La morte di Stato non introduce la libertà di scelta ma spinge i malati a uccidersi

“I trattamenti farmacologici uniti all’assistenza personale possono rientrare nel “sostegno vitale”. Con queste motivazioni Marco Cappato e Mina Welby non sono stati ritenuti colpevoli per la morte di Davide Trentini. Siamo all’ultima beffa, il malato non si sentirà, forse, un po’ obbligato a togliersi di mezzo? Ecco, allora, il vero volto di questi diritti: l’incentivazione alla morte del soggetto fragile, come rivela un’indagine del National Council on Disability che dimostra che la morte di Stato non introduce la libertà di scelta ma spinge i malati a uccidersi, facendoli sentire un peso e non offrendo loro opzioni di vita” hanno dichiarato Toni Brandi e Jacopo Coghe, presidente e vice presidente di Pro Vita e Famiglia onlus.

“3 milioni di persone soffrono di depressione in Italia. Se pensiamo che il 55% dei casi di eutanasia sono causati da una depressione (curabile), ci si può rendere conto di quale strage di persone fragili e depresse implicherebbe un allargamento del suicidio assistito e, soprattutto, una legge sull’eutanasia. Tutto questo fa parte delle mille contraddizioni della nostra epoca: infatti domani celebreremo la Giornata mondiale della prevenzione del suicidio. In Italia ogni giorno ci sono dieci suicidi. Un dramma purtroppo destinato ad aumentare: oltre alle conseguenze della crisi finanziaria, pesano l’isolamento sociale, il peggioramento di un problema psichico già presente e la paura. La legalizzazione del suicidio assistito e dell’eutanasia è come un invito a tutte le persone che vivono con estremo disagio questo momento a levarsi di torno” hanno proseguito Brandi e Coghe.

“Il Governo fa poco o nulla per prevenire il suicidio e per diffondere e potenziare le cure palliative. Come ha denunciato la Federazione Cure Palliative: in Italia accedono alle cure palliative soltanto il 30% dei malati di tumore e restano quasi esclusi dall’accesso alle cure i pazienti pediatrici. Il Governo  sembra intenzionato soltanto, con la discussione sulla legge per l’eutanasia, a favorire un’ecatombe, in una situazione di fame e sofferenza” hanno concluso Toni Brandi e Jacopo Coghe.

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