La politica deve dare alle donne la libertà di poter scegliere su figli e lavoro

Di Maria Luisa Donatiello


La vera conciliazione dovrebbe avvenire tra la politica e le esigenze delle mamme italiane.

Se per le lavoratrici a tempo indeterminato c’è qualche diritto in merito alla maternità, sebbene il tempo di congedo per maternità e parentale retribuito al 100% concesso dalla legge sia insufficiente e incapace comunque di soddisfare a pieno le esigenze di crescita del bambino nella sua prima infanzia, (ovvero da 0 a 2 anni periodo durante il quale il piccolo necessiterebbe della presenza affettiva costante della madre, di essere allattato e di crescere nel proprio ambiente familiare accudito quasi esclusivamente dalla mamma), per le donne precarie e per le studentesse nessun diritto di maternità e neanche diritto allo studio garantito se la donna studentessa diventa neomamma. Giacché molte sono le esperienze di giovani donne, che diventate madri hanno dovuto abbandonare gli studi, il lavoro e il sogno di conseguire una laurea e realizzarsi professionalmente e insieme di avere la possibilità di crescere da sé il proprio figlio (e non senza mettere in conto sacrifici se solo avessero avuto la possibilità di conciliare il tutto) è necessario interessarsi a questi casi e dar loro voce.

Illuminante, si spera per tutti, e necessario l’intervento a tal proposito, in difesa delle madri, della scrittrice e giornalista Costanza Miriano invitata la scorsa settimana dalla Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati a un’audizione sul ddl “Family Act” del Ministro Bonetti (Ministro per le Pari Opportunità e la Famiglia).

La giornalista dichiara trattando il tema del lavoro femminile: “l’impianto della legge mi pare viziato da un pregiudizio di fondo: mi pare che venga completamente trascurata una grande fetta di donne che invece, per la mia esperienza diretta sul campo, è tutt’altro che minoritaria, e cioè le donne che vogliono essere libere di decidere se e come fare le madri, e non costrette a lavorare dal bisogno. […] La maggioranza delle donne che incontro desiderano essere più presenti a casa con i figli, e non sollevate dalle incombenze educative, soprattutto nella fascia di età 0-3 anni (bambini che nel ddl vengono definiti bisognosi di luoghi di aggregazione, mentre tutte le mamme e moltissimi studi testimoniano che prima dei due anni e mezzo, tre, i bambini hanno bisogno soprattutto della mamma, e non di socializzare).”

Poi la Miriano ironizza come nel suo stile: “Sembrerà incredibile ai legislatori, ma stare con i bambini è bellissimo, è un privilegio e non un aggravio di cui liberarsi. Casomai bisogna aiutare le mamme sole perché a volte il carico è pesante, ma non mandandole a lavorare.” (www.costanzamiriano.com)

Costanza Miriano solleva un problema comune a tante donne delle quali si fa portavoce: conciliare maternità e lavoro e avere la possibilità, la libertà di scegliere.

Aggiungerei che il tema si può estendere anche alla conciliazione maternità-studio in favore di chi desidera continuare a studiare pur essendo diventata mamma e potendo così avere la possibilità di usufruire di modalità alternative, come i corsi on line, i materiali da studiare da casa, senza dover rinunciare ad un titolo di studio e allo stesso tempo ad allattare e accudire il proprio neonato.

La gestione del proprio tempo diventa poi una questione di organizzazione personale e certo non priva di sacrifici da parte della donna che però deve essere messa in condizione di esercitare realmente una libertà di scelta.

La politica ha questo compito di dover mettere le donne nella reale libertà di poter scegliere per loro stesse, per la propria vita, per i propri figli, offrendo opportunità e servizi, tenendo conto di ogni possibile situazione, evitando discriminazioni, favorendo così le nascite, il diritto tout court allo studio e al lavoro come realizzazione della persona e tutelando la maternità che è un bene per la società tutta.

 

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