Esponenti del centrodestra avanzano critiche al progetto liberticida sull’omotransfobia

L’onorevole Alessandro Zan (Pd) sta lanciando da giorni un nuovo testo della proposta di legge contro la c.d. “omofobia”, seguendo quella nel passato promossa dall’ex sottosegretario allo Sviluppo economico nei governi Renzi e Gentiloni e oggi candidato a presidente della Regione Puglia da Italia viva Ivan Scalfarotto. Finora, come ha segnalato il senatore di Forza Italia Lucio Malan, l’unico testo disponibile firmato dallo stesso Zan – che, ricordiamolo, è un noto attivista Lgbt – è il n. 569 del 5 dicembre 2018, «costituito principalmente dall’introduzione del reato di opinione per cui chi sostiene la famiglia naturale prevista dalla Costituzione del 1948 finisce in carcere» (comunicato del 10 giugno 2020 – www.luciomalan.it).

A fronte del pieno appoggio al ddl Zan-Scalfarotto da parte del Pd di Zingaretti e del premier Giuseppe Conte, alcuni esponenti del centrodestra hanno avanzato critiche e distinguo sul progetto liberticida.

Se Giorgia Meloni ha indirettamente sollevato l’urgenza di focalizzare piuttosto il problema della c.d. omofobia nei Paesi e nelle enclave islamiche occidentali (in un tweet del 17 maggio la leader di Fratelli d’Italia ricordava ad esempio «che in gran parte degli Stati musulmani l’omosessualità è un reato, in alcuni casi punito con la pena di morte. Che dite le anime belle del politicamente corretto ne parleranno?»), è dalla Lega di Salvini che sta provenendo finora l’opposizione più decisa.

«Nonostante alcuni attacchi avvenuti in passato da una piccola parte del mondo ecclesiastico, è sempre più saldo il legame tra la Lega e i cattolici. A partire da temi importanti come il NO al disegno di legge sull’omotransfobia», ha dichiarato in questo senso il deputato cattolico e leghista Vito Comencini.

Lo dimostra anche la correzione di rotta del leader Matteo Salvini che, frettolosamente, aveva dichiarato di riconoscersi in Benedetto XVI e non in Papa Francesco ma che pochi giorni fa, commentando l’incontro tra il Papa Francesco e i camici bianchi lombardi che hanno combattuto il Covid in prima linea, ha dichiarato: «da lombardo non riesco a descrive l’emozione nel vedere la delegazione dei rappresentanti delle istituzioni, dei medici, infermieri e volontari in udienza dal Santo Padre, è stato come se fossero lì i miei genitori e i miei figli a ricevere l’abbraccio del Papa».

«Tra gli effetti dell’emergenza sanitaria c’è anche quello di aver rinsaldato i legami tra i vertici della Lega e il Vaticano», ha scritto su Il Giornale Alessandra Benignetti.

«Salvini è stato in costante contatto con sacerdoti e vescovi, esprimendo il proprio ringraziamento per l’aiuto e l’impegno in prima linea offerto dai religiosi, in particolare negli ospedali».

Non è un mistero che alle ultime elezioni la Lega abbia fatto il pieno di consensi tra i cattolici praticanti, nonostante i numerosi attacchi da parte di una parte, molto esposta mediaticamente, del mondo ecclesiastico.

Le politiche messe in campo dalla Lega (unitamente a Fratelli d’Italia e parte di Forza Italia) su famiglia, natalità, disabilità e libertà, hanno attirato verso questi partiti molti cattolici che si sono sentiti traditi, sul piano dei valori, dal PD e dai 5 Stelle che avevano in precedenza sostenuto.

Per Simone Pillon, senatore della Lega, l’inizio della fine dell’idillio tra i vescovi e Conte è stato il manifesto del “nuovo umanesimo” scelto dal premier come stella polare del suo secondo mandato.

«Si tratta di un nuovo umanesimo anti-cristiano, fondato su basi laiciste, che ha portato ad una serie di azioni politiche discutibili: dal no alle messe all’aver affamato le scuole cattoliche paritarie, minando il principio della libertà di educazione, dalla richiesta della legalizzazione delle droghe, alla legge sull’omofobia».

 

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