L’arcivescovo di Mosul: “tra gli immigrati dalla Siria ci sono migliaia di jihadisti”

Di Angelica La Rosa

L’arcivescovo iracheno Najeeb Michaeel, recentemente nominato tra i cinque candidati per il Premio Sakharov 2020 (assegnato dal Parlamento europeo), ha affermato che il vecchio continente è colpevole di allentarsi quando si tratta di contrastare l’Islam radicale.

L’arcivescovo Najeeb Michaeel è uno dei volti più famosi associati alla tragedia dell’esodo dei cristiani iracheni nell’agosto 2014, quando lo Stato islamico ha preso il controllo delle pianure di Ninive. E’ lui, frate domenicano, quel chierico diventato famoso in tutto il mondo per avere salvato innumerevoli documenti antichi che rischiavano di alimentare i falò dei terroristi islamici dell’Isis.

Oggi l’arcivescovo iracheno non nasconde la sua preoccupazione per l’avanzata dell’islamismo radicale in Europa e la contemporanea soppressione di tutti gli elementi che hanno forgiato la civiltà occidentale.

A seguito dei recenti attacchi terroristici che hanno colpito Francia e Austria l’arcivescovo Michaeel ha fatto appello alle autorità europee per valutare la crescente minaccia che stanno affrontando i loro paesi e per difendere la loro identità spirituale storica prima che scompaia per sempre.

“Abbiamo perso tutto in Iraq e in Medio Oriente. E non voglio che anche la Francia e l’Europa perdano tutto. Quello che voglio dire è che c’è una forza oscura personificata nelle persone che sono estranee a Dio, lontane dall’umanità e da tutto ciò che costituisce l’essenza della religione. Lo dico da un decennio, ma l’ho ripetuto con forza al Parlamento europeo. In Iraq sappiamo che nell’ondata di immigrati dalla Siria che arrivano in Europa ci sono ancora diverse migliaia di jihadisti infiltrati che cercano di raggiungere l’Europa attraverso la Turchia. Il problema della migrazione non è solo umanitario, è anche politico. Viene utilizzato per scopi politici”, ha spiegato l’arcivescovo, per il quale dietro alla forte emigrazione non c’è solo una motivazione religiosa. “C’è anche un interesse politico, geopolitico e commerciale. Una volta che destabilizzeranno la sicurezza di questi paesi occidentali l’Islam si diffonderà più facilmente”.

Per l’Arcivescovo, che è stato intervistato dal National Catholic Register, l’islamismo radicale non è adatto a paesi come la Francia, “i cui tre principi fondamentali sono ‘libertà, uguaglianza, fraternità’. Alcuni testi coranici richiedono la creazione di un’unica umanità unita da un’unica religione. E’ vero che ci sono testi relativi alla vita del profeta Maometto alla Mecca, le sure della Mecca, molto pacifiche, ma il problema è che questi testi, anteriori a quelli di Medina, sono obsoleti e sono stati cancellati dalle sure di Medina, più violente”.

Secondo monsignor Najeeb Michaeel “la maggior parte dei musulmani in Europa fa affidamento su questi testi pre-Medina come base per l’integrazione, ma di per sé non sono più validi poiché non possono vivere secondo questi precetti nella maggior parte dei loro paesi di origine, dall’Arabia Saudita all’Egitto. I Fratelli Musulmani, ad esempio, respingono completamente questi precetti. Organizzazioni come l’ISIS usano questi testi di Medina come base per il terrore e per incoraggiare conversioni di massa. Nella mia giovinezza, a Mosul, la sharia (legge islamica) non veniva realmente applicata e il 90% delle donne non portava il velo. Tuttavia, queste ideologie dannose stanno tornando alla ribalta e si stanno diffondendo in molte scuole, anche in Europa. E noi lo permettiamo. Queste reti di fanatici non potrebbero prosperare se diversi paesi europei applicassero veramente le leggi. Deploro questo lassismo europeo e l’ho detto anche dinanzi al Parlamento europeo. A mio parere alcune leggi in Europa devono essere cambiate in modo che coloro che non si adattano alle abitudini del paese ospitante debbano essere rimpatriati nei loro paesi di origine. Se quei paesi non li rivogliono, ciò dimostra che sono terroristi. In questo caso, devono essere separati dalle loro famiglie o da tutto ciò che ha promosso la loro radicalizzazione e invertire il lavaggio del cervello che hanno subito con programmi di riabilitazione. Questa è l’unica soluzione per proteggere la popolazione europea”.

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