grandi domande e i grandi temi della Bibbia, EDB, Bologna 2016, p. 441).

Quando Papa Francesco parla delle nuove necessarie forme, in tempi di “globalizzazione dell’indifferenza” come l’attuale, di fraternità solidale, integrazione e pace, il suo discorso non prescinde affatto dall’esigenza di onorare il giorno del Signore.

Rivolgendosi lo scorso 5 febbraio ai partecipanti al workshop in Vaticano su «Nuove forme di fraternità solidale, di inclusione, integrazione e innovazione» organizzato dalla Pontificia accademia delle scienze sociali, il Pontefice ha per l’appunto ricordato così il celebre oracolo messianico: «Veramente Isaia parlò a nome di Dio per tutta l’umanità quando predisse il giorno del Signore in cui “forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci” (Is 2, 4). Seguiamolo!

Più di settant’anni fa, la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani delle Nazioni Unite impegnò tutti i suoi Stati Membri a prendersi cura dei poveri nella loro terra e nelle loro case, e in tutto il mondo, ossia nella casa comune, tutto il mondo è la casa comune» (Papa Francesco, Cinquanta persone possono salvare milioni di vite, in “L’Osservatore Romano”, 7 febbraio 2020, p. 8). Da Italiani ed Europei ci accontenteremmo che il “Vecchio continente” si dimostrasse più casa comune e manifestasse rispetto verso i “diritti di Dio”, cominciando dal “giorno del Signore”. Ma per ottenere questo, come in ogni epoca, avremmo bisogno di uomini e di donne che si vogliano impegnare, nonostante le difficoltà, in quel grande servizio a Dio e al prossimo che è la politica.

Come ad esempio il presidente della Repubblica polacca Andrzej Duda che, poco dopo esser stato eletto nel maggio 2016, nel corso di una celebrazione del Corpus Domini non esitava a inginocchiarsi pubblicamente per raccogliere una particola caduta incidentalmente per terra. Anche con questa bellissima immagine negli occhi ci accingiamo a celebrare, in chiesa e non via “streaming”, alla festa di domenica prossima…

 

GIUSEPPE BRIENZA

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