LA DOTTRINA POLITICA È COME LA FRONDA DI UN ALBERO CHE SI SVILUPPA DA UN PRECISO “TRONCO ANTROPOLOGICO” CHE, A SUA VOLTA, AFFONDA LE PROPRIE RADICI IN IMPLICITE O ESPLICITE VISIONI RELIGIOSE.
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A cura di Andrea Sarra
Perché l’uomo accetta di essere cittadino?
L’anarchia sarebbe il migliore dei mondi possibili o il caos della ingiustizia?
Il libero mercato si auto-regola senza bisogno dell’intervento statale?
Qualsiasi siano le vostre risposte, prima di essere tesi politiche e/o economiche, sono prima di tutto ed essenzialmente visioni antropologiche: tesi su cosa sia l’uomo, sulla sua socievolezza o sulla reciproca estraneità, sulla naturale propensione all’armonia fraterna o al diritto illimitato su tutto e tutti…
La dottrina politica è come la fronda di un albero che si sviluppa da un preciso “tronco antropologico” che, a sua volta, affonda le proprie radici in implicite o esplicite visioni religiose.
Platone aveva intuito questo principio: la visione sociale ed economica è sempre la soluzione di una precisa visione dell’uomo.
Questo vale, come per una foresta, per tutte le organizzazioni politiche della storia umana: molte e complesse “ramificazioni” di pochi “alberi” principali.
Ed anche per lo stato laico, nonostante la retorica della neutralità e della inclusività assoluta.
Nel video che segue il professor Pierluigi Pavone riflette proprio sulle tematiche su accennate.