Il materialismo condiziona e relativizza tutto, inibisce ogni elevazione spirituale

Il materialismo condiziona e relativizza tutto, inibisce ogni elevazione spirituale

Di Nicola Sajeva

Problema dalle dimensioni planetarie, sempre al centro dei sogni e delle speranze dell’uomo, sia che appartenga al Nord del mondo sia che appartenga al Sud.

La storia di tutte le civiltà narra le tappe percorse dall’uomo che, dalla comparsa sulla terra, ha cercato di trovare spazi per inserire la personale ricerca di modi di essere, di stili di vita che possano introdurre alla conquista di un benessere riscontrabile sia nella sfera spirituale che in quella fisica.

Oggi si fa un gran parlare di qualità della vita, ma molto spesso ci si ferma ad analizzare solo alcuni aspetti riconducibili alla salute del corpo, alle possibilità di evasione dalla monotonia quotidiana, alle occasioni di usufruire di rigeneranti momenti di relax.

Spesso sono conquiste personali o del proprio clan familiare che, in molti casi, ignorano i doveri di supporto affettivo verso anziani e bambini. Accedere a qualche piccola o grande forma di rinuncia diventa pensiero da demonizzare con tutte le forme di alibi crudelmente concepite dal nostro egoismo. Sud e Nord, Paesi poveri e Paesi ricchi accarezzano lo stesso sogno, ma poi si ritrovano ad individuare svantaggi e vantaggi al momento della sua realizzazione.

Molto spesso assistiamo ad una lotta impari che vede il Sud del mondo perdente, ma non rassegnato e impegnato ad organizzare reazioni spesso sbagliate perché pescano nel torbido del rancore e nel disordine di una cieca rivalsa.

C’è una ricerca della qualità della vita legittima, sana, rispettosa dell’altro e c’è una ricerca della qualità della vita da condannare senza appello perché è conseguita cancellando dal proprio cuore ogni traccia di umanità, ogni sentimento di rispetto dell’altrui dignità.

L’ignobile commercio di organi, lo sfruttamento della donna, l’abuso sui minori, la pratica del turismo sessuale, il disconoscimento dei diritti dell’ovulo fecondato rientrano nella ricerca di una migliore qualità della vita, ma se il vantaggio dell’uno corrisponde ad un danno dell’altro, tutto dovrebbe essere messo in discussione.

Con fatica, per la complessità del problema e per lo spazio a mia disposizione per svolgere questa riflessione, mi avvio alla sua conclusione cercando di mettere in rilievo i limiti di una ricerca della qualità della vita che oggi sembra andare per la maggiore. All’inizio accennavo alla necessità che questa ricerca non sia monopolizzata solo da esigenze materiali; il cuore dell’uomo, infatti, è troppo grande per essere ridotto a contenitore di “cose”. L’amore, la gratuità, il sorriso, il calore di una carezza, il desiderio di una coscienza libera dal rimorso, la reciproca dolcezza scaturita dal perdono, l’abitudine quotidiana di regalare misericordia, l’aspirazione alla vera libertà sono bisogni che devono trovare posto, devono entrare di diritto nella visione della qualità della vita.

Nel lavoro di ricerca del male, che così prepotentemente è presente nella nostra società, non possiamo non soffermarci a costatare il venir meno dei valori che ieri caratterizzavano la nostra società.

Il materialismo così condiziona e relativizza tutto, inibisce ogni elevazione spirituale, crea spartiacque sociali, coltiva astutamente la pianta dell’egoismo, favorisce tante altre deformazioni esistenziali che chiaramente limitano alquanto il concetto di qualità della vita.

“Non di solo pane vive l’uomo” (Lc 4,4). Questa indicazione evangelica molto veritiera è ignorata; l’uomo contemporaneo persegue una sazietà che non preserva dalla disperazione. Valori e denaro non si incontrano sulla stessa strada. Una qualità della vita che prescinda dalla pratica dei valori è destinata a rinnegare se stessa.

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