“La disobbedienza è doverosa quando la legge ordina qualcosa di intrinsecamente malvagio”

“La disobbedienza è doverosa quando la legge ordina qualcosa di intrinsecamente malvagio”

Di Alessandro Cortese* – Alessandro Beghini* 

Nei giorni scorsi si è tenuto il primo di due seminari di approfondimento sul tema “Uomo e bene comune in Tommaso d’Aquino” organizzati dall’Associazione Doctor Humanitatis, sezione di Verona della Società Internazionale Tommaso d’Aquino (SITA).

L’incontro ha avuto come relatrice la prof.ssa Marta Ferronato, professore associato di Filosofia del diritto presso l’Università di Padova, che ha trattato della concezione della legge nel pensiero dell’Aquinate.

Il testo di riferimento è stato il “Trattato sulla legge” (Tractatus de Lege) presente nella “Somma di Teologia” (Prima Secundae, q. 90 e ss.). Tommaso definisce la legge come una regola o misura dell’agire, in quanto da essa uno viene spinto all’azione o ne viene allontanato (I-II, q. 90, a. 1). La legge, infatti, può nei confronti di un’azione avere tre possibili approcci: può comandarla, proibirla o consentirla. La legge in senso proprio e principale è ordinata al bene comune. Il compito di indirizzare qualcosa al bene comune spetta o a tutto il popolo o a chi ne fa le veci avendo cura della comunità (I-II, q. 90, a. 3 e a. 4).

Sulla base delle definizione appena data di legge, Tommaso ha proposto una classificazione delle leggi, distinguendo quattro tipi: legge eterna, legge naturale, legge divina e legge umana, in ordine decrescente di autorità. La legge eterna è il governo da parte della ragione divina di tutta l’universo (I-II, q. 91, a. 1) che può essere conosciuta interamente solo da Lui e dai beati in Paradiso. All’homo viator è concesso di conoscerne solo una parte, che Tommaso chiama legge naturale, che definisce come partecipazione della legge eterna nella creatura razionale. Essa ha come principio fondamentale il seguente: bisogna fare il bene ed evitare il male (I-II, q. 94, a. 2). Più nel concreto, il bene da fare secondo Tommaso, che in questo caso segue Aristotele, lo si può dedurre dai fini naturali, vale a dire dalle tendenze  che la persona manifesta e che sono insite nella sua natura: l’autoconservazione (che ha in comune con tutto ciò che esiste, anche con gli enti inanimati), la riproduzione e la perpetuazione della specie (in comune con gli animali) e la conoscenza, ossia la ricerca della verità e la pratica delle virtù in quanto animale razionale. Il terzo tipo di legge, quella divina, sono i precetti contenuti nella rivelazione, e si divide in antica e nuova. La legge umana, infine, è quella posta dagli uomini. Tale legge, a differenza delle precedenti, può anche errare, allontanarsi dalla legge naturale e perdere la natura di legge fino diventarne una sua corruzione.

Ovviamente questo non significa che bisogna disobbedire in modo automatico a ogni legge ingiusta; in taluni casi, da discernere prudentemente, è meglio obbedire per evitare dei mali maggiori (per es. il disordine sociale) di quelli che si intenderebbe evitare. La disobbedienza è invece doverosa quando la legge umana ordina qualcosa di intrinsecamente malvagio; tuttavia, non sempre è facile capire con la sola ragione naturale se ci troviamo in questa situazione. I credenti, però, secondo Tommaso hanno un aiuto per valutare con certezza quando non bisogna sottostare a una legge, ed è il caso in cui vengano impartiti comandi in aperto contrasto con quanto è contenuto nella legge divina.

 

* (Associazione Doctor Humanitatis – Verona)

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